Le nozze coi fichi secchi. E’ un po’ questo il senso di questo governo e di quelli che lo hanno preceduto.
Per effetto delle dissennate politiche imposte dalla Germania in sede europea, che si sommano alle carenze nazionali in tema di evasione fiscale e di sprechi pubblici, non ci sono soldi. E senza soldi non è possibile fare politiche degne di questo nome. Al di là di qualche starnazzata iniziale Renzi subisce fino in fondo questa impostazione, come prima di lui l’hanno subita Berlusconi, Monti e Letta.Quindi che fare per distogliere l’attenzione del popolo bue dai fallimenti e dai nulla in atto? Leccare un gelato può sembrare una buona trovata, ma alla fine innervosisce persino Marchionne. Non resta quindi, come ogni populismo che si rispetti, trovare dei capri espiatori.
Ecco quindi i giudici che sbagliano impedendo alla giustizia di funzionare. Gli insegnanti inadeguati che vanno valutati, armando carrozzoni dispendiosissimi gonfi di incompetenti, seguendo la vocazione burocratica che fu della scienziata Gelmini.
La retorica sul merito degli insegnanti, oltre ad ispirarsi a un modello competitivo profondamente sbagliato, intende a ben vedere oscurare un dato di fatto innegabile, e cioè che la spesa per l’istruzione e la cultura è, in Italia, ai livelli minimi dal punto di vista europeo. La spesa per l’istruzione infatti, secondo i recenti dati dell’Eurostat, è pari all’8.08% della spesa pubblica comprensiva, una percentuale superiore, in Europa, solo a quella dedicata ad essa dalla Romania, a fronte ad esempio del 9,78% tedesco e del 9,77% francese e a fronte di una media Ocse pari al 13%.
Mentre quanto alla spesa per la cultura l’Italia è ultima in ambito europeo con una percentuale della spesa pubblica complessiva pari all’1,1%, la metà precisa della media europea pari al 2,2%. L’unico risultato raggiunto dalla frenetica ricerca del “merito” è stato quello di trasformare docenti e ricercatori, a tutti i livelli, in burocrati, come documentato dall’ultimo numero dell’Espresso che ci offre una veridica immagine dei docenti “sommersi da montagne di scartoffie da compilare”. Tenendo conto anche dei tagli imposti dalla micidiale “riforma” Gelmini cui questo governo non pare propenso a porre rimedio.
Così come la retorica sulla responsabilità dei giudici, oltre a raccogliere un motivo di preoccupazione di Forza Italia e simili, a giusto titolo da sempre impensieriti dallo spettro di una magistratura effettivamente indipendente, oltre a coprire la realtà delle spese insufficienti per la giustizia, tende a cogliere l’ulteriore obiettivo di incentivare il conformismo dei giudici, timorosi di sanzioni economiche o di altro tipo, debilitando la funzione di repressione della corruzione e di realizzazione dei diritti dei cittadini, che richiede a volte pronunce coraggiose e controcorrente.
Come pure, le misure esclusivamente simboliche quanto al loro impatto monetario effettivo relative alla riduzione dei permessi sindacali determinano, come osservato da Corrado Oddi su il Manifesto di oggi, un inammissibile indebolimento delle organizzazioni sindacali come interlocutore necessario e determinante per ottenere un’effettivo rinnovamento di tale amministrazione.
Sopprimendo diritti e individuando capri espiatori Renzi produce paradossalmente ulteriori rigonfiamenti della sfera burocratica a scapito di una reale efficienza dell’azione pubblica in campi strategici per la convivenza civile e lo sviluppo. Obiettivo generale delle sue scelte risulta essere un ulteriore ridimensionamento della sfera del pubblico, mentre risultano potenziati i poteri forti e in particolare quello della rendita immobiliare, come si vede dal decreto cosiddetto Sblocca Italia.
A pochi mesi dal suo trionfo elettorale il Renzi è nudo. Unica sua speranza, l’innegabile vocazione masochista del popolo italiano. In fin dei conti ognuno ha il governo che si merita. Appunto.
Il castigamatti prende a obiettivo di volta in volta questi e quelli. Ma il vero fine è tacere sulle reali carenze di uno Stato che non garantisce ai suoi cittadini e a quelli che dovrebbero erogare i servizi pubblici diritti e condizioni di lavoro adeguate.
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