Il decano Licio Gelli se la ride: il ‘Piano di rinascita democratica’ della P2, si risveglia dal letargo per godersi una novella primavera. Con il controllo dell’informazione, la realtà soccombe. Gelli lo sapeva bene. La realtà è impotente di fronte a bugie ben orchestrate e martellanti.
Prendiamo il caso delle Province “abolite” da Renzi. I giornali titolano in coro: “Abolizione Province”, “Addio Province”, “Via le Province”. E così le Province sono sparite. Anche se ci sono ancora. Per eliminare sul serio le province bisognerebbe modificare la Costituzione e per Renzi non è possibile farlo così in fretta (cioè in tempo per le elezioni europee).
Ma Renzi, come Gelli, sa che la realtà è insignificante rispetto al racconto che se ne fa. Renzi sa che il grosso della stampa è dalla sua parte, quindi non ha bisogno di fare davvero le cose: gli basta dirle. In ogni reparto dell’astronave mediatica si festeggiano infatti l’abolizione delle province e i 3 mila politici in meno da pagare. E così le Province non ci sono più. Anche se ci sono ancora.
Perché in realtà con il ddl Delrio le province restano e le poltrone aumentano: 1.774 consiglieri eletti vengono fatti fuori (i 3 mila che secondo Renzi resterebbero senza indennità? Un numero random), ma soltanto a beneficio di oltre 26 mila (avete letto bene, ventiseimila) nuovi consiglieri che entrano, più 5 mila assessori.
Senza dimenticare che la Corte dei conti ha già da tempo espresso perplessità sul ddl Delrio, sia per il guazzabuglio istituzionale che architetta (ridondanza di enti che si sovrappongono con le stesse funzioni), sia per il concreto rischio di spendere di più, invece che risparmiare.
L’abolizione delle Province di Renzi e Delrio ricorda l’illusionista de La grande bellezza e la sparizione della giraffa. “Io posso farla sparire, ma mica sparisce davvero – ammette il mago – è solo un trucco”. E in fondo, come gli spettatori di uno spettacolo di magia, anche gli italiani sanno che gli annunci di Renzi sono soltanto un trucco. Ma è così dolce e rassicurante far finta di crederci.
di Francesco Manna (@FrancescoLamana)
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