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Nella mia esperienza in qualità di dirigente della CGIL in diversi settori (Tessili, Calzaturieri, abbigliamento, plastica, chimici, conce, ceramica, metalmeccanici...) ho svolto più volte la contrattazione per i rinnovi dei contratti nazionali, territoriali ed aziendali.
C'è stato un tempo (anni 70 fino a metà anni 80) che nel contratto nazionale dei chimici e della gomma e plastica, riuscimmo ad abolire perfino l'apprendistato, ed il lavoratore, dopo un periodo di prova che andava da una settimana per i livelli più bassi ad due mesi per i livelli più alti, doveva essere assunto a tempo indeterminato. Forse era eccessivo, ma comunque all'epoca la disoccupazione era al 5,7%.
Quello che è avvenuto successivamente, ha ricondotto il mercato del lavoro ad essere tutto flessibile e precario, ed i lavoratori dipendenti ad essere considerati dai datori di lavoro, degli oggetti senza più dignità ma ricattabili e licenziabili in ogni momento.
Il salto di qualità fu fatto soprattutto in data 5 febbraio 2003, dove fu approvato dal governo Berlusconi, una legge n. 30 chiamata "Legge Biagi". In essa (ancora in vigore) si stabiliscono 46 forme di lavoro precarie e flessibili. A memoria ne ricordo solo alcune: lavoro a chiamata, lavoro ripartito, lavoro accessorio, lavoro weekend, lavoro occasionale, lavoro intermittente, agenzie di somministrazione del lavoro, contratto a progetto, contratti di formazione e lavoro, contratto di apprendistato, contratto a partita iva, co.co.pro, contratti a termine stagionali, ecc...
Questa normativa infame, di fatto ha portato alla drammatica situazione odierna dove l'85% delle assunzioni sono solo a tempo determinato e precario, con una disoccupazione che è cresciuta fino al 13% ed i giovani disoccupati al 43%.
Le assunzioni a termine, di norma duravano un anno, erano legati ad una giustificazione o casualità e per non più del 15% della forza lavoro.
Oggi il governo di Matteo Renzi, ha aggiunto alla suddetta legge "infame" un'ulteriore decreto legge n. 34 del 20 marzo 2014, che peggiora ulteriormente la normativa, senza più dover specificare la casualità, per il 20% della mano d'opera occupata, allungando il contratto a termine a 3 anni, rinnovabile per 8 volte nel triennio, senza obbligo di assunzione a tempo indeterminato dopo i 3 anni. Così le aziende dopo i tre anni possono licenziare non rinnovando il contratto a chi era stato assunto a tempo determinato ed assumere altri lavoratori disoccupati, condannando i medesimi a restare precari tutta la vita!
Ma perché questa normativa? Forse qualcuno può pensare che questo serva ad effettuare più assunzioni? a dare un contributo all'alta disoccupazione? E' una balla colossale che solo gli ingenui possono pensare che essa possa dare risposte positive all'occupazione.
La verità è che le aziende, mettono in cassa integrazione o licenziano in quanto, a causa della caduta della domanda, non hanno commesse a sufficienza! Quindi perchè questa legge voluta dalla Confindustria?
Per una ragione ancora più infame: quella di poter ricattare i lavoratori dicendo loro: non ti ammalare, lavora anche con la febbre, accetta i carichi di lavoro e i ritmi che ti impongo, non scioperare, non ti lamentare se dove lavori c'è un ambiente a rischio salute, altrimenti alla scadenza del contratto a termine (rinnovabile ogni 6 mesi) non te lo rinnovo.
Ecco se qualcuno pensava a Renzi come un progressista, dovrebbe riflettere. Quella approvata è una norma reazionaria che nemmeno in un regime fascista verrebbe approvata!
Umberto Franchi
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martedì 25 marzo 2014
Il decreto del governo Renzi sui contratti a termine è un crimine sociale
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