daniela preziosi
24 / 3 / 2014
Renzi cambia verso all’Europa? «Ma no. Renzi a Bruxelles ha dimostrato che al massimo cambia la fase della governance liberista. Dopo l’austerity e la grande operazione di massacro sociale, ora le sinistre social-liberiste debbono fare un minimo di riequilibrio, altrmenti saranno spazzate via. Ma per i lavoratori, per i nuovi poveri, non c’è nessuna novità. Prendiamo il decreto Poletti». Luca Casarini, oggi ‘euroinsubordinato’ e candidato nella lista Tsipras nella circoscrizione centro, lasciato il Nord est dove ha militato per anni da disobbediente. Cosa che, aperta parentesi, gli ha procurato tre condanne (per il blocco di un treno che trasportava armamenti; per una protesta in un Cpt; per un corteo contro il biotech); la sua fedina penale ha provocato il ritiro dalla lista di qualche affezionato della legalità a prescindere. Come se una condanna per tangenti sia uguale a una per manifestazione non autorizzata. Ma la polemica è alle spalle, chiudiamo anche la parentesi.
Prendiamo il decreto Poletti.
Per la nuova governance social-liberista la precarizzazione resta un valore non negoziabile. Ora Renzi e Poletti danno una costituzione formale a quello che c’è già: stabilizzano la flessibilità con una precarizzazione che annulla le garanzie persino del vecchio contratto a tempo. È una tendenza europea, vedi i mini-job tedeschi. Non c’è nessuna svolta: attacco ai salari, welfare e pensioni, il grande bacino dove drenare ricchezza per reinvestirla in sanatorie delle entità private.
Renzi esclude di toccare le pensioni. E gli 80 euro in busta paga per chi ha uno stipendio basso, dimostrerebbero il contrario di quello che sostiene lei.
Ma no. Quei soldi servono a sostenere la domanda interna. Sul piano strutturale il lavoro sarà ancora più precario. Ma Renzi interpreta questa nuova fase e noi dobbiamo farci i conti. E allora: questo è il lavoro, flessibile e senza garanzie? Se vuole fare davvero una svolta introduca diritti. Il lavoro autonomo di seconda generazione, le partite Iva, il lavoro cognitivo, intermittente e flessibile per definizione, sono stati tagliati fuori da ogni provvedimento. E l’unica cosa che può dare garanzie è il reddito di cittadinanza. Non è un ammortizzatore sociale né una proposta astratta, ma una condizione universale di regolazione in un mercato che altrimenti ti strozza. Perché il padrone di casa ti chiede l’affitto e non ti chiede se in questo mese hai lavorato o no.
Sta dicendo che Renzi si è occupato solo dei lavoratori dipendenti?
Certo. Di più: la gestione separata dell’Inps grida vendetta. Dai tempi della riforma Dini questi lavoratori, oltre a non avere diritti, devono anche pagare l’aliquota più alta per farsi pensioni da fame, ammesso che riescano ad arrivarci. Pensioni ridicole: Mastrapasqua vietò di pubblicarne le previsioni perché erano cifre troppo piccole.
Ma per il reddito di cittadinanza ci vorrebbero molti soldi.
In Italia il 46 per cento della ricchezza è nelle mani del 10 per cento delle persone. Così in Europa. Ci vuole una patrimoniale seria. Tassiamo la rendita e le transazioni, e non i piccoli risparmiatori, per favore.
Il presidente di Confindustria è gelido con Renzi. Dalle parti sue questa dovrebbe essere una medaglia.
Squinzi forse vuole una mano per le esportazioni. E pretende altre misure liberiste. Ma anche lui deve farsene una ragione: ora i Renzi e gli Schulz devono trovare un modo per gestire il disastro. E dopo averci fatto una testa così sull’austerità, ora ci dicono che l’austerità non è sostenibile. Si contraddicono.
Renzi dice che rispetterà il fiscal compact, ma anche che i vincoli europei ’sono anacronistici’. Dall’altra parte Grillo ormai parla di ’altra Europa’, proprio come voi.
Lo vedo. Grillo su La7 ha rilasciato un’intervista tutto sommato classica, e ha detto che, prima di parlare uscire dall’euro, vuole ‘negoziare’. Se ci copia vuol dire che abbiamo ragione. Dico ai miei della Lista Tsipras: avanti e con più decisione. Renzi deve fare i conti con le sue contraddizioni. La smetta di fare finanza creativa con gli zero virgola. Il fiscal compact non si aggiusta con trucchetti contabili. Il vero nodo è il debito. I paesi indebitati vanno aiutati con un piano comune. Non c’è alternativa: l’impoverimento dilaga, gli euroscettici pure. Del resto questa crisi è frutto del loro sistema, non è arrivata per la redistribizione della ricchezza a pioggia, o per una stagione di welfare allegro. Quanto a Schulz, può scrivere tutti i libri che vuole contro il fiscal compact. Ma lo ha votato, e finirà per essere il vero candidato di Angela Merkel. Dove pensa di andare?
In questo scontro Renzi-Grillo,i voti euroinsubordinati sono un terreno di caccia. Ci sarà uno spazio per la lista Tsipras?
Renzi parla il linguaggio di una minoranza. Noi invece siamo la maggioranza, impoverita anche quando lavora, che non ha diritti, perché l’economia liberista per governare ha bisogno di contenere i diritti e reprimere l’alternativa, non sia mai che nasca. Metà degli europei non andranno a votare, ma si muoverà lo stesso. Noi siamo quella parte che guarda a questo movimento. Siamo le prede? Le prede sono di più. Se si organizzano, imprigionano i cacciatori e rendono inefficaci i loro fucili.
Tratto da Il Manifesto 22 marzo 2014
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