Politica Estera . Gaza, Libia, Siria,
Iraq, Balcani. I silenzi e le reticenze italiane si aggiungeranno alla
pratica dell’Ue. La nuova "Mrs. Pesc" non dice nulla. Perché questa
Europa non può avere una politica internazionale comune. O meglio, ce
l'ha. E la fa la Nato.
Il Manifesto
Tommaso Di Francesco
Come prevedibile, la ministra degli esteri italiana Federica
Mogherini è l’Alto rappresentante per la «Politica Estera e di
Sicurezza Comune», ancora la sigla Mrs Pesc, perché non può, come da
Trattati, essere chiamata ministro degli esteri dell’Unione europea.
Così sulla barchetta di carta dell’Ue che affonda, come
ironicamente propone la copertina dell’Economist, con un Draghi
intento a buttare fuori acqua, Hollande impettito sulla prua, Merkel
che naviga come se nulla fosse e il “nostro” Renzi con un gelato in
mano, adesso sale il pesante fardello di una sirena muta e ammiccante
promesse, vero simbolo dell’inesistente politica estera europea. Non
c’è che dire, la persona giusta al posto giusto.
L’eventuale sua nomina sarebbe stata «deludente», scriveva il Financial Times, che sperava in un «pezzo da novanta» di alto profilo internazionale — come chiedeva anche Berlino — di fronte ai ricorrenti nazionalismi europei per le tensioni economiche tra i vari governi Ue, e soprattutto rispetto al vortice internazionale delle guerra aperte in Medio Oriente, nel Mediterraneo, e alla frontiera con la Russia in Ucraina. Invece arriva Mogherini.
Abbiamo infatti lungamente atteso, in questi sei mesi, una diversità del governo Renzi e della Farnesina sulle crisi aperte nel mondo, dopo le tante «guerre umanitarie» alle quali l’Italia ha partecipato che hanno aggravato sanguinosamente quelle crisi.
Non è arrivato nulla.
Nessuna condanna del governo israeliano per le stragi di civili a Gaza, ma tanta comprensione per il «diritto alla difesa» — con i massacri? -, dimenticando che Israele occupa militarmente i territori palestinesi e le Risoluzioni delle Nazioni unite che da 47 anni gli impongono di ritirarsi, e invece Israele allarga le colonie, boicotta l’impossibile ormai Stato di Palestina e non vuole nessuna pace. Ora chi aiuterà i disperati di Gaza tra macerie e cimiteri? Inoltre la Farnesina ha taciuto sulla richiesta di sospendere in Italia le esercitazioni militari con i cacciabombardieri israeliani, insieme alla revisione del Trattato militare che ci lega ad Israele; e tace sulla richiesta dell’Anp, unitaria Fatah-Hamas, di aderire al Tribunale penale dell’Onu.
Zero assoluto poi sulla sanguinosa guerra in Siria, oltre alla disponibilità a far approdare sulle nostre coste l’arsenale chimico di Assad poi distrutto – e questo grazie all’intermediazione del «nemico» Putin che ha impedito che l’Occidente e Obama si impelagassero ulteriormente nella guerra che hanno alimentato. Invece l’Italia avrebbe dovuto chiarire se fa ancora parte della coalizione scellerata degli «Amici della Siria» (dalla Gran Bretagna all’Arabia saudita) che ha finanziato e rifornito di armi gli insorti, fino a favorire direttamente e indirettamente la crescita militare del fronte jihadista e qaedista.
Per il disastro in Iraq, dove lo Stato islamico avanza come deriva dei santuari conquistati in Libia e in Siria, il governo italiano telecomandato e storico mercante d’armi, si è limitato a mostrare per l’ennesima volta il suo strabismo: aiuti umanitari e nuovi armamenti, stavolta ai kurdi (anche al «terrorista» Pkk il cui leader Ocalan giace nelle galere dell’atlantica Turchia anche per merito dell’Italia?), perché combattano al posto dell’Occidente per «salvare le minoranze», stornando carichi di ferraglia che avrebbe dovuto essere distrutta da tempo e riciclando arsenali che potrebbero essere prova di forniture illegali italiane, contro le sanzioni Onu, agli insorti libici anti-raìs.
La Libia è diventata intanto peggio della Somalia, grazie alla guerra della Nato guidata ad ogni costo dal prode europeo Nicolas Sarkozy che, si scopre ora, voleva disfarsi del testimone Gheddafi che aveva finanziato la sua campagna presidenziale. Dopo il delitto occidentale ce ne laviamo le mani e peggio sia per i profughi che ora, con il Frontex Plus (sembra il nome di una medicina ma è un muro di contenimento che fa temere un’altra Kater Y Rades 1997) verranno tenuti alla larga e relegati a rimanere in Libia o tornarsene a casa loro, nella tragedia della miseria e delle guerre della grande Africa dell’interno. Abbandonando la giusta proposta della Marina di una missione solo di soccorso sotto egida Onu. E questo per far contenta l’ala più di destra del governo di centro di Matteo Renzi.
