Quello
di Peppino Impastato è uno dei nomi e dei volti più presenti nel
corteo dei 100mila di Libera: si vedono striscioni con il suo volto e
manifesti scritti a mano che ripetono le sue parole, fra cui quel «La
mafia è una montagna di merda» che fu l’apertura del primo giornale
(L’idea socialista) che fondò il giovane militante di Democrazia
proletaria fatto saltare in aria a Cinisi nella notte fra l’8 e il 9
maggio 1978 sulle rotaie della linea ferroviaria Trapani-Palermo
per simulare un fallito attentato.
I ragazzi che manifestano per le
vie di Latina cantano e ballano il ritornello dei «Cento passi», la
canzone dei Modena city ramblers dedicata a Peppino e diventata un
inno dell’antimafia militante.
Suo fratello, Giovanni, impegnato in prima linea nel
movimento antimafia sfila nel corteo, insieme agli altri familiari
delle vittime.Quella di oggi, così come la giornata di
ieri con papa Francesco, è una manifestazione importante, ci sono
giovani arrivati da ogni parte d’Italia, pieni di entusiasmo e di
voglia di impegnarsi.
Come si può dare continuità a questa giornata, affinché non resti solo un bel momento ma isolato dal resto?Dobbiamo
collegare questa giornata alle lotte sociali dei movimenti che ci
sono in giro per l’Italia da nord a sud: i No Tav, i no Mous e tutti gli
altri. Questa è la strada da percorrere.
Perché?Perché le grandi opere, oltre a
devastare il territorio e a distruggere l’ambiente, sono terra di
conquista delle mafie: ci sono appalti di milioni di euro, e sono un
affare troppo grosso perché le organizzazioni criminali se lo
lascino sfuggire. Insomma queste manifestazioni sono importanti e
vanno fatte, ma bisogna lavorare per far crescere la coscienza
antimafia e collegarla alle lotte sociali: solo così avrà le gambe
per camminare
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