L’emigrazione sembra offrire una grande opportunità di benessere e di sviluppo per le popolazioni più povere ed intorno inevitabilmente finisce per muoversi un ricco giro di affari. Ne è convinta l’economista euroscettica Ilaria Bifarini, studiosa delle politiche europee soprattutto in materia di austerità, moneta unica e neocolonialismo (ha pubblicato dei libri proprio dedicati a questi argomenti) ed influencer su Twitter che evidenzia, in questa intervista a Lo Speciale, come esistano dei veri e propri strumenti finanziari volti ad incentivare le migrazioni. Uno di questi, il più potente, sarebbe il microcredito, nato per aiutare lo sviluppo dei Paesi poveri e che invece sembra essere diventato il migliore stimolo all’emigrazione.
Perchè in base alle sue ricerche sulla questione migranti ritiene che lo strumento del microcredito anziché aiutare le popolazioni povere diventi un incentivo ad emigrare?
“Secondo l’infondato paradigma di sviluppo economico abbracciato dalle organizzazioni internazionali e smentito dalle evidenze, l’emigrazione rappresenterebbe un’opportunità di miglioramento della vita e del benessere delle popolazioni più povere. Così anche lo strumento del microcredito, ideato per traghettare i paesi in via di sviluppo fuori dalla condizione di miseria, ha finito per divenire in molti casi uno strumento per incentivare l’emigrazione.
Non a caso il Bangladesh, dove questo strumento è nato, è il paese di provenienza di circa un decimo dei migranti che ogni anno arrivano in Italia”.
Non a caso il Bangladesh, dove questo strumento è nato, è il paese di provenienza di circa un decimo dei migranti che ogni anno arrivano in Italia”.
Ha degli elementi in tal senso?
“In Bangladesh opera la più grande Ong al mondo, leader nel settore dei prestiti all’emigrazione, e oltre che nel Paese, opera in Asia, America Latina e in molti paesi dell’Africa, diffondendo così questo sistema collaudato.
Non solo offre i finanziamenti e l’assistenza per emigrare attraverso il microcredito, ma a quanto pare si occuperebbe anche di fornire alle famiglie dei migranti dei prestiti sulle future rimesse, in modo da accedere a somme di denaro per fare investimenti o spese mentre aspettano di ricevere le rimesse inviate dall’estero. Ma così i migranti, che spesso non trovano lavoro nel Paese di accoglienza, finiscono nel vortice dell’indebitamento, ricorrendo a tutti i mezzi pur di ripagare i prestiti contratti?”.
Non solo offre i finanziamenti e l’assistenza per emigrare attraverso il microcredito, ma a quanto pare si occuperebbe anche di fornire alle famiglie dei migranti dei prestiti sulle future rimesse, in modo da accedere a somme di denaro per fare investimenti o spese mentre aspettano di ricevere le rimesse inviate dall’estero. Ma così i migranti, che spesso non trovano lavoro nel Paese di accoglienza, finiscono nel vortice dell’indebitamento, ricorrendo a tutti i mezzi pur di ripagare i prestiti contratti?”.
E’ vero che finanza e filantropia possono intrecciarsi sulla questione dei migranti?
“Beh, Jacques Attali il mentore di Macron, ha fondato un’associazione che opera in 60 Paesi al mondo per incentivare l’accesso ai servizi finanziari da parte delle popolazioni più povere. La sua mission, dichiara, è quella di ‘combattere la povertà attraverso lo sviluppo della microfinanza’. Per realizzarla si serve di otto unità specializzate, compresa un’agenzia di rating di microfinanza.
Tra i suoi organi societari spiccano nomi eccellenti, alcuni dei quali hanno avuto in passato incarichi prestigiosi nelle Istituzioni europee e comunitarie. Il cofondatore di questa ramificatissima Ong è il creatore della prima banca che concede denaro alle persone più indigenti, insignito addirittura del Nobel della Pace, che scrive libri e tiene convegni in tutto il mondo per esportare questo modello spacciato come filantropico”.
Tra i suoi organi societari spiccano nomi eccellenti, alcuni dei quali hanno avuto in passato incarichi prestigiosi nelle Istituzioni europee e comunitarie. Il cofondatore di questa ramificatissima Ong è il creatore della prima banca che concede denaro alle persone più indigenti, insignito addirittura del Nobel della Pace, che scrive libri e tiene convegni in tutto il mondo per esportare questo modello spacciato come filantropico”.
Quali altri attori e scenari ci riserva questo ramificatissimo business?
“C’è ancora un business gigantesco da aggredire, quello delle rimesse dei migranti. Lo scorso anno dall’Italia sono usciti 6,2 miliardi di euro di rimesse verso l’esterno e a livello globale la cifra raggiunge circa 700 miliardi di dollari. Il costo medio per una singola transazione si aggira intorno al 7%, con punte che superano il 10%. Il settore è in mano, in condizioni pressoché di duopolio, a due colossi statunitensi che hanno contratti esclusivi con gli enti statali. Ma un business così fiorente non poteva rimanere a lungo ignorato. Ed ecco infatti entrare in campo un altro magnate dell’economia mondiale, il ceo di Facebook Mark Zuckerberg con la sua nuova moneta. La Libra nasce proprio come valuta globale con l’obiettivo dichiarato di consentire alle persone di inviare denaro a chiunque, da qualsiasi luogo, a un prezzo basso col solo utilizzo di un cellulare. È stato stimato che a livello globale un miliardo di individui non abbia accesso ai prodotti finanziari ma possiede un telefono cellulare e di questi circa 480 milioni hanno accesso a Internet. Dunque il ricchissimo “piatto”, come lo chiamo io, delle rimesse sarà il primo obiettivo nel mirino della Libra?”.
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