La finanza ci ha caricato sulle spalle un insostenibile fardello fatto
di disoccupazione, precarietà, perdita di diritti. Per compiacere i
mercati abbiamo cambiato la nostra Costituzione, inserendovi il pareggio
di bilancio. Il cacciavite non funzionava. Abbiamo cambiato casa.
Pubblichiamo un estratto dal libro di Andrea Baranes "Dobbiamo
restituire fiducia ai mercati” Falso!, edito da Laterza.
di Andrea Baranes, da sbilanciamoci.info
Da
trent'anni siamo immersi in un pensiero economico che si fonda
sull'idea dell'efficienza dei mercati, da cui discende la necessità di
rimuovere vincoli e controlli pubblici che possano ostacolarne il
funzionamento. In italiano l'efficienza indica la quantità di risorse
necessarie per portare a termine una data operazione. Se compio un
lavoro in tre ore e il mio vicino lo fa altrettanto bene in due, sarà
stato più efficiente di me.
La finanza ha dimensioni decine di
volte superiori all'economia di cui dovrebbe essere al servizio. Sul
mercato delle valute posso cambiare degli euro con dei dollari se voglio
importare un bene o andare in vacanza negli USA. Oppure posso farlo per
provare a speculare, comprando e vendendo valute per guadagnare sulle
loro oscillazioni. Il totale di beni e i servizi importati ed esportati
nel mondo ammonta a 20.000 miliardi di dollari all'anno. Le transazioni
tra valute hanno superato i 5.000 miliardi di dollari al giorno: circola
più denaro in soli 4 giorni sui mercati finanziari che in un intero
anno nell'economia reale.
Ci sono due possibilità. La prima è che
la quasi totalità delle operazioni finanziarie sia pura speculazione.
Nessun rapporto con l'economia reale, ma unicamente soldi che inseguono
soldi per fare altri soldi. La seconda è che la finanza lavori con
un'efficienza intorno al 1%. Che sia vera la prima o la seconda poco
importa. Dobbiamo comunque cambiare strada.
Il discorso
sull'efficienza non riguarda unicamente le risorse economiche, ma forse
prima ancora le risorse umane. Molti dei migliori studenti di economia
matematica, informatica, statistica sono attratti dagli alti stipendi
verso i centri finanziari, per creare prodotti sempre più complessi,
incomprensibili e rischiosi, o per limare poche frazioni di millesimo di
secondo da algoritmi di calcolo. Già nella metà degli anni '80, quando
molti degli attuali strumenti e mercati non esistevano ancora, il premio
Nobel James Tobin notava come “stiamo gettando sempre più risorse,
inclusa la crema della nostra gioventù, dentro attività finanziarie
lontane dalla produzione di beni e servizi, attività che generano alte
remunerazioni private, sproporzionate rispetto alla loro produttività
sociale”.
Alla stessa conclusione di completa inefficienza si
arriva considerando le altre funzioni attribuite ai sistemi bancari e
finanziari: gestire i rischi e i tempi. Per semplificare, da un lato
quando apro un conto corrente i miei risparmi dovrebbero essere al
sicuro e dovrei poterli avere indietro in ogni momento. Dall'altro,
quando la banca eroga un mutuo, si fa carico dei rischi e del tempo
necessario al mutuatario per rimborsare il prestito. Considerazioni su
come il sistema finanziario non abbia gestito, ma al contrario abbia
moltiplicato i rischi sono fin troppo evidenti, se guardiamo a cosa è
successo unicamente pochi anni fa. Riguardo i tempi, assistiamo a uno
spaventoso scollamento tra quelli del mondo “reale”, dove gli orizzonti
sono di anni o decine di anni come avviene nel caso dei mutui, e una
finanza che ragiona in millesimi di secondo, all'esasperata ricerca del
massimo profitto nel minore tempo possibile.
La finanza dovrebbe
essere il mercato dei soldi, per fare incontrare chi ha un risparmio da
investire con chi ne ha bisogno per le proprie attività. Oggi abbiamo da
un lato una montagna di denaro alla disperata ricerca di sbocchi di
investimento. Dall'altro una montagna altrettanto alta di bisogni che
non sono soddisfatti. Com'è possibile che di fronte a sterminati
capitali che girano vorticosamente 24 ore su 24, in Italia sia
praticamente impossibile ottenere un mutuo e le piccole imprese e gli
artigiani siano strangolati dalla mancanza di accesso al credito? Com'è
possibile che tramite strumenti quali i derivati o gli ETC ci siano
enormi scommesse sul prezzo del cibo e delle materie prime alimentari,
mentre decine di milioni di contadini sono esclusi dai servizi
finanziari?
Sul mercato finanziario domanda e offerta non si
incontrano. Non solo crea disastri, non solo è inefficiente, ma la
finanza non riesce a fare incontrare chi ha soldi con chi ne ha bisogno.
E' inefficace nell'allocare le risorse. E' altrettanto inefficace nel
gestire i rischi e i tempi. Semplicemente, la finanza non fa quello che
dovrebbe fare. E' un caso macroscopico di fallimento di mercato.
Una
possibilità per spiegare tale fallimento è che la colpa sia dei sistemi
sanitari, scolastici, di gestione idrica. Sono loro a dovere cambiare.
Privatizziamo la scuola, l'istruzione, l'acqua, e affidiamoli al libero
mercato. I capitali andranno naturalmente dove vedono opportunità di
profitto. Tralasciamo la terrificante visione di una scuola o dell'acqua
in cui se puoi pagare quanto deciso dal mercato sei il benvenuto,
altrimenti ne sei escluso. E' davvero possibile pensare che siano i
servizi di base a doversi adattare alle richieste e alle pretese della
finanza? Da un lato parliamo di bisogni essenziali dell'umanità.
Dall'altro di uno strumento creato dall'uomo per facilitare i processi
economici. Se qualcosa non funziona, dobbiamo adattare i nostri bisogni
essenziali allo strumento o viceversa? Se a casa stiamo eseguendo una
riparazione e il cacciavite che stiamo usando non funziona, prendiamo un
altro cacciavite o ci compriamo una casa nuova per adattarla a quello
che abbiamo in mano?
In ogni ambito della nostra vita
naturalmente cerchiamo risposte che si adattano a un dato bisogno o
necessità. All'opposto, l'insieme delle attività umane deve adattarsi
alle richieste e ai dettami di una finanza che ha dimostrato un'assoluta
incapacità di operare nell'interesse generale. Ci ha caricato sulle
spalle un insostenibile fardello fatto di disoccupazione, precarietà,
perdita di diritti. Ci ha gettato nel fango di una recessione globale. E
ora lo stesso sistema finanziario ci dice che con questo fardello e in
questo fango dobbiamo metterci a correre, perché altrimenti si arrabbia e
ci toglie la fiducia. Per compiacere i mercati abbiamo cambiato la
nostra Costituzione, inserendovi il pareggio di bilancio. Il cacciavite
non funzionava. Abbiamo cambiato casa.
(26 marzo 2014)
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giovedì 27 marzo 2014
Libro. Andrea Baranes "Dobbiamo restituire fiducia ai mercati” Falso! (Laterza)
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