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ambra lancia e giulia orazi
Retrospettiva della pittrice messicana alle Scuderie del Quirinale dal 20 marzo al 31 agosto 2014.
Da mesi campeggia ovunque l'immagine di Frida Kahlo, la pittrice dai baffi neri e dalle sopracciglia-ali di rondine. La retrospettiva sull'artista messicana, conosciuta per le sue vicissitudini biografiche e per aver sposato due volte il gigante Rivera, riunisce capolavori di collezioni pubbliche e private provenienti dal Messico, dall'Europa e dagli Stati Uniti, mettendo in luce, fra autoritratti e disegni, il suo sguardo sul mondo fra impegno politico, vissuto biografico e reminescenze precolombiane. F
rida Kahlo è assurta a vero e proprio mito e figura-culto, dando vita a un fenomeno di devozione mista a voyeurismo. Nelle città di confine di Tijuana un'artista ha inventato il culto di Santa Frida, protettrice dei bambini, delle donne e delle mostre d'arte non documentate (Sarah M. Lowe, Frida Kahlo. Autoritratto in Frammenti)!. Rimuovendo la patina dell'aneddotica emerge l'importanza e la complessità non solo del personaggio-artista, ma di Frida donna, messicana, pittrice e rivoluzionaria.
La forte caratterizzazione biografica delle sue opere ha messo in secondo piano le coordinate storico-artistiche in cui si colloca la sua produzione pittorica, che può esser letta anche indipendentemente dalle vicende personali. Le correnti storico- artistiche degli anni Trenta e Quaranta europee e messicane la influenzarono fortemente, sebbene questo non le impedì di sviluppare uno stile assolutamente soggettivo e unico: nessun critico d'arte è riuscito a collocarla in alcuna corrente artistica predeterminata. Frida Kahlo è una delle poche ad essere sfuggita alle maglie della codificazione critica.
Studentessa di medicina presso la Scuola Nazionale Preparatoria (nonostante i cambiamenti che seguirono la Rivoluzione messicana, i dottori di sesso femminile erano solo tre in tutta Città del Messico), iniziò a dipingere dopo il noto e tragico incidente che la coinvolse nel 1925 all'età di diciotto anni, costringendola immobile a letto per moltissimo tempo. Colpita all'altezza del bacino affermò con ironia di “aver perso la verginità” (riportò numerose fratture all'osso pelvico, alla colonna vertebrale e alla clavicola).
Frida nacque il 6 luglio del 1907, ma affermava di esser nata nel 1910, anno della sollevazione contro l'oligarchia latifondista e la dittatura di Porfirio Diaz. Frida era figlia della Rivoluzione messicana (si impegnerà per sostenere economicamente i soldati messicani che combattevano al fianco dei Republicanos allo scoppio della Guerra civile spagnola nel 1936 e accoglierà Leon Trotsky nel 1937, esule politico in Messico in cima alla lista di Stalin).
Il suo impegno politico fu immortalato da Diego Rivera nel 1928 nel pannello Distribuzione delle Armi, affrescato per i muri del Ministero dell'Educazione e pertinente al ciclo più ampio della Ballata della Rivoluzione proletaria. Frida è rappresentata nell'atto di distribuire le armi al popolo, insieme a Tina Modotti, Julio Antonio Mella e David Alfaro Siqueiros, tutti membri del Partito Comunista messicano (PCM), cui la Kahlo si iscrisse proprio quell'anno: la maggior parte dei leader del Partito erano anche i principali artisti del paese (Rivera, Siqueiros, Josè Clemente Orzoco e Xavier Guerrero). Un fattore attrattivo per la Kahlo fu, forse, anche la presenza e la militanza di molte donne. Fra queste la già citata Tina Modotti (fotografa, attrice e militante rivoluzionaria) e Alexandra Kollontai.
Sull'ondata ideologica del Messico post-rivoluzionario si auspicò una gestione politica dell'arte pubblica, che doveva mantenere sempre un significato sociale. La pittura murale, di cui fu noto rappresentante Diego Rivera, cavalcò l'onda del realismo sociale, rifiutando qualsiasi forma di astrazione, e si distinse per la fedeltà alla realtà messicana, conditio sine qua non della rappresentazione figurativa. In sostanza si sviluppò un modernismo figurativo che attingeva alle immagini della scena messicana (così accadde anche in Germania con la Nuova Oggettività).
La Kahlo condivise con i muralisti e gli Estridentisti in generale (gruppo artistico messicano d'avanguardia formatosi nel 1921 che rifiutava l'estetica del passato ed esaltava la bellezza moderna della macchina e il linguaggio innovativo) i soggetti reali cui attingevano ma rifiutò le finalità didattiche e non condivise a pieno la loro presa di posizione in ambito politico.
Nei primi dipinti si coglie già il carattere eterogeneo dei suoi interessi, che andavano dal Rinascimento italiano a Modigliani, dall'arte precolombiana alla dance macabre medievale, trovando da subito un punto di osmosi fra la sua esperienza personale, la società messicana e l'impegno politico, in equilibrio fra realtà e surrealtà, sulla piega del realismo magico.
A partire dall'opera Ritratto di Luther Burbank, del 1931, il suo stile pittorico inizia a delinearsi in modo più deciso, inventando un simbolismo ironico e inquietante.
