domenica 27 febbraio 2022

Ucraina. Il coltello alla gola.

Il potere in Ucraina è nelle mani di un comico Zelens’kyj che a seguito del successo di Sluha Narodu, nel marzo 2018 ha fondato un partito dal nome omonimo che lo porterà nel 2019 a ricoprire l’incarico di Presidente.  

 

sinistrainrete.info - linterferenza.info Salvatore A. Bravo

L’occidentalizzazione delle élites è globale. Il presidente è passato da impersonare il ruolo del Presidente alla realtà. La società dello spettacolo regna ovunque ed indebolisce la lotta di classe ed i lavoratori. L’elezione di un comico ricorda il peggio dell’Occidente, in cui la politica è spettacolo per ammantare la realtà del dominio. Gli “attori” sono tali in scena e nella realtà, sono il volto popolare e umano del dominio. Devono addomesticare le menti dei popoli con l’aureola del mito mediatico, devono accarezzare le coscienza per manipolarle allo scopo di strappare il “sì” alle privatizzazioni e all’economicismo scientista con cui smantellare ogni fondamento comunitario. Bisognerebbe ascoltare le interviste del Presidente ucraino, nessuna visione progettuale, dichiarazioni di buone intenzioni vuote e mediaticamente studiate.

Tra gli innumerevoli progetti vi è il corridoio verde a Chornobyl (lingua ucraina) attraverso il quale ammirare il rigoglioso rinascere della natura, le radiazioni sono un dettaglio, i turisti saranno stupefatti dall’esperienza, la loro salute al contatto con la natura, si ipotizza, rinascerà anch’essa. Ha studiato da attore, pertanto tutto viene di conseguenza. Essersi consegnato nelle mani dell’Occidente atlantista che ha stracciato ogni promessa di non annessione nella NATO delle nazioni che facevano parte del patto di Varsavia è il segno di una grande miopia politica. Successo e denaro facile non si ottengono come nei film, ma con un lungo processo di trasformazione partecipato della popolazione, ma ancora una volta si punta sulla vendita delle industria di Stato, si rincorrono gli occidentali svendendo il patrimonio di una nazione dalla storia millenaria. Il coltello alla gola, metafora usata da Putin, nel suo discorso di circa un’ora con cui esprimeva le ragioni della guerra, è stato messo al popolo ucraino oltre che al popolo russo. Gli ucraini sono oggetto della predazione dell’Occidente, le cui classi dirigente sono alleate con gli ucraini che contano, mentre il popolo russo ha i missili puntati contro, nel frattempo le folle belanti dell’Occidente, vittime dei media, corrono nelle piazze ad inneggiare alla pace. La pace come desiderio è ben debole, essa si prepara con l’impegno quotidiano e non certo con improvvise manifestazioni sulla scia dell’emotività. I fatti duri e crudi si perdono nella menzogna perenne dei media che subissano di immagini, anche false, allo scopo di non far comprendere, si cerca un’adesione acefala alle politiche di aggressione presentandole come difesa dal nuovo Hitler dell’Est (Putin). Il coltello alla gola è la tragica verità dei potentati occidentali che usano la paura e la miseria per dominare. Strano miscuglio in cui il timore-terrore per il futuro nello sfacelo del presente convive con l’illusione che vi possa essere la svolta occidentalizzandosi, ovvero privatizzando le attività produttive e abbracciando il nichilismo consumistico della cadente borghesia occidentale. L’Ucraina è la summa delle contraddizioni di un mondo senza alternative reali e che consente il saccheggio dei padroni, perché si è rifugiato nel virtuale, la distopia mediatica ha sostituito la dura realtà e verità con la derealizzazione di massa. Nella ridda delle stratificazioni delle ragioni delle parti in campo, la realtà si perde nell’irrazionale, in assenza di una politica vera, e invece abbiamo solo tatticismi senza speranza. Personaggi come Zelens’kyj hanno il loro breve successo, ma sono solo marionette che appaiono sulla scena per essere gli esecutori dei veri dominatori. In questo caso l’aggravante è che il gruppo dei comici non ha compreso le forze stregonesche che ha richiamato in campo, pertanto vi è il rischio che possano portare gli ucraini verso lo sfacelo finale. L’appello patetico del Presidente all’Occidente reo di averlo lasciato solo, è rivolto alla popolazione, deve giustificare la sconfitta, ma nel contempo è il segno di un uomo che ha vissuto nel virtuale e mai nel reale. Il problema è globale, se la politica è far carriera e spettacolo senza preparazione, crisi di questo genere si ripeteranno in modo sempre più accelerato. Per poter governare tra equilibri abissali è necessaria la formazione di una classe dirigente con un vissuto politico all’altezza dei tempi. Film, slogan e propaganda vanno bene per vendere prodotti, ma non per governare, pertanto la verità sulla crisi mondiale della politica è dinanzi a noi. La società dello spettacolo ha reso marcescente la politica, l’ha resa fragile e ciò avvantaggia enormemente i poteri economici che governano la politica, e di fatto la cancellano. L’economia governa il pianeta, essa si è frammentata in lotta tra multinazionali che in taluni momenti si alleano, in altri si fanno la guerra come fossero bande armate. Tra gli innumerevoli problemi e pericoli che la crisi ucraina evoca, vi è un problema strutturale, ovvero la crisi della politica. Il coltello è alla gola dei popoli lasciati soli e senza alternative nelle mani di saltimbanchi e comici alla ricerca di successo, sullo sfondo vi sono le armi nucleari e la crisi energetica.

 

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