Ma l’evidenza peggiore è quella dell’Ucraina, con la Mogherini che telecomandata ripete le dichiarazioni dell’Alleanza atlantica e non ha detto finora una parola sulla guerra feroce che è stata scatenata pericolosamente ai confini della Russia.
Che fine hanno fatto le promesse di indagare sul ruolo della destra neofascista e paramilitare su piazza Majdan, sull’uccisione del reporter italiano Andrea Rocchelli e sulla strage di Odessa che ha innescato la guerra civile?
Tutto è pronto anche qui per riproporre il «modello Kosovo». A proposito, ecco un altro silenzio: la ministra Mogherini non ha proferito parola sui risultati di questi giorni della commissione d’inchiesta della missione Ue Eulex, che ha indagato due anni dopo le denunce dal rapporto di Dick Marty del Consiglio d’Europa e le richieste di Carla Del Ponte, sugli orrori e sui crimini di guerra commessi in Kosovo dalle milizie Uck alleate della Nato, proprio durante l’occupazione delle truppe atlantiche dopo i raid «umanitari» che hanno inventato il nuovo Stato indipendente del Kosovo. Una indagine europea agghiacciante che conferma i massacri e la pulizia etnica contro serbi e rom. Il silenzio è rumorosissimo, perché emerge la connivenza nelle stragi dei leader della Nato. Resteranno impunite o no? Che dice la Mogherini?
Non tutto, certo, è responsabilità dell’Italia. Oggi sarà eletto anche il presidente della Commissione, dopo il patetico e inesistente Van Rompuy, tocca al premier polacco Tusk, leader del paese che gli Stati uniti vogliono riarmare in funzione anti-russa e che è destinato a pesare molto più della ministra degli esteri italiana.
Il fatto è che Mr Pesc è un acronimo che serve a dire che l’Europa ancora non può dichiarare di avere una politica estera indipendente. Del resto l’Ue non ha una politica economica comune, spaccata com’è sul terreno della dilacerante crisi economica, né tantomeno una politica di difesa europea.
Ma soprattutto perché c’è l’Alleanza atlantica che la fa “meglio” e al posto dell’Unione europea, che resta un simulacro rappresentato solo da una moneta. Quella Nato che si avvia a diventare Trattato transatlantico anche economico e che intanto gestisce l’ideologia del militarismo umanitario, attizza guerre e poi soccorre, cura e accresce i budget militari dei paesi alleati a danno delle spese sociali (vedi gli F-35), militarizza con basi, scudi antimissile e nuovi sistemi d’arma il territorio del vecchio continente e dei nuovi stati alleati dell’est, passati dal Patto di Varsavia direttamente alle missioni nei conflitti globali a guida Usa.
In poche parole, la Nato surroga la politica estera dell’Unione europea. E ora Mogherini, Mrs Pesc, dopo il nulla rappresentato dalla britannica Catherine Aston, ci mette la faccia del vuoto italiano.
L’eventuale sua nomina sarebbe stata «deludente», scriveva il Financial Times, che sperava in un «pezzo da novanta» di alto profilo internazionale — come chiedeva anche Berlino — di fronte ai ricorrenti nazionalismi europei per le tensioni economiche tra i vari governi Ue, e soprattutto rispetto al vortice internazionale delle guerra aperte in Medio Oriente, nel Mediterraneo, e alla frontiera con la Russia in Ucraina. Invece arriva Mogherini.
Abbiamo infatti lungamente atteso, in questi sei mesi, una diversità del governo Renzi e della Farnesina sulle crisi aperte nel mondo, dopo le tante «guerre umanitarie» alle quali l’Italia ha partecipato che hanno aggravato sanguinosamente quelle crisi.
Non è arrivato nulla.
Nessuna condanna del governo israeliano per le stragi di civili a Gaza, ma tanta comprensione per il «diritto alla difesa» — con i massacri? -, dimenticando che Israele occupa militarmente i territori palestinesi e le Risoluzioni delle Nazioni unite che da 47 anni gli impongono di ritirarsi, e invece Israele allarga le colonie, boicotta l’impossibile ormai Stato di Palestina e non vuole nessuna pace. Ora chi aiuterà i disperati di Gaza tra macerie e cimiteri? Inoltre la Farnesina ha taciuto sulla richiesta di sospendere in Italia le esercitazioni militari con i cacciabombardieri israeliani, insieme alla revisione del Trattato militare che ci lega ad Israele; e tace sulla richiesta dell’Anp, unitaria Fatah-Hamas, di aderire al Tribunale penale dell’Onu.