Si colgono, nei suoi quadri, riferimenti al realismo formale del modernismo europeo, analogie con il surrealismo e con il filone della tradizione pittorica dell'America latina, fortemente legato alla sinistra rivoluzionaria. Quest'ultimo trovava espressione della propria ideologia nella tradizione figurativa locale, che non ha mai avuto riconoscimento a livello internazionale.
Del surrealismo, invece, condivide le fonti e i soggetti pittorici, ma non tutte le istanze costituenti.
“Non ho mai dipinto sogni. Ho sempre rappresentato la mia realtà”
A proposito del suo presunto surrealismo affermò:
“Non sapevo di essere una surrealista; fino a quando André Breton non è venuto in Messico e mi ha assicurato che lo fossi” (1938).
La differenza sostanziale fra la pittura di Frida Kahlo e quella surrealista è il rifiuto della concettualizzazione e della codificazione intellettuale tipica del surrealismo europeo. Molti erano i punti in comune a livello di scelta iconografica, ma il punto di osservazione era totalmente diverso. I surrealisti guardavano all'arte messicana e precolombiana con interesse etnografico ed eurocentrico, collocandola nel filone del “primitivismo moderno”, corrente codificata in occasione della mostra “Maestri della pittura popolare: primitivi moderni d'Europa e America”, tenuta nel 1938 al Museum of Modern Art di New York.
La Kahlo invece insisteva sugli elementi locali e indigeni per rivendicare la continuità con il passato del Messico, in contrasto con l'ordine sociale stabilito sotto Diaz e contro l'imperialismo americano, costruendo un dispositivo narrativo che attingeva dal portato delle antiche civiltà precolombiane, tracce del mondo aborigeno cancellate con la colonizzazione spagnola ed europea, portandole a nuova vita e rendendole patrimonio nazionale e mondiale.
La temporanea scelta migratoria negli Stati Uniti, tra il 1930 e il 1933 fu causata dalla necessità di sottrarsi dalle maglie del nuovo governo messicano, che aveva adottato una politica repressiva dichiarando l’illegalità del PCM con l’arresto dei suoi militanti. Un periodo in cui emergono le difficoltà d’integrazione nello scenario urbano di San Francisco, Detroit e New York.
Ne Il mio vestito è appeso là a New York del 1933 il costume messicano di Frida è posto al centro della tela appeso e penzolante in mezzo ad un collage immerso nel paesaggio capitalistico configurato dalle avveniristiche città statunitensi, insieme a simboli e riferimenti di efficace sintesi narrativa per stigmatizzare i distruttivi e omologanti processi che scaturiscono dalla segmentata realtà sociale occidentale, ma con una tensione nuova tesa ad indicare un (possibile) stravolgimento dei valori civili e sociali senza che ciò si configuri in un meccanismo esclusivamente disgregativo.
In Autoritratto al confine fra Messico e USA, del 1932, la pittrice si colloca fra due paesaggi: il Messico -il passato- sulla sinistra, e la fabbrica della Ford a Detroit - il futuro- sulla destra, le cui ciminiere emettono, oltre che i gas di scarico, la bandiera americana, sottile allusione al fatto che il capitalismo fordista non produceva solo automobili, ma identità nazionale.
Le sue tele, dunque, viaggiano dall'analisi del Sé a temi universali, dall'esorcizzazione del dolore psicofisico alla denuncia sociale.
Mater Dolorosa, Llorona, donna Tehuana, afflitta dal dolore (costante ed invasivo) causatole dalle innumerevoli operazioni, almeno trentacinque, che la accompagneranno per tutta la sua vita, rappresenta con incredibile ironia la morte e la sofferenza, trovando sempre l'energia di uscirne con originalità, quasi ad indicare che la fragilità di un involucro deteriorato a volte è solo una gabbia esclusivamente fisica che però non preclude la possibilità di vivere con tutta la forza possibile.
Scriverà, in calce a un disegno dei suoi piedi (1954), eseguito in seguito all'amputazione della gamba destra:
“Piedi, a cosa mi servono se ho le ali per volare”
Una esistenza, la sua, costellata di arte, immaginazione, desiderio. Una personalità piena di fascino, che riusciva ad attrarre e sedurre uomini e donne, rivoluzionari, artisti, scrittori, poeti, in un connubio perfetto in cui arte e vita si intrecciavano continuamente. Una sessualità che spesso nella sua opera si proiettava nell’elemento naturale, in cui emergeva costantemente un meccanismo dualistico proprio della mitologia azteca, ripreso anche nella dicotomia cinese di Yin e Yang, che identifica il principio di creazione e trasformazione del mondo nella tensione incessante tra luce del giorno e tenebra notturna (quindi tra sole e luna), proiettando sul binomio maschile-femminile il ruolo catalizzatore di fusione tra spinte contrastanti, in cui la Terra si configura come la vera ed autentica Grande Madre.
Frida Kahlo morirà nel 1954 per embolia polmonare.
Non smise mai di dipingere e sostenne sempre la Rivoluzione. Partecipò, dieci giorni prima della sua morte, alla manifestazione contro l'intervento della Cia in Guatemala.
Una delle sue ultime opere fu Il marxismo guarirà gli infermi, del 1954.
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