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PLINIO INNOCENZI FEBBRAIO 2022
Il mondo dopo la pandemia, per la prima volta le spese militari hanno superato la cifra globale di due trilioni di dollari
La crisi mondiale scatenata dalla pandemia ha avuto un interessante effetto sulle economie mondiali, anche se non proprio quello che ci sarebbe aspettato, ossia l’aumento delle spese militari. Le spese militari hanno superato la cifra globale di due trilioni di dollari per la prima volta.
Gli Stati Uniti, nonostante la fine della guerra in Afghanistan, hanno portato il budget della difesa all’enorme cifra di 778 miliardi di dollari, quasi la metà del prodotto interno lordo (Pil) italiano, a fronte dei 2418 miliardi destinati a tutte le spese sociali. Gli Stati Uniti da soli sono responsabili del 39% delle spese militari mondiali con un budget pari a quello degli altri undici paesi successivamente in classifica per tale voce. Il budget militare è il 3,7% del Pil statunitense e comprende il 10% delle spese federali e la metà di quelle discrezionali ossia un terzo del bilancio federale annuale. Ancora poco se paragonato alle spese militari dell’Arabia Saudita o di Israele che raggiungono l’8,4 e il 5,6% del loro Pil.La competizione strategica con la Cina è la giustificazione per l’aumento delle spese militari statunitensi, in vista di un confronto che proprio la corsa agli armamenti dalle due parti rende più probabile. La Cina è divenuta una superpotenza militare grazie all’aumento delle spese per 26 anni consecutivi e nel frattempo ha costruito la più grande flotta del mondo con 350 navi.
Se si comparano le spese militari cinesi con quelle statunitensi a parità di potere di acquisto, che permette un confronto più corretto, queste salgono a 349 miliardi di dollari. Tuttavia nel caso della Cina questo tipo di valutazioni sono piuttosto complesse, vista la tradizionale opacità dei dati; secondo l’Economist la cifra reale sarebbe sui 550 miliardi di dollari e quindi non molto lontana da quella degli Stati Uniti. La corsa agli armamenti cinesi e l’attivismo assertivo con i paesi confinanti, che ha già portato agli scontri di frontiera con l’India, non hanno lasciato indifferenti i vicini che hanno a loro volta aumentato le spese militari. India, Corea del Sud, Giappone, Australia hanno risposto all’estensione della sfera di influenza cinese non solo con preoccupazione ma ordinando sottomarini nucleari, costruendo nuove portaerei e ovviamente espandendo la spesa militare.
Non molto migliore la situazione appare sul fronte europeo, dove la Russia ha schierato ai confini con l’Ucraina un imponente esercito la cui sola presenza crea apprensione e paura di una prossima invasione. La Russia, nonostante un’economia debole e in difficoltà, destina una cifra imponente alle spese militari, ben il 4,3% del Pil, circa 70 miliardi di dollari. L’Italia destina alla difesa l’1,6%, ma sorpresa, anche il nostro paese in periodo di crisi economica e pandemia sembra non possa fare a meno di seguire questo trend mondiale e per il 2022 il budget destinato alla difesa sfiorerà i 26 miliardi di euro con un aumento di 1,35 miliardi. Il triste bilancio di 8,7 miliardi di euro, oltre 700 feriti e 53 morti per l’intervento militare in Afghanistan, non è evidentemente un deterrente efficace.Una delle più grandi crisi globali dalla fine della seconda guerra mondiale sembra quindi aver avuto tra le conseguenze una nuova accelerazione delle spese militari, non solo nei paesi con governi autoritari, ma nelle stesse democrazie.
La corsa agli armamenti ha anche altre implicazioni poiché ci troviamo in un momento in cui le nuove armi avranno un potenziale distruttivo sempre maggiore a causa della transizione tecnologica in atto. Aerei, navi e sottomarini droni, missili balistici ipersonici, portaerei nucleari di nuova generazione, rappresentano minacce non controllabili se finiscono nelle mani sbagliate, e non necessariamente quelle di un dittatore o un governo autoritario. Il tema delle spese militari è stranamente fuori dagli interessi dell’opinione pubblica, eppure la mancanza di materie prime e l’aumento dei prezzi non sono che i primi segnali delle conseguenze di un mondo tribalizzato e incapace di dialogare.
https://www.lanuovasardegna.it/opinioni/2022/02/17/news/la-folla-corsa-agli-armamenti-1.41234826
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