Zero assoluto poi sulla sanguinosa guerra in Siria, oltre alla disponibilità a far approdare sulle nostre coste l’arsenale chimico di Assad poi distrutto – e questo grazie all’intermediazione del «nemico» Putin che ha impedito che l’Occidente e Obama si impelagassero ulteriormente nella guerra che hanno alimentato. Invece l’Italia avrebbe dovuto chiarire se fa ancora parte della coalizione scellerata degli «Amici della Siria» (dalla Gran Bretagna all’Arabia saudita) che ha finanziato e rifornito di armi gli insorti, fino a favorire direttamente e indirettamente la crescita militare del fronte jihadista e qaedista.
Per il disastro in Iraq, dove lo Stato islamico avanza come deriva dei santuari conquistati in Libia e in Siria, il governo italiano telecomandato e storico mercante d’armi, si è limitato a mostrare per l’ennesima volta il suo strabismo: aiuti umanitari e nuovi armamenti, stavolta ai kurdi (anche al «terrorista» Pkk il cui leader Ocalan giace nelle galere dell’atlantica Turchia anche per merito dell’Italia?), perché combattano al posto dell’Occidente per «salvare le minoranze», stornando carichi di ferraglia che avrebbe dovuto essere distrutta da tempo e riciclando arsenali che potrebbero essere prova di forniture illegali italiane, contro le sanzioni Onu, agli insorti libici anti-raìs.
La Libia è diventata intanto peggio della Somalia, grazie alla guerra della Nato guidata ad ogni costo dal prode europeo Nicolas Sarkozy che, si scopre ora, voleva disfarsi del testimone Gheddafi che aveva finanziato la sua campagna presidenziale. Dopo il delitto occidentale ce ne laviamo le mani e peggio sia per i profughi che ora, con il Frontex Plus (sembra il nome di una medicina ma è un muro di contenimento che fa temere un’altra Kater Y Rades 1997) verranno tenuti alla larga e relegati a rimanere in Libia o tornarsene a casa loro, nella tragedia della miseria e delle guerre della grande Africa dell’interno. Abbandonando la giusta proposta della Marina di una missione solo di soccorso sotto egida Onu. E questo per far contenta l’ala più di destra del governo di centro di Matteo Renzi.
Ma l’evidenza peggiore è quella dell’Ucraina, con la Mogherini che telecomandata ripete le dichiarazioni dell’Alleanza atlantica e non ha detto finora una parola sulla guerra feroce che è stata scatenata pericolosamente ai confini della Russia.
Che fine hanno fatto le promesse di indagare sul ruolo della destra neofascista e paramilitare su piazza Majdan, sull’uccisione del reporter italiano Andrea Rocchelli e sulla strage di Odessa che ha innescato la guerra civile?
Tutto è pronto anche qui per riproporre il «modello Kosovo». A proposito, ecco un altro silenzio: la ministra Mogherini non ha proferito parola sui risultati di questi giorni della commissione d’inchiesta della missione Ue Eulex, che ha indagato due anni dopo le denunce dal rapporto di Dick Marty del Consiglio d’Europa e le richieste di Carla Del Ponte, sugli orrori e sui crimini di guerra commessi in Kosovo dalle milizie Uck alleate della Nato, proprio durante l’occupazione delle truppe atlantiche dopo i raid «umanitari» che hanno inventato il nuovo Stato indipendente del Kosovo. Una indagine europea agghiacciante che conferma i massacri e la pulizia etnica contro serbi e rom. Il silenzio è rumorosissimo, perché emerge la connivenza nelle stragi dei leader della Nato. Resteranno impunite o no? Che dice la Mogherini?
Non tutto, certo, è responsabilità dell’Italia. Oggi sarà eletto anche il presidente della Commissione, dopo il patetico e inesistente Van Rompuy, tocca al premier polacco Tusk, leader del paese che gli Stati uniti vogliono riarmare in funzione anti-russa e che è destinato a pesare molto più della ministra degli esteri italiana.
Il fatto è che Mr Pesc è un acronimo che serve a dire che l’Europa ancora non può dichiarare di avere una politica estera indipendente. Del resto l’Ue non ha una politica economica comune, spaccata com’è sul terreno della dilacerante crisi economica, né tantomeno una politica di difesa europea.
Ma soprattutto perché c’è l’Alleanza atlantica che la fa “meglio” e al posto dell’Unione europea, che resta un simulacro rappresentato solo da una moneta. Quella Nato che si avvia a diventare Trattato transatlantico anche economico e che intanto gestisce l’ideologia del militarismo umanitario, attizza guerre e poi soccorre, cura e accresce i budget militari dei paesi alleati a danno delle spese sociali (vedi gli F-35), militarizza con basi, scudi antimissile e nuovi sistemi d’arma il territorio del vecchio continente e dei nuovi stati alleati dell’est, passati dal Patto di Varsavia direttamente alle missioni nei conflitti globali a guida Usa.
In poche parole, la Nato surroga la politica estera dell’Unione europea. E ora Mogherini, Mrs Pesc, dopo il nulla rappresentato dalla britannica Catherine Aston, ci mette la faccia del vuoto italiano.
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