giovedì 24 febbraio 2022

LA SCUOLA DI SCHWAB DA CUI SONO USCITI MACRON, TRUDEAU E TANTI GLOBALISTI

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scuola di Schwab

Emmanuel Macron, Justin Trudeau, l’ex cancelliere austriaco Sebastian Kurz, il primo ministro della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern, che cosa hanno in comune questi leader occidentali?

Oltre ad essere i più zelanti esecutori del grande reset e delle limitazioni costituzionali in nome del Covid, si sono formati tutti nella stessa scuola. La fucina da cui sono usciti si chiama The Forum of Young Global Leaders ed è l’incubatore di leader del futuro fondato da Klaus Schwab, l’economista fondatore del Forum economico mondiale e autore del libro la Quarta rivoluzione industriale.

Nel 2004 Schwab vince il premio Dan David, istituito dalla fondazione dell’uomo d’affari internazionale Dan David e attribuito ogni anno a tre uomini che si sono distinti nel campo della tecnologia, della scienza e della cultura. Con il premio di 1 milione di dollari Schwab fonda il Forum dei giovani leader globali. Nel solo primo anno aderiscono all’associazione 237 membri. Attualmente i membri sono 1400.

Ogni anno la scuola del Forum ospita circa 120 giovani alunni di varie nazionalità, impegnati in diverse attività e professioni: finanzieri, imprenditori, artisti, scienziati, innovatori tecnologici, educatori, attivisti, artisti, giornalisti e molto altro.
Hanno studiato alla Young Global Leaders non soltanto futuri uomini politici, ma anche attori come Leonardo Di Caprio e Charlize Theron. Sono usciti dalla scuola di Schwab anche Mark Zuckberg e Michael Schumacher.

I globalisti hanno appreso bene la lezione di Antonio Gramsci sull’egemonia culturale. Hanno capito che per imporre le loro posizioni, funzionali ai loro interessi, serve farle interiorizzare alla massa. Hanno creato think thank, associazioni e fondazioni dedite alla diffusione delle loro idee in ogni settore, hanno occupato le università e tutti i luoghi di produzione di cultura. Solo così è possibile un pervicace sistema di controllo.

Se c’è qualcosa da imparare dai globalisti è che di cultura si vive eccome.

 

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