venerdì 16 agosto 2019

La famiglia uccide più della mafia.

Il mese di agosto, tradizionalmente, registra un aumento delle segnalazioni e delle denunce per liti in famiglia e atteggiamenti violenti con mogli e compagne. 
 
 
La famiglia uccide più dellaLo sanno molto bene i miei colleghi che si occupano di controllo del territorio.
Una tendenza che non fa eccezione neppure per questo 2019. Non a caso da alcuni anni le questure, nell’ambito dei consueti controlli sulla sussistenza dei requisiti per il porto d’armi, soprattutto per usi sportivo e caccia, continuano a revocare licenze a uomini protagonisti di violente liti in famiglia, con mogli o fidanzate, litigi con vicini di casa, seguite da aggressioni e minacce.
Ciononostante, come ha evidenziato il recente rapporto Eures dal significativo titolo “Omicidio in famiglia”, le armi legalmente detenute nelle case degli italiani uccidono più di mafia, camorra e ‘ndrangheta. C’è un dato che fa riflettere, confermato anche dall’ultimo dossier ferragostano del Viminale: gli omicidi sono in calo nel nostro Paese, ma crescono quelli tra le mura di casa.
Nel periodo agosto 2017/luglio 2018 hanno perso la vita in maniera violenta 357 persone, 151 in ambito familiare e 31 in maniera attribuibile alla criminalità organizzata; nel periodo agosto 2018/luglio 2019 il numero di cittadini assassinati è sceso a 307, 145 sempre in ambito familiare e 25 ancora legati alla criminalità organizzata.
Sempre secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Interno, oltre il 63% degli omicidi “casalinghi” riguarda le donne.
Una vera e propria emergenza, con un fil rouge che lega pericolosamente assieme la delittuosità in famiglia e la diffusione delle armi.

Per questo, come poliziotti democratici, restiamo fermi nella nostra convinzione che il numero di fucili e pistole in circolazione debba diminuire e non aumentare, che il legislatore debba mettere le forze di polizia nella condizione di poter controllare in maniera più cogente i titolari di porto d’armi ad uso sportivo o caccia che spesso costituiscono l’occasione a buon mercato per avere in casa delle vere e proprie santabarbara.
Tutto questo, ovviamente, ha delle conseguenze anche in relazione alla vexata quaestio della legittima difesa sulla quale, alla luce delle ultime modifiche normative dello scorso aprile, le perplessità non mancano. In questa calda estate che ci prepara a un autunno con un governo tutto da scoprire, chi ha responsabilità politiche dovrebbe almeno sotto l’ombrellone leggersi dati e rapporti generosamente messi a disposizione da istituzioni, autorevoli enti di ricerca e studiosi. Siamo tutti in prima linea nel denunciare le violenze in famiglia e contro le donne, ma sono troppi quelli che nascondono la testa sotto la sabbia quando si parla di armi. Magari per non dispiacere la voglia di giustizia fai da te che viene alimentata artatamente in Italia o le lobby del settore cui più di un politico strizza l’occhiolino.

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