Il primo giorno scrivemmo che l’obiettivo americano era
l’estromissione della Russia dallo SWIFT e sono bastati quattro giorni
per raggiungerlo, pare. Ho scritto anche che Putin avrebbe messo i fatti
sotto le parole perché le relazioni politiche con l’Occidente non
consentivano più si sperare di modificare lo stato delle cose con altri
mezzi. Ho anche evidenziato che la frase del russo pronunciata al primo
giorno di attacco: “… risposta della Russia sarà immediata e vi porterà a
conseguenze che non avete mai sperimentato nella vostra storia”, andava
perciò presa nella sua letteralità, il che le dava un sapore molto
inquietante.
sinistrainrete.info - facebook.com/pierluigi.fagan Pierluigi Fagan
Sul piano geopolitico, tutto ciò porta ad intravedere una nuova condizione del tavolo di gioco. Gli USA hanno ottenuto presto il loro obiettivo, separare per lungo tempo in maniera profonda ed irreversibile, l’Europa dalla Russia. Come altri hanno notato, ieri e in poco tempo, si è passati dall’esclusione dell’opzione SWIFT per cause di forza maggiore al veloce riallineamento sulla possibilità di applicare il bando da SWIFT.
Non si ottiene un riallineamento così ordinato e soprattutto veloce su una questione così concreta e complessa in un giorno chiacchierando o urlando al telefono con brutte o belle parole, anche qui ci vogliono i fatti. Cos'ha mosso Scholz, Macron e Draghi a passare dalla solita melina ad addirittura inviare armi sul fronte di guerra facendola diventare una propria guerra?
Mi lancio quindi in una ennesima rischiosa previsione, non sono Otelma, sto solo cercando di intuire la strategia di tutto ciò. Sebbene a noi i fatti appaiano in una sequenza di scoperte quotidiane, ci sono strategie lungamente pensate da parte quantomeno dei due principali giocatori del gioco, USA e Russia. Sono le strategie ad ordinare la sequenza dei fatti. Putin non è pazzo, gli americani non sono dei cialtroni giunti alla fine del loro tempo come alcuni hanno letto nel ritiro dall’Afghanistan. Sono due potenze e stanno giocando la partita al pieno delle loro forze. Chi non ha competenze su questi argomenti è meglio torni a parlare di virus o di Sanremo.
La previsione, facile, è che ora gli USA potranno rispolverare un vecchio arnese comparso nella politica delle relazioni tra blocchi, qualcosa di simile al TTIP. Biden ha sicuramente promesso agli europei, un nuovo trattato commerciale pieno di belle speranze, per compensare delle obiettive e destabilizzanti perdite che il pacchetto sanzioni-SWIFT-bando della Russia nel girone degli intoccabili che colpirà gli europei forse anche più che i russi.
Ricordo brevemente che il TTIP venne promosso da Obama, come il suo omologo TPP nell’area del Pacifico, riscuotendo perplessità in patria, silenziosa ambiguità da parte degli europei, allungando i tempi delle trattative fino a che i democratici persero le elezioni in favore di Trump. Trump, decise di giocare la partita strategica diversamente, non tanto nella strategia generale quanto nella tattica. Il TTIP scomparve del tutto mentre il TPP venne abbandonato dagli USA. Il Giappone se ne fece allora promotore ulteriore tant’è che poi è stato firmato come CPTPP nel 2018 tra 11 Paesi dell’area. Una nuova versione del TTIP riprenderà la vecchia strada strategica stante che quella strategia elaborata allora lo è stata dalla stessa élite che oggi ha riferimento in Biden.
Sarà per Biden più facile farlo digerire internamente poiché sarà redatto in forma meno problematica per gli americani, il mercato americano ne vedrà al contempo con più chiarezza necessità ed opportunità.
Sarà meno problematico per gli americani perché gli europei non potranno trattare quasi nulla non avendo alternative, ed avendo anche una certa fretta di compensare il disastro economico provocato dagli eventi e loro gestione, almeno da quanto si vede già nei primi quattro giorni.
Creerà un sistema commerciale di grande massa, il primo della nuova globalizzazione 2.0 che passa dalla forma unipolare anni ’90-’20, alla forma multipolare. Per quanto la partita multipolare sia ancora lunga, il polo occidentale a guida americana così formato, sarà obiettivamente il polo di prima massa e la massa, facendo gravità, ordina.
