lunedì 2 dicembre 2024

La sudditanza degli insegnanti italiani

La docimologia è quella branca della pedagogia che pretende di essere una disciplina scientifica che si occupa dei diversi parametri applicabili nei processi di valutazione scolastica. 

 invalsi

pane-rose.it Lucio Garofalo

Malgrado la presunta "obiettività" scientifica delle tecniche di verifica all'insegna dei criteri docimologici in voga, la valutazione è un'operazione globale, costante e formativa, nella misura in cui esige l'analisi di un ventaglio di fattori dinamici, di motivi di ordine soggettivo ed interiore, di elementi socio-affettivi, da cui non si può astrarre e che non sono assolutamente misurabili in termini matematici. 

In sostanza, nel processo di verifica e valutazione dei discenti occorre tener conto di una molteplicità di fattori di origine psico-emotiva, morale e caratteriale, che interferiscono in maniera inevitabile nel rapporto dialettico tra docenti e discenti e nella prassi didattica quotidiana. Per cui l'adempimento della valutazione costituisce l'aspetto più complesso, più ingrato e spiacevole della professione docente. 
Ciò non può ridursi a mero esercizio di calcolo incentrato sui famigerati "quiz" con le crocette. Ormai, quando mi chiedono: “che lavoro fai?”, io rispondo con amara ironia: “addestro piccoli concorrenti per i quiz INVALSI”. Benché sarcastica, la risposta non è affatto distante dalla realtà.

Il guaio è che, in qualunque scuola io abbia insegnato, mi sono imbattuto in tanti colleghi e colleghe a cui aggrada tale "mansione". O, perlomeno, è accolta in maniera supina. 
Mi riferisco all’obbligo di somministrare i "quiz" calati dall’INVALSI. L'ideologia più fanatica ed ottusa che mai si sia vista nel mondo della scuola è l'ideologia assolutistica ispirata alla docimologia ed alla sua pretesa di "oggettività" scientifica, ma in realtà pseudo-scientifica. Una velleità autoritaria, che si incarna nel sistema di valutazione INVALSI. Un modello fallito dovunque sia stato applicato. Un carrozzone clientelare, inutile e costoso, gradito soltanto ai funzionari, ai burocrati ministeriali ed ai dirigenti scolastici.
Ormai fare scuola oggi si riduce perlopiù a compiti di sorveglianza degli allievi, ad un parcheggio di giovani disoccupati permanenti, una sorta di "ufficio di collocamento" per futuri precari cronici. 
L'opera educativa è stata mortificata da chi per vari lustri ha governato (assai male!) la scuola. 
 Ad esempio, l'animatore digitale è l'ultima delle demagogiche invenzioni lessicali del ministero dell'istruzione (non più pubblica), impegnato da anni a diffondere nelle scuole italiane la “cultura digitale”. Per "cultura digitale" hanno inteso il fatto di dotare le scuole di qualche strumento tecnologico in più e di fornire istruzioni per poter smanettare con un approccio prettamente funzionale. In tal senso, l'impiego del registro elettronico costituisce l'esempio più efficace e paradigmatico della totale balordaggine e dell'insignificanza ai fini culturali, socio-educativi e pedagogici della cosiddetta "dematerializzazione". 
Ma la cosa che rattrista maggiormente è vedere gli insegnanti, i quali dovrebbero avere come "unico" pensiero quello della didattica, cioè delle strategie atte a stimolare meglio l'apprendimento degli allievi, adoperarsi per dimostrare la propria fedeltà al dirigente. 

A dispetto della celebre affermazione di Piero Calamandrei, il presunto "miracolo" compiuto dalla scuola si rivela esattamente all'inverso: anziché formare dei cittadini, la scuola pubblica italiana sforna dei sudditi, nella misura in cui gli stessi docenti sono stati ridotti in una condizione di profonda sudditanza. La realtà è esasperata ulteriormente dalla legge 107 del 2015 (la famigerata "Buona scuola" del governo Renzi): la discrezionalità dei DS è assai elevata ed esiste il rischio di una "feudalizzazione" della scuola: una crescente condizione di sudditanza psicologica e politica dei lavoratori della scuola nei confronti del capo, il "preside-padrone". D'altro canto, tale è la funzione che il potere capitalistico assegna ad un "Apparato Ideologico di Stato" qual è la scuola. Come già affermava, a suo tempo, Louis Althusser ed intuì, alla sua maniera, Pier Paolo Pasolini.

Lucio Garofalo

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