venerdì 14 marzo 2014

Malagrotta, «troppe malattie sospette» La procura pronta ad aprire un'inchiesta per omicidio colposo


Almeno trenta persone. Tutte residenti nella zona della discarica di Malagrotta e tutte gravemente ammalate con problemi collegati agli agenti inquinanti prodotti dall’enorme deposito di rifiuti a due passi dalla città.


ilmesaggerp.it di Sara Menafra


E’ su di loro che nei prossimi giorni potrebbe concentrarsi l’inchiesta affidata al pm Alberto Galanti che da tempo indaga per omicidio colposo e lesioni personali gravissime per quattro morti sospette segnalate negli scorsi anni. Nell’elenco ci sono soprattutto tumori ai polmoni, alla mammella e alla tiroide e casi di gravi metastasi diffuse. Entro lunedì, l’associazione Codici, rappresentata dall’avvocato Ivano Giacomelli, depositerà in procura un nuovo esposto in cui vengono evidenziate i 30 casi sospetti e il collegamento con patologie derivate dal contatto con sostanze contenute normalmente nei rifiuti solidi urbani.

LE ACCUSE
Non solo. L’associazione mette anche in evidenza come, dal 2010 ad oggi, la Regione Lazio abbia sempre evitato di dare il via allo studio propedeutico finalizzato alla dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi ambientale: «In particolare - si legge nell’esposto - riferendoci a quest’ultimo provvedimento, il Codici ha accertato che la Giunta Regionale non ha adottato alcuna iniziativa, ignorando completamente l’indicazione data dal Consiglio regionale. Inerzia che è tuttora ”viva” e che ha portato il Codici a ricorrere al Tar per ottenere un provvedimento espresso». Non sarebbe un dettaglio da poco: «L’adozione dei provvedimenti di cui alla legge 349/1986 porterebbe a vincolare l’area indicando gli obiettivi di risanamento e le misure urgenti atte a rimuovere le situazioni di rischio e il ripristino ambientale».

LE MALATTIE
Le malattie nell’area di Malagrotta sono state molte. E in qualche caso il legame diretto con l’esposizione agli agenti inquinanti provenienti dalla discarica è basato sulle tabelle diffuse alcuni anni fa dal ministero della Salute. Nelle denunce ci sono due casi di leucemia, collegata all’esposizione al benzene, quattro tumori polmonari che sarebbero riconducibili al contatto ripetuto con arsenico e nichel cloruro vinile. E dieci casi di noduli, linfonodi, carcinomi alla tiroide. «Dalla documentazione raccolta - si legge nella denuncia - si rileva come nella zona circostante Ponte Galeria sono aumentate negli uomini, negli ultimi anni, le patologie dell’apparato respiratorio e per le patologie tumorali si registra per le donne un eccesso di tumore della mammella. Tra gli uomini si è riscontrato un aumento di ricoveri per patologie alla tiroide».

LA PERIZIA
Nei mesi scorsi, la procura di Roma ha riunito in un unico fascicolo le contestazioni mosse a Francesco Rando, amministratore delegato della società Giovi che gestisce la discarica, estendendole anche ai vertici di Ama e di Raffineria Roma Spa (azienda controllata da Total Erg). Decisiva, è stata l’acquisizione di una perizia del Politecnico di Torino sulla discarica, commissionata dal Consiglio di Stato. I periti scrivevano esplicitamente: «Appare evidente che i parametri di inquinamento riscontrati sono ragionevolmente attribuibili a percolato, tenendo conto che l'introduzione nella falda di materiale organico riducente (sostanza organica carboniosa, azoto ammoniacale, potenzialmente anche solventi di uso comune) induce nella falda stessa un fenomeno degradativo di tipo inevitabilmente anossico, capace di provocare riduzione degli elementi ossidati presenti nel terreno (ferro e magnese soprattutto) e conseguente loro lisciviazione».

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