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Il crescente interesse per la reintroduzione della canapa negli ordinamenti colturali delle aziende agricole in Italia, la riscoperta dei suoi molteplici usi e delle sue peculiari proprietà anche da un punto di vista nutraceutico ed alimentare, hanno portato di recente all’approvazione di una legge quadro nazionale e nel Lazio al varo della legge regionale n.1 del 2017, operativa a tutti gli
effetti a partire dallo scorso 2 marzo.
Molteplici le iniziative che in questi ultimi tempi sono state promosse sull’argomento, dai convegni alle fiere locali dedicate, promosse soprattutto all’inizio da associazioni locali che hanno creato i primi nuclei di sensibilizzazione sul tema, andando alla riscoperta delle tradizioni di coltivazione presenti sul territorio, dove persino la toponomastica registra, spesso in maniera inequivocabile, la pratica della coltivazione di questa pianta fino al secondo dopoguerra. E’ il caso di Canepina, nel viterbese, ma una presenza significativa viene segnalata anche per altre località del Lazio.
E’ comunque in provincia di Viterbo, dove è sorta anni fa l’Associazione ‘Canapa Live’ e nel comprensorio dei Monti della Tolfa, dove si sono attivate le Università agrarie di Tolfa e Allumiere, che il fermento per un rilancio della canapa è più vivace e dove si sta pensando concretamente alla costituzione di un consorzio di produttori.
Dall’associazionismo alle istituzioni, un’ampia convergenza di presenze e partecipazioni si è registrata questa mattina al Convegno ‘la canapa industriale: sviluppo e valorizzazione di una nuova filiera agroalimentare ecosostenibile’ che si è svolto presso l’aula magna della facoltà di Chimica della Sapienza di Roma, organizzato dalla stessa università in collaborazione con l’università della Tuscia di Viterbo.
Dopo gli interventi a carattere tecnico sugli aspetti riguardanti la coltivazione, la valorizzazione industriale, le caratteristiche alimentari e nutraceutiche, nonché sulle prospettive di mercato della canapa, la parola è passata alle istituzioni