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Non è un mistero che la Russia abbia deciso il riconoscimento delle due repubbliche del Donbass dopo che alla conferenza sulla sicurezza a Monaco a cui non è stata invitata e a cui hanno invece partecipato anche oligarchi tipo Gates, pimpanti per il loro nuovo potere pandemico, era stata esclusa qualsiasi possibilità di compromesso sull’Ucraina. A quel punto è stato chiaro che l’accerchiamento della Russia sarebbe continuato comunque e naturalmente non sul piano militare dove la Nato verrebbe fatta a pezzi, ma su quello delle sanzioni. In realtà il fulcro del problema sta proprio qui: perché questi castighi vanno a colpire più l’Europa che la Russia la quale può esportare tranquillamente il proprio gas in Asia e il cui sistema produttivo ha paradossalmente ricevuto un impulso dalle difficoltà di commercio con l’occidente. Ecco perché la guerra degli Usa è condotta principalmente contro di noi per impedirci i commerci con l’Eurasia e per imporci di sostituire il gas russo con quello americano derivato dal fracking e portato via nave, dunque con prezzi assolutamente stratosferici, superiori di molte volte rispetto al gas russo e con un inquinamento ambientale enorme. La chiusura a tempo indeterminato del Nord Stream 2 è il primo passo.
Credo che questo ormai l’abbiano capito tutti, ma c’è ancora da
comprendere se tali esiti siano stati in qualche modo provocati dalla
stupidità dei vertici europei e Nato, dalla loro incapacità di calcolare
le conseguenze dei loro atti o non si sia invece trattato di un piano
lucidamente messo a punto servendosi del clima di ostilità con la Russia
per far pagare ai cittadini europei il prezzo della battaglia Usa per
opporsi alla multipolarità nascente e che anzi è diventata realtà con il
riconoscimento da parte di Mosca delle due repubbliche popolari del
Donbass. Credo che quest’ultima tesi sia quella più vicina alla realtà e
cercherò di riassumerne le ragioni, grazie anche alla documentazione
fornitami da un amico. La decisione insensata della Ue di preferire gli
acquisti spot sul mercato invece di affidarsi a contrati di lungo
periodo offerte dalle società russe, giusta per andare alla guerra, è
stato ovviamente disastroso, come si poteva facilmente immaginare, i
prezzi sono saliti alle stelle. Oggi però l’Arera, l’agenzia italiana
per l’energia, parte integrante dell’Acer, ovvero l’analogo ente europeo
ha fatto sapere nel corso di un’audizione parlamentare tenutasi nei
giorni scorsi, cosa ne pensa: “Sotto il primo profilo, nell’attuale
dibattito sull’incremento dei prezzi dell’energia da più parti si
argomenta che, per un’area come quella europea dipendente dalle
importazioni (in prevalenza dalla Russia) per l’approvvigionamento di
gas naturale, aver perseguito un assetto di mercato basato su mercati a
pronti (c.d. hub) sui quali scambiare il gas su base giornaliera sia
stato un grave errore strategico rispetto al passato regime di
negoziazioni bilaterali basantesi su contratti di lungo periodo di tipo
take or pay. Tale giudizio negativo giunge ora ed a seguito
dell’eccezionale incremento dei prezzi del gas sui principali mercati
europei, incremento che si è ribaltato integralmente sugli utilizzatori,
che l’hanno a loro volta passato sui prezzi praticati (ad esempio, il
prezzo dell’energia elettrica sulla borsa italiana). Un possibile
intervento per calmierare il prezzo del gas sarebbe dunque
rappresentato, seguendo tale critica, da qualche forma di ritorno ad
un sistema di contratti a lungo termine, abbandonando il massiccio
ricorso alle contrattazioni spot sviluppatosi negli ultimi anni”
Dunque cerchiamo di capire questo processo che potrebbe essere riassunto meravigliosamente nei termini della dialettica hegeliana. Tesi: rivolgersi al mercato è conveniente ed opportuno visto i problemi geopolitici con la Russia. Antitesi: i prezzi salgono alle stelle. Sintesi: occorre tornare almeno in parte ai contratti a lungo termine, ma ormai è impossibile farli con la Russia e dunque bisogna farli con l’America benché i prezzi siano molto più alti. Perciò penso che tutta l’operazione sia stata teleguidata da Washington. E del resto anche confrontando il discorso con cui Putin ha dato l’avvio al riconoscimento del Donbass e le miserabili reazioni dei leader europei, tutta gente di eccezionale mediocrità, avvitata sulle poltrone di comando da un’oligarchia feroce e vorace si comprende bene come questa gentaglia viva alla giornata, in attesa di ordini, senza alcuna idea o strategia: dei poveracci che ci trascineranno nella povertà.
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