Con la provocazione di far aderire l’Ucraina alla NATO, in violazione degli accordi fatti dopo la fine dell’URSS, l’amministrazione Biden sperava di impaurire la Russia e recuperare una credibilità interna ormai in caduta verticale.
Le cose invece sono andate in modo ben diverso. Con il riconoscimento delle due Repubbliche del Donbass la NATO e l’Ucraina vengono messe di fronte alla scelta di alzare il livello dello scontro e sfidate ad intervenire militarmente contro le due repubbliche indipendenti.
Per ora la risposta della Nato non è ancora di tipo militare e si continua a parlare di sanzioni, le quali però spesso fanno male più a chi le adotta e non a chi ne è vittima. Dopo tanta propaganda e allarmi sull’invasione dell’Ucraina, gli USA adesso devono decidere come rispondere al riconoscimento delle due repubbliche del Donbass, di popolazione russa e nelle quali la Russia in realtà era presente da almeno 8 anni.
Gli USA e la NATO stanno giocando due diverse partite sulle quali però non hanno nessuna garanzia del risultato. La prima è quella di mettere in difficoltà la Russia come componente del costituendo “blocco asiatico” che, assieme alla Cina, sta mettendo in seria crisi l’egemonia occidentale, soprattutto dopo la vergognosa fuga dall’Afghanistan che ne ha dimostrato la debolezza strategica.
L’altra è quella di riportare sotto controllo strategico gli “alleati” dell’’Unione Europea, utilizzando gli “Ascari” dei paesi Baltici , la Polonia, la Romania etc. Ma quella che si sta manifestando è una crescente divaricazione di interessi tra USA e UE, in cui viene attaccato dalla stampa anglo-statunitense addirittura lo stesso Draghi.
E’ a tutti evidente che in caso di un conflitto in Europa o di sanzioni alla Russia, quelli che verranno messi in difficoltà sono le imprese europee, le loro relazioni e la loro espansione economica a est. E questo nonostante che i leader politici europei si stiano allineando con le posizioni USA, una scelta che verrà pagata anche in termini economici dai popoli dell’Unione Europea.
D’altra parte non è la prima volta che questo accade ed è già avvenuto negli anni ’80 con la decisione di installare gli euromissili in Europa. l’intento palese degli Stati Uniti era quello di mettere in difficoltà i paesi europei, a cominciare dalla Germania che con la “Ostpolitik” puntava a ridurre la tensione con l’URSS per sviluppare le relazioni economiche. Oggi la stessa cosa sta avvenendo con la Germania e la stessa UE, di cui il gasdotto “Nord Stream 2” ne è un esempio tangibile.
La crisi di una egemonia mondiale, emerge chiaramente proprio dall’uso avventurista della forza militare nel momento in cui l’impossibilità di produrre uno sviluppo generale riduce la capacità dell’imperialismo USA di mantenere il ruolo trainante avuto dagli anni ’90.
Putin con il riconoscimento delle Repubbliche del Donbass ha certamente impedito che i nazisti e i russofobi Ucraini ripetessero nelle repubbliche indipendentiste le stragi fatte nel 2014 con il colpo di stato sostenuto dall’occidente.
La Storia però sta presentando il conto anche ad un regime oligarchico come quello russo che, con il tradimento dell’URSS ribadito dallo stesso Putin con le ridicole affermazioni su Lenin, pensava di assicurarsi la riconoscenza occidentale e di ritenersi al sicuro dall’aggressività della NATO.
Per questi motivi la Rete dei Comunisti dà indicazione di mobilitarsi ovunque sia possibile e denunciare con ogni mezzo il ruolo guerrafondaio della NATO.
Nessun commento:
Posta un commento