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Nell’edizione di ieri della trasmissione Controcorrente è andato in onda un reportage è andato in onda un reportage da Mariupol del giornalista Maurizio Vezzosi. Però il lavoro sul campo del giornalista italiano è stato tagliato dalla redazione programma, come comunica Vezzosi stesso tramite il suo canale Telegram.
Questo è quanto scrive Vezzosi: «Per completezza, e per rispetto degli intervistati, riporto di seguito la trascrizione completa delle due interviste. La palazzina che nel video si trova alle mie spalle è stata distrutta il 9 maggio del 2014 e rimasta in rovine fino ad oggi: l'episodio di quel giorno viene ricordato come la strage di Mariupol, una delle numerose stragi consumatesi all'alba del conflitto del Donbass.
“Questa era la sede cittadina del ministero dell'interno, della polizia:
il
9 maggio del 2014 le persone si era radunata per celebrare il giorno
della vittoria. Questi poliziotti si sono rifiutati di schierarsi
contro la gente: hanno mandato i carrarmati, i fascisti, ed hanno
distrutto l'edificio con la gente dentro. I corpi carbonizzati venivano
rosicchiati dai topi...
Poi hanno portato via quaranta sacchi con i cadaveri.”
“Il 9 maggio, ogni anno, soprattutto gli anziani celebrano il giorno della vittoria sul fascismo.
Il
governo di Kiev ha tentato di vietare questi festeggiamenti, ed ha dato
alla polizia l'ordine di interromperli. La polizia di Mariupol si era
rifiutata. Un deputato del parlamento, Oleg Leshgò, ha dato l'ordine di
attaccare questo edificio; sono arrivati due carrarmati ed hanno
cominciato a colpirlo. Dentro c'erano i poliziotti che avevano rifiutato
di arrestare i partecipanti alle celebrazioni del 9 maggio, vittoria
pagata con il sangue dei nostri nonni. Non riesco a parlarne più…”».
Perché la redazione di Controcorrente ha deciso di tagliare proprio queste due testimonianze molto significative? A nostro avviso il motivo è chiaro: si tratta di testimonianza che fanno riflettere circa i motivi che hanno condotto alla situazione attuale, con la Russia intervenuta con la sua operazione militare per smilitarizzare e denazificare il regime di Kiev, e proteggere le popolazioni del Donbass sotto attacco dello Stato ucraino.
La parola d’ordine in questa fase è di non disturbare in nessun modo
la propaganda bellica della NATO che spadroneggia nei nostri media. Per
questo ogni voce scomoda e dissonante viene ridotta al silenzio.
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