L’interrogatorio di
Cuccioletta, ex presidente del Magistrato alle Acque “Mi dava 200mila
euro all’anno e imponeva i nomi dei collaudatori”.
repubblca.it di FABIO TONACCI E FRANCESCO VIVIANO
VENEZIA . Mattone su mattone, il castello accusatorio della procura di Venezia acquista solidità. «È vero, ho preso soldi da Giovanni Mazzacurati», circa un milione di euro, «è vero i collaudatori del Mose erano quasi sempre scelti da lui», ammette nell’interrogatorio del 16 giugno Patrizio Cuccioletta, ex presidente del Magistrato alle Acque. Non esattamente uno qualunque per il Consorzio Venezia Nuova: doveva essere il controllore, a suon di mazzette è diventato il controllato. Parte di questo verbale è stato depositato ieri nell’udienza del Riesame per cinque indagati. Nella sua versione integrale contiene alcuni omissis su nomi “nuovi”, non ancora sfiorati dall’indagine, che allargano la tangentopoli della Laguna.
Romano, 70 anni, Cuccioletta prende l’incarico nel 2008. Il suo dovere, in qualità di Magistrato alle acque (istituto dipendente dal ministero delle Infrastrutture), è di vigilare sulla sicurezza idraulica di Venezia e dunque sulla costruzione e il funzionamento del Mose. Ecco cosa racconta: «Mazzacurati mi disse che mi avrebbe corrisposto circa 200mila euro all’anno e alla fine del mio mandato un riconoscimento di alcuni milioni di euro. Io, imbarazzato, accettai». E subito i soldi arrivano. «Nella mia abitazione si recarono tre volte il signor Neri (Luciano, funzionario del Consorzio, ndr) tra il 2008 e il 2009, poi il dottor Sutto (Federico, ex dipendente del Consorzio, ndr) tra il 2010 e il 2011, portandomi in contanti le somme ».
Mazzacurati mantiene anche la seconda delle sue promesse, una buonuscita a cinque zeri. «Dopo il mio pensionamento ricevetti su un conto estero 500mila euro». Non solo. Nel carnet dei favori ci sono «cene e vacanze», l’assunzione della figlia e «incarichi a mio fratello Paolo».
E però cotanta generosità, Cuccioletta, la paga. Sul piatto mette l’indipendenza dell’istituto di cui era presidente. «Ammetto che i collaudatori del Mose erano stati quasi sempre scelti da Mazzacurati, le nomine le facevo io, ma su sua indicazione e pressione. Da tali persone, comunque anche da loro, dipendeva la continuità dei finanziamenti del Consorzio». All’interno del Magistrato alle Acque lavoravano pure dipendenti del Consorzio. «Corrisponde al vero», conferma.
E la chiosa di tutta questa frenetica opera di corruzione la scrive lo stesso Cuccioletta: «Alla fine (c’era) un’effettiva coincidenza tra il soggetto controllato e colui che nominava il collaudatore».
Nelle due pagine di verbale ci sono un paio di frasi, cancellate dai magistrati, che — secondo fonti informate — contengono un riferimento a Maria Giovanna Piva, arrestata e sospettata di aver ricevuto eguale trattamento negli anni in cui ha ricoperto lo stesso ruolo di Cuccioletta, dal 2001 al 2008. Tant’è che dopo lo scandalo il premier Matteo Renzi ha annunciato l’intenzione di sopprimere il Magistrato alle Acque, affidando le funzioni al Provveditore interregionale alle opere pubbliche.
Il Riesame, intanto, ha concesso i domiciliari a Stefano Boscolo Bacheto, Luciano Neri e Federico Sutto, disponendo il divieto di dimora in Veneto per Corrado Crialese. Stefano Tomarelli resta in galera. E il 25 giugno la Giunta per le autorizzazioni della Camera ascolterà Giancarlo Galan, per il quale la procura veneta aveva chiesto l’arresto. Tutte le 110mila pagine dell’inchiesta sono arrivate a Roma e fonti interne alla giunta sostengono di aver trovato «la prova» del bonifico di 50mila euro ricevuto da Galan sul conto della S. M. International Bank di San Marino. Lasciando anche intendere che nelle prossime settimane «ci saranno richieste di arresto di nomi eccellenti».
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