lunedì 28 febbraio 2022

LA RUSSIA COME KATÉCHON di Moreno Pasquinelli

 https://www.sollevazione.it/

 

«Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!»

Purgatorio, canto VI, vv. 76-78

Calzante, come quant’altri mai, questo struggente pianto davanti all’indecente spettacolo accaduto venerdì scorso al Senato e alla Camera. Tutti, ma proprio tutti, hanno applaudito in piedi l’inusitato discorso di Mario Draghi sul conflitto tra Russia e Ucraina — al contempo, un atto di servilismo euro-atlantista e una dichiarazione di odio scomposto verso la Russia che non ha precedenti storici, nemmeno ai tempi del maccartismo, forse nemmeno ai tempi del fascismo.

Non siamo stupiti degli osanna dei lestofanti che compongono la maggioranza che sostiene Draghi (leghisti compresi). E nemmeno siamo stupiti che abbiano partecipato al bunga bunga anche i “patrioti” di Fratelli d’Italia. Anzi, Giorgia Meloni si è distinta per i proclami atlantisti e antirussi più accaniti. Che la signora fosse una gatekeeper lo si sapeva. Scrivevamo quando la Meloni fu accolta nel massonico Aspen Institute.

«Il caso di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia è un caso da manuale di come le classi dominanti, allo scopo di conservare il potere, fabbricano soggetti politici e leader il cui compito è occupare preventivamente lo spazio dell’opposizione, e ciò allo scopo di impedire che quello spazio venga rappresentato da soggetti effettivamente antisistemici».

Ma sorvoliamo su questi fantocci (che per questo solidarizzano con il loro simile Zelenskyy) e parliamo di cose serie. Cerchiamo di spiegare quale sia la posta in gioco e perché la Russia merita di essere sostenuta.

*   *   *

Impazza a reti unificate una campagna di intossicazione ideologica e depistaggio asfissiante. Non fatevi prendere per il culo dal pietismo umanitario per i “poveri ucraini”, dagli appelli in stile pacifista degli eurocrati. La verità è che anche l’Unione europea, ubbidendo a USA e NATO, è entrata in guerra contro la Russia. Sì, poiché nell’epoca delle guerre asimmetriche e ibride, anche il sabotaggio economico è una forma di guerra. Per essere precisi le durissime sanzioni adottate dalla Ue sono un’aggressione in grande stile, tendente non solo a rovesciare Putin, ma ad umiliare il popolo russo. Non solo terribili sanzioni contro la Russia, ma anche ingenti armamenti agli ucraini (anzitutto alle sue milizie naziste nei pressi di Leopoli). Di più: col pretesto dei “poveri ucraini”, riarmo generale, compreso, la storia si ripete, quello della Germania.

Non oso immaginare cosa in realtà si dicano, in camera caritatis, questi satrapi, questi briganti. Ce ne da una vaga idea Federico Fubini sul Corriere della Sera di ieri, 27 febbraio. Indossato l’elmetto, in preda ad un attacco isterico, nella sua boria imperialistica, scrive testualmente:

«…stiamo portando la guerra a casa di colui che l’ha dichiarata…. Lavoriamo per soffocare Putin finanziariamente e paralizzare l’economia del paese». Il Fubini svela dunque il recondito piano: spingere gli oligarchi ed i miliardari russi a sbarazzarsi di Putin. In buona sostanza un aperto appello ai plutocrati perché rovesciano Putin.

Chiedetevi: come mai tanto odio verso un capo di stato pur decisamente anticomunista? La risposta è semplice: Putin, da anni, si sta ponendo di traverso al grande piano delle élite mondialiste. Diciamola meglio: nel nuovo ordine mondiale immaginato da queste élite (compresi gli accoliti del Grande Reset) non c’è posto per una Russia come grande potenza. Parlano di “multipolarismo” ma vogliono azzoppare, addomesticare e colonizzare la Russia. Questo ha ben compreso Putin, di qui la sua resistenza. Di qui il dovere di tutti i veri patrioti, di tutti i nemici della vecchia e nuova globalizzazione, a schierarsi dalla parte della Russia.  L’eventuale caduta della Russia di Putin sarebbe il trionfo dell’élite neo-globalista che ha attuato l’operazione Covid. Se la Russia cade sarebbero spalancate le porte al cybercapitalismo, al dominio planetario di regimi di tirannia tecnocratica.

*   *   *

Sosteneva Carl Schmitt che la politica è teologia secolarizzata. San Paolo (2Ts, 2,6) immaginò l’esistenza di una potenza misteriosa e potente, il katéchon appunto, che impediva lo scatenamento delle forze infernali, che ostacolava la venuta del Anticristo. Riscoperte le antiche radici cristiano-ortodosse della Russia (ne parlavo QUI) Putin, che forse considera l’élite neoglobalista un Anticristo, si riterrà proprio questo katéchon che ne ostacola l’avvento.

Possiamo solo immaginare a quali tremende pressioni sia sottoposto Putin in questi giorni. Auguriamoci che resista senza perdere la testa. Che la sua difesa delle tradizioni ortodosse non lo faccia precipitare nella spirale dell’apocalittismo, così tipico di quella spiritualità. I suoi nemici stanno cercando infatti di provocarlo, di fare dell’Ucraina un inferno in cui bruciarlo. Non cada in questa trappola, non imiti i crociati cattolici che giunsero a sterminare i catari. Davanti all’accanita resistenza catara i condottieri papalini chiesero al legato di Innocenzo III, cosa fare, ed egli rispose con la famigerata sentenza: “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi”. Al netto delle sue dure invettive contro Lenin e i bolscevichi —accusati di avere troppo concesso al nazionalismo ucraino—, Putin sa che non deve seguire le orme di Stalin. La legittima vendetta verso i fantocci della NATO non può spingersi fino alla punizione collettiva dei fratelli ucraini.

Così noi interpretiamo la “Operazione militare speciale” in corso, l’uso strategico proporzionato e prudente della pur devastante forza militare russa con l’obbiettivo politico  di impedire che l’Ucraina passi per sempre coi nemici. Mosca si sta insomma attenendo alla massima che la guerra non è altro che la continuazione della politica con altri mezzi.

 

Nessun commento:

Posta un commento