martedì 3 dicembre 2024

Gli “oresnicati” vanno in confusione

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Dopo due settimane dalla sua comparsa nella guerra ucraina, in realtà tra Nato e Russia, è comparso un nuovo verbo dentro lo slang giornalistico americano: Oreshniked,  oresnicato. Ciò definisce molto bene il disorientamento occidentale di fronte alla nuova arma russa, Oreshnik appunto, un missile da dieci Mach assolutamente non intercettabile che può fare danni enormi senza bisogno di ricorrere a ordigni nucleari. Molti non hanno capito lo straordinario impatto a 360 gradi di quest’arma che ha infilzato i comandi occidentali con l’eleganza di un fioretto e la forza di un’ascia. Da una parte mostra come la tecnologia dei materiali compositi russa sia molto più avanzata di quella Nato e in grado di produrre ogive resistenti al calore in modo da poter attingere velocità assolutamente impossibili per le difese occidentali, anche quando – come è accaduto in Ucraina – il lancio venga annunciato mezz’ora prima.

Dall’altra manda all’aria la dottrina americana, attribuita a George Kennan (chiamiamo così, giusto pro forma, questa sesquipedale cavolata da yankee) che parte dal presupposto che gli Usa sono forti e la Russia debole. Dunque di fronte alla pressione militare in Ucraina alla quale non può resistere, la Russia non avrebbe avuto  altra chance che quella nucleare. Di tale dottrina, messa a punto nel dopoguerra e rimasta calcificata nelle menti americane come proposizione esistenziale, fa parte anche la convinzione  che gli Stati Uniti potrebbero impegnarsi in una guerra nucleare con la Russia e prevalere. Naturalmente il presupposto è falso perché la situazione ormai è completamente ribaltata, ma vallo a dire al complesso militare, industriale e politico, talvolta indicato come “micimatt”  (Military-Industrial-Congressional-Intelligence-Media-Academia-Think-Tank complex) che finora ha vissuto di guerre e costituisce il nucleo genuinamente fascista del potere americano. In ogni caso il ragionamento in base al quale il conflitto è andato avanti oltre ogni ragionevolezza, sarebbe questo: la Russia non può resistere alla Nato, dunque se non accetta una pace alle nostre condizioni non le rimane che la scelta nucleare che non può fare perché sarebbe perdente.

Niente di tutto ciò ha un senso perché la Russia sta vincendo sulla Nato e il suo dispositivo nucleare è vent’anni avanti rispetto a quello americano, ma questo Washington non può ammetterlo anzi sta lottando fino all’ultimo ucraino per non ammetterlo. Con la comparsa di Oreshnik Mosca dimostra che può colpire qualsiasi punto in Europa senza bisogno di ricorrere ad armi nucleari e con la capacità di distruggere interi complessi industriali o grandi concentramenti di truppe. Insomma questo libera il governo russo dal dover fare una scelta binaria nucleare – non nucleare e ciò costituisce un grave problema perché la Russia può ora gestire l’escalation occidentale con una minaccia credibile di ritorsione che è sia enormemente distruttiva, sia convenzionale. Inverte il paradigma. Ora è l’Occidente che deve decidere se arrivare al nucleare o limitarsi a fornire all’Ucraina armi come missili Atacms e simili che non altereranno il corso della guerra.

Non è un caso che Washington, in evidente complicità con Tel Aviv, stia rispondendo in maniera trasversale, aprendo altri fronti, come quello contro la Siria in Medio Oriente, dove tuttavia pare che la sorpresa iniziale sia stata superata e adesso le truppe terroriste di pertinenza americana (Al Qaeda e le sue varie incarnazioni) ) vengano colpite duramente e arginate con centinaia di morti e molti depositi di armi distrutti, mentre quelle di competenza turca si sono fermate probabilmente per l’azione diplomatica di Mosca. Nel frattempo cominciano ad arrivare truppe dell’Asse della Resistenza in  appoggio a quelle siriane. Insomma si delinea già un fallimento dell’attacco e probabilmente si stanno ponendo le premesse per uno smantellamento del sogno del Pentagono di non andarsene dal territorio della Siria e per un nuovo colpo al delirio della Grande Israele che già zoppica dopo il vano tentativo dell’esercito israeliano di arrivare al fiume Litani.

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