Se esistesse ancora un minimo di decenza, milioni di persone perbene –
elettori, giornalisti, intellettuali, eventuali politici e imprenditori –
dovrebbero leggersi l’ordinanza dei giudici di Venezia sul caso Mose e
poi chiedere umilmente scusa a Beppe Grillo e ai suoi ragazzi. (e a tutti i militanti e attivisti che in questi anni si sono opposti alle "grandi opere" ndr)
marco travaglio
Anni e
anni sprecati ad analizzare il suo linguaggio, a spaccare in quattro
ogni sua battuta, a deplorare il suo populismo, autoritarismo,
giustizialismo, a domandarsi se fosse di destra o di centro o di
sinistra, a indignarsi per le sue parolacce, a scandalizzarsi per le sue
espulsioni, ad argomentare sui boccoli di Casaleggio e sul colore del
suo trench, a irridere le gaffes dei suoi parlamentari, a denunciare
l’alleanza con l’improbabile Farage (l’abbiamo fatto anche noi, ed era
giusto farlo, ma in un paese normale: dunque non in Italia).
Intanto
destra, sinistra e centro – quelli che parlano forbito e non hanno i
boccoli – rubavano. Rubavano e rubano tutti, e insieme, sempre,
regolarmente, scientificamente, indefessamente, su ogni grande e piccola
opera, grande e piccolo evento, appalto, consulenza, incarico. Anzi,
ogni grande e piccola opera, grande e piccolo evento, appalto,
consulenza, incarico servono soltanto a far girare soldi per poterli
rubare. Tutti i più vieti luoghi comuni del qualunquismo bar – sono
tutti d’accordo, è tutto un magnamagna – diventano esercizi di
minimalismo davanti alla Cloaca Massima che si spalanca non appena si
intercetta un telefono, si pedina un vip, si interroga un imprenditore.
Basta sollevare un sasso a caso per veder fuggire sorci, pantegane,
blatte e bacherozzi maleodoranti con i nostri soldi in bocca, o in
pancia (il Mose doveva costare 2 miliardi, ne costerà 6 e ora sappiamo
perché). La Grande Razzia che ha divorato l’Italia e continua a
ingoiarsene le ultime spoglie superstiti è sopravvissuta a Mani Pulite,
agli scandali degli ultimi vent’anni e alla crisi finanziaria,
nutrendosi dell’impunità legalizzata, dell’illegalità sdoganata e
dell’ipocrisia politichese di chi vorrebbe ancora convincerci che
esistono i partiti, le idee, i valori della destra, del centro e della
sinistra.
Invece esiste soltanto una gigantesca, trasversale,
post-ideologica associazione per delinquere che si avventa famelica su
ogni occasione per rubare, grassare e ingrassare a spese di quei pochi
fessi che ancora si ostinano a pagare le tasse. A ogni scandalo ci
raccontano la favola delle mele marce, la frottola della lotta alla
corruzione, l’annuncio di regole più severe, la promessa del
rinnovamento, della rottamazione. E intanto continuano a rubare, secondo
un sistema oliato e collaudato di larghe intese del furto che precede e
spiega le larghe intese di governo. E la totale mancanza di opposizione
a sinistra negli anni del berlusconismo rampante e rubante.
Anche
l’art.27 della Costituzione, quello della presunzione di non
colpevolezza, diventa una barzelletta se si leggono le carte delle
indagini su Expo e sul Mose, dove i protagonisti delinquono in diretta
telefonica, o a favore di telecamera: non c’è bisogno della Cassazione, e
nemmeno della sentenza di primo grado, per capire che rubavano davvero.
Politici, imprenditori, funzionari, generali della Finanza, giudici
amministrativi e contabili. Il solito presepe di sempre, che avvera
un’altra celebre battuta da bar: a certi livelli “non esistono
innocenti, solo colpevoli non ancora presi”. Renzi non ruba, e i suoi
fedelissimi sono lì da troppo poco tempo. Ma rischia di diventare il
belletto per mascherare un partito marcio con cui – per prenderne il
controllo – ha accettato troppi compromessi. Marcio nella testa
prim’ancora che nelle tasche. Ieri, senz’aver letto un rigo
dell’ordinanza, l’ineffabile Piero Fassino già giurava sulla leggendaria
probità del sindaco Orsoni appena arrestato (“chi lo conosce non può
dubitare della sua onestà e correttezza”), invitando i giudici ad
appurarne al più presto l’innocenza per “consentirgli di tornare alla
funzione di sindaco”. Perché, se ne appurassero la colpevolezza cosa
cambierebbe? Fassino lo promuoverebbe a suo braccio destro, come ha
fatto con Quagliotti pregiudicato per tangenti?
O il Pd gli restituirebbe la tessera, come ha fatto con Greganti pregiudicato per tangenti?
La
Cloaca Massima è così pervasiva che ogni strumento ordinario per
combatterla diventa favoreggiamento. Ma davvero Renzi pensa di
affrontarla con il povero Cantone e la sua “task force” di 25 (diconsi
25) collaboratori? O con qualche presunta riforma? A mali estremi,
estremi rimedi: cancellare le grandi opere inutili ancora in fase
embrionale, dal Tav Torino-Lione al Terzo Valico; cacciare ogni
inquisito dai governi locali e nazionali; radiare dai contratti pubblici
tutte le imprese coinvolte in storie di tangenti; introdurre gli agenti
provocatori per saggiare la correttezza dei pubblici amministratori
(come negli Usa); imporre a chi vuole concorrere ad appalti una
dichiarazione in cui accettano di essere intercettati, a prescindere da
ipotesi di reato (come fece Rudy Giuliani sindaco di New York);
piantarla con le “svuotacarceri” (l’ultima è a pag. 7), costruire nuovi
penitenziari e, nell’attesa, riattare caserme dismesse per ospitare i
delinquenti che devono stare dentro; radere al suolo tutte le leggi
contro la giustizia targate destra, centro e sinistra degli ultimi 20
anni. Tutto il resto non è inutile: è complice.
(5 giugno 2014)
Nessun commento:
Posta un commento