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Vi confesso che seguo con passione le vicende militari dello scontro in Ucraina tra Nato e Russia, perché uno dei miei pallini è proprio la storia militare che in certo modo è anche storia tecnologica, storia sociale, storia dei mezzi di produzione, ma è del tutto evidente che lo scontro in Ucraina si combatte anche se non soprattutto su altri campi di battaglia e che la Nato, altro e più concreto nome della Ue, abbia preso un enorme granchio sul gas pensando che Mosca pensi e agisca come l’Occidente, ovvero per simulazioni e bluff. Hanno pensato questo quando Putin ha salvato il rublo richiedendo il pagamento del gas nella moneta nazionale russa e hanno perciò anche creduto che facendo il viso dell’arme, resistendo con tracotanza e sfacciataggine alla richiesta – insistendo su una presunta violazione dei contratti proprio loro che hanno rubato oro, denaro e beni russi – erano quasi certi che Mosca alla fine si sarebbe piegata. E invece no.
La Russia ha sospeso le forniture di Polonia e Bulgaria perché si sono rifiutate di pagare in rubli ( in realtà in euro sulla banca di Gazprom che poi provvede a trasformarli in rubli): così le cose sono cominciate a precipitare e mentre quella cretina a tutto campo della von der Leyen, starnazza su Twitter per questo “ricatto” il falso fronte unito dell’Europa sta crollando poiché almeno quattro acquirenti di gas europei hanno già pagato le forniture in rubli come richiesto dalla Russia.Anche se non si sa ufficialmente quali siano le società che hanno accettato le richieste di Mosca e pagano direttamente in rubli, Reuters azzarda due nomi, la tedesca Uniper e l’austriaca OMV senza poi ovviamente tenere conto dell’Ungheria e della Slovacchia che avevano accettato da tempo il pagamento in rubli. Sembra inoltre che per almeno una decina di compagnie energetiche, soddisfare le richieste russe e mantenere il flusso di gas sia più importante che far incazzare potenzialmente alcuni eurocrati. e questo lo dice il Financial Times che ha antenne ben sintonizzate. A ciò si aggiunge un altro problema: i gasdotti che portano energia a 23 Paesi europei attraversano anche quelli come Polonia e Bulgaria che si sono rifiutati di pagare in rubli e per i quali dunque la fornitura è stata sospesa. Ma la Gazprom teme che ci possano essere “ritiri non autorizzati” di gas da parte di questi stati e che perciò le forniture saranno ridotte della quantità precedentemente fornite a questi Paesi. Dunque qualsiasi furto energetico metterebbe immediatamente gli stati europei l’uno contro l’altro. Il risultato complessivo di tutto questo è che i prezzi del gas in Europa sono aumentati del 20%. mentre i futures che seguono il prezzo del gas all’ingrosso in Europa sono aumentati di quasi un quinto a € 117 per megawattora. I prezzi sono quasi sette volte superiori rispetto a un anno fa.
In mancanza di una di una risoluzione politica e di fronte all’evidenza del fatto che l’Europa non può rinunciare alle forniture russe, le grandi aziende del settore hanno deciso di andare da sole senza curarsi di ubbidire a Bruxelles. Naturalmente sarebbe davvero illusorio pensare che queste società agiscano completamente da sole e non abbiano invece il benestare sottobanco dei Paesi in cui operano. Che la stupida baronessa strilli pure su Twitter e tenga duro a parole, ma di certo nessuno vuole andare in rovina per tenere fede a un bluff sgangherato e fin dall’inizio privo di senso. Evidentemente i geni della Ue non hanno ancora afferrato che la mossa della Russia è strategica e tutt’altro che estemporanea: dal momento le monete occidentali sono soggette a sanzioni e furti di ogni genere vendere i propri beni e prodotti in queste divise equivale in un certo senso a regalarli e comunque a sottostare a un ricatto continuo. Questo lo stanno comprendendo anche molti altri a cominciare dalla Cina : lo stesso sequestro dei fondi russi titolati in dollari ed euro fa ha portato allo scoperto questa realtà e fa immediatamente decadere qualsiasi formula contrattuale che prevede il pagamento in moneta che può essere impunemente sottratta.
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