Il colpevole è un minerale, la grafite, la cui estrazione è la causa principale delle piogge acide. Se la Cina si allontana, si avvicina l'Australia grazie alla riapertura di vecchie miniere.
L’auto elettrica? Pulisce l’aria in Occidente, e inquina la Cina. La produzione delle batterie dei veicoli a zero emissioni
sarebbe infatti una delle cause principali della pioggia acida in terra
cinese. Il ‘colpevole’ è un minerale: la grafite. Si tratta di un
componente fondamentale nelle batterie utilizzate dalle automobili ibride ed elettriche, ma anche nei cellulari. In Cina, grazie alle numerose miniere di grafite,
si estrae buona parte del fabbisogno mondiale del minerale si svolge
buona parte della lavorazione: un processo che ha portato all’inquinamento
dell’aria, dell’acqua e delle coltivazioni. Per questo le autorità
cinesi hanno iniziato a chiudere diverse miniere, proprio nel momento in
cui la domanda di grafite si sta impennando.
Negli Stati Uniti, infatti, Tesla ha investito 5 miliardi di dollari per produrre batterie destinate alle sue auto elettriche di alta gamma, in previsione di un forte aumento delle vendite, ben oltre le 22.300 consegne del 2013. Ogni macchina elettrica ha bisogno di circa 50 chili di grafite, che scendono a 10 nel caso delle ibride. E secondo l’analista Simon Moores, la richiesta che sarà generata da Tesla da sola richiederebbe l’apertura di sei nuove miniere. Una prospettiva che per ora sembra insostenibile in Cina, dove nella provincia di Shangdong, che controlla il 10% delle scorte mondiali, il governo ha disposto la sospensione di 55 processi di lavorazione della grafite, nel tentativo di contenere il livello di inquinamento. Il pericolo più grande, infatti, è l’acido cloridrico, utilizzato per lavorare la grafite e pericoloso per tutte le forme di vita se non viene smaltito correttamente.
Questo scenario, però, sta aprendo nuove prospettive. Vista la crescita della domanda di auto elettriche, e soprattutto di ibride, con Toyota a dominare il panorama mondiale, l’Australia vede montagne di dollari all’orizzonte. Il primo passo in questa direzione è la riapertura della miniera di grafite di Uley, che era stata chiusa negli anni ’80 a causa della concorrenza cinese, che aveva fatto crollare i prezzi. Le previsioni sono a favore di questa scelta, visto che secondo le stime dell’analista Cosmin Laslau, il mercato delle batterie agli ioni di litio (che usano grafite), crescerà del 52%, portando il giro d’affari a 41 miliardi di dollari entro il 2018. E nonostante la diffusione di elettriche e ibride con i successi nelle prenotazioni di Bmw i3 e i8, e nelle vendite delle Tesla e delle ibride Toyota, il prezzo delle eco car potrebbe rimanere alto anche nei prossimi anni. Secondo Brian Warhsay di Bloomberg, potrebbe esserci una crescita del prezzo della grafite del 30%, che farebbe a sua volta salire il prezzo delle batterie del 5%. Vanificando così, almeno nel breve periodo, l’atteso calo dei prezzi proprio delle batterie, il punto debole delle auto a basse emissioni
Negli Stati Uniti, infatti, Tesla ha investito 5 miliardi di dollari per produrre batterie destinate alle sue auto elettriche di alta gamma, in previsione di un forte aumento delle vendite, ben oltre le 22.300 consegne del 2013. Ogni macchina elettrica ha bisogno di circa 50 chili di grafite, che scendono a 10 nel caso delle ibride. E secondo l’analista Simon Moores, la richiesta che sarà generata da Tesla da sola richiederebbe l’apertura di sei nuove miniere. Una prospettiva che per ora sembra insostenibile in Cina, dove nella provincia di Shangdong, che controlla il 10% delle scorte mondiali, il governo ha disposto la sospensione di 55 processi di lavorazione della grafite, nel tentativo di contenere il livello di inquinamento. Il pericolo più grande, infatti, è l’acido cloridrico, utilizzato per lavorare la grafite e pericoloso per tutte le forme di vita se non viene smaltito correttamente.
Questo scenario, però, sta aprendo nuove prospettive. Vista la crescita della domanda di auto elettriche, e soprattutto di ibride, con Toyota a dominare il panorama mondiale, l’Australia vede montagne di dollari all’orizzonte. Il primo passo in questa direzione è la riapertura della miniera di grafite di Uley, che era stata chiusa negli anni ’80 a causa della concorrenza cinese, che aveva fatto crollare i prezzi. Le previsioni sono a favore di questa scelta, visto che secondo le stime dell’analista Cosmin Laslau, il mercato delle batterie agli ioni di litio (che usano grafite), crescerà del 52%, portando il giro d’affari a 41 miliardi di dollari entro il 2018. E nonostante la diffusione di elettriche e ibride con i successi nelle prenotazioni di Bmw i3 e i8, e nelle vendite delle Tesla e delle ibride Toyota, il prezzo delle eco car potrebbe rimanere alto anche nei prossimi anni. Secondo Brian Warhsay di Bloomberg, potrebbe esserci una crescita del prezzo della grafite del 30%, che farebbe a sua volta salire il prezzo delle batterie del 5%. Vanificando così, almeno nel breve periodo, l’atteso calo dei prezzi proprio delle batterie, il punto debole delle auto a basse emissioni
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