Non si tratta di essere manichei: ci sono volte in cui una cosa è giusta oppure non lo è. In tema di riforme istituzionali, ad esempio, occorre pronunciarsi in modo chiaro. Chiarissimo, anzi, non solo perché si tratta di cambiamenti che investono tutto il Paese e i suoi cittadini, ma anche perché l'attuale governo, al di là dei propri meriti o demeriti ancora tutti da dimostrare, non ha avuto la legittimazione popolare del voto. Un particolare questo che sembra non preoccupare troppo i nostri attuali rappresentanti politici.
Libertà e Giustizia ha lanciato ieri un appello, ripreso oggi dal Fatto Quotidiano, contro la "svolta autoritaria" impressa all'Italia dal duopolio Renzi-Berlusconi – uno al governo, l'altro che lo sostiene – a cui stanno aderendo in queste ore intellettuali, accademici e giuristi. Tra i primi firmatari del documento ci sono Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Roberta De Monticelli, Salvatore Settis, Rosetta Loy, Nando dalla Chiesa e tanti altri
"Penso che il percorso precipitoso verso l’affermazione di un potere arbitrario privo di ogni legittimità democratica e determinato a sovvertire l’ordinamento costituzionale debba essere denunziato all’opinione pubblica", afferma Adriano Prosperi storico e accademico dei Lincei nel condividere il documento. "L’occasione delle elezioni europee deve essere colta per allargare al di là dei confini italiani la protesta. Si tratta di scuotere una opinione pubblica democratica e di sinistra, che sembra pronta a digerire oggi ciò che non avrebbe mai lasciato passare col centrodestra di Berlusconi, e questo solo perché stavolta il gioco è condotto da un leader nominalmente di centrosinistra".
Intanto, l'appello vola sul sito www.libertaegiustizia.it e sulla pagina di Facebook, raccogliendo in meno di ventiquattr'ore migliaia di consensi, twitter e commenti di adesione. Ecco il testo integrale del documento:
"Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al Presidente del Consiglio poteri padronali. Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.
Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato.
Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone".
(28 marzo 2014)
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