venerdì 7 marzo 2014

Bruxelles frena Padoan sui fondi europei: "Non si possono usare per il cuneo fiscale"

Il ministro ha avanzato l'idea di spostare quelle risorse sul taglio del costo del lavoro, ma in Europa già mettono le mani avanti. Precisazione anche sul debito, dopo la polemica Renzi-Saccomanni: "L'aiuto ai Paesi Ue non conta nell'aggiustamento strutturale che si chiede all'Italia".

Bruxelles frena Padoan sui fondi europei: "Non si possono usare per il cuneo fiscale" repubblica.it - La Commissione europea strozza sul nascere la possibilità che i fondi comunitari vengano impiegati dall'Italia per ridurre il cuneo fiscale. Secondo il piano del governo Renzi e del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, si dovrebbero impiegare una decina di miliardi per abbattere l'impatto di tasse e affini sul costo del lavoro. Recentemente, il ministro ha spiegato che anche le risorse in arrivo dall'Ue e non spese potrebbero essere reindirizzate a quel fine. Nell'intervista di giovedì al Sole24Ore, Padoan diceva apertamente: "L'obiettivo è il rafforzamento strutturale delle economie. Quindi perché non si potrebbero utilizzare quelle risorse (i fondi europei che oggi non vengono spesi, ndr) su due capitoli oggi prioritari per quel rafforzamento: il mercato del lavoro e la capacità di competere delle imprese? E' interesse dell'Europa intera, non solo dell'Italia".

Ma a Bruxelles non sembrano intenzionati ad accogliere questa proposta: "L'Ue chiarisce che i fondi della politica di coesione devono essere utilizzati per finanziare nuovi progetti per lo sviluppo. Quindi non possono essere usati per coprire la riduzione di imposte, come quella potenzialmente legata al cuneo fiscale, come suggerito da alcuni osservatori", dice il portavoce del commissario Ue, Johannes Hahn.

"Stiamo quindi dicendo all'Italia, come a qualsiasi altro Stato Membro dell'Unione, che le regole dei fondi permettono di finanziare con risorse nazionali - prima che i programmi per
il 2014-2020 siano adottati dalla Commissione - progetti concreti per offrire, per esempio, aiuti per lo start up o per l'espansione produttiva e occupazionale dell'industria manifatturiere, o operazioni per ridurre la dispersione scolastica", prosegue il portavoce. "Progetti che mirano a questi obiettivi - si evidenzia - sono considerati una priorità della politica dell'Unione Europea Questi progetti dovranno in ogni caso essere sottoposti ad una verifica a posteriori di coerenza con le regole dei fondi, con i criteri di selezione, e con la strategia dei programmi. Solo quando sarà trovato un accordo sulla strategia e sui programmi, la Commissione potrà rimborsare quei progetti con risorse comunitarie".

Da Bruxelles arriva anche una seconda precisazione, che entra nel vivo della polemica tra l'attuale governo e il precedente sullo stato di salute dei conti pubblici: Renzi ha avuto parole poco tenere verso Letta e Saccomanni, quando ha commentato la bocciatura europea sul debito italiano dicendo che la verità sul bilancio dello Stato era diversa da quella figurata dal governo che ha sostituito. A quel punto, l'ex ministro Saccomanni ha precisato che sull'indebitamento pesano il meccanismo di rimborso dei debiti della Pa e l'aiuto agli altri Paesi europei in difficoltà, tramite i fondi comunitari. Ma oggi dall'Europa si precisa, per bocca del portavoce del commissario Olli Rehn: "La Commissione Ue non penalizza i Paesi per la loro partecipazione al fondo salva-Stati", e "l'impatto che il contributo all'Esm ha sul debito è un calcolo 'in-out' che non pesa  sull'aggiustamento strutturale" che la Ue chiede all'Italia.

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