Indirettamente, una Europa conformata al sistema New-TTIP, sarà oggettivamente impedita a continuare i suoi ambigui rapporti con la Cina, ci saranno opportune clausole per recintare l’Europa entro i limiti giuridici del Trattato. Il che, di contro, servirà anche nelle partite con l’altra parte del mondo, la parte asiatica. A questo punto non ci sarà più una collezione di Stati europei con cui fare bilaterali, per i Paesi ASEAN, gli stessi CPTPP, il RECEP con dentro anche la Cina etc. A questo punto il New-TTIP che conterà USA-EU-UK (AUT-NZ sono nel CPTPP) conterà più del 50% del Pil mondiale. Impossibile per tutta l’area dentro un giro di compasso con punta conficcata nell’ovest euroasiatico, pensare di fare affari con altri che non siano nel cerchio magico. Una seconda carta questa giocata forse ieri per allineare gli staterelli europei, nel senso che aprirà nuova opportunità di egemonia larga, economica per gli europei, geopolitica per gli USA. Il New-TTIP sarà la colla per rimettere assieme i cocci europei unendoli alla potenza madre.
Il New-TTIP, a questo punto, sarà portato in dote al già operante CP-TPP con gli undici asiatici-pacifici, portando gli USA (con il nuovo NAFTA ovvero USMCA -USA-Messico-Canada, firmato da Trump) a diventare perno centrale dei due trattati. Così si mette a posto anche le ambigue relazioni che molti asiatici-pacifici hanno con la Cina. L’India non avrà altra scelta che aderirvi per obiettivo interesse ed a quel punto, mancanza di alternative altrettanto valide. Quest’ultima ipotesi non è liscia, l’India sa tutto questo e l’India non ha minore interesse multipolare di Russia e Cina.
Tutto ciò corroborerà anche la riformulazione della partita energetica ricordando che l’energia fa struttura, ha bisogno di forti shock esogeni per riformularsi dopodiché -riformulata- diventa una gabbia di interdipendenza strutturale difficilmente reversibile. Si vedrà come s’intende sopperire alle eventuali cadute di forniture russe (saltano tubi in Ucraina? ed attenzione a chi li farà eventualmente saltare ... Putin chiude i rubinetti? Alza i prezzi all’impazzata? Arriva energia dagli USA e dal Medio Oriente? Si sdoganano le trivellazioni in tutto il Mediterraneo che nella parte est è pieno di gas? non ve lo so dire) nel breve. Quella energetica è una partita molto complessa che meriterebbe analisi specifiche che qui non possiamo dettagliare. Ma possiamo immaginare la forte spinta che tutto ciò porterà al nuovo “piano straordinario per la conversione green”, le cui promesse di business avranno fatto crollare anche le ultime resistenze germano-italiane.
Questo lo vedo con una certa nitidezza, altro non riesco a vedere. Nel senso che non so dire se Putin e Xi hanno previsto tutto ciò, se e come Putin continuerà a giocarsi la partita in Ucraina, fin dove è intenzionato ad arrivare col suo sinistro “conseguenze che non avete mai sperimentato nella vostra storia” minacciato agli europei, se Biden riuscirà a salvare la sua performance interna nelle mid-term e poi nel secondo mandato. Anche se si aprisse una trattativa e poi uno stallo e magari anche un accordo nella partita ucraina, tutto ciò è già successo ed è irreversibile. È iniziata una partita in cui, come felicemente sintetizzò la Clinton in altro contesto “si dovrà far pagare un prezzo”. Gli USA stanno facendo pagare un prezzo ai russi per l’operazione ucraina, vedremo che prezzo farà pagare Putin all’Europa per le sue scelte di campo. Sperando non alludesse la prezzo più alto.
Da anni scrivo delle logiche di potenza e di massa nel “gioco di tutti i giochi”. Sono almeno nove anni (dall’articolo l’Euro-nostrum, 2013) che peroro -in beata solitudine- la causa di una formazione di media potenza euro-mediterranea. Forse qualcuno ha pensato io sia un pazzerellone in cerca di distinzione o un idealista di belle speranze. Non sono né l’uno, né l’altro, sono solo uno studioso indipendente di pensiero e di fatto che si occupa di queste cose nel profondo, non cioè navigando al vento di giornata, non sono cioè un giornalista o un aspirante politico populista o un cercatore di effimere piccole notorietà. Sovranisti alla matriciana, no-euristi di belle speranze, coltivatori del “un altro socialismo è possibile” e tutta la vasta congerie di strateghi che non vincerebbero una partita a briscola neanche se la giocassero da soli, saranno risvegliati dalla dura logica del mondo reale. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare e non sono simpatici come John Belushi.
Speriamo almeno che qualcuno cominci a trarne le conseguenze e cominci a rivedere gli strumenti di pensiero in uso. Non c’è stupidità maggiore di chi non trae esperienza dai propri errori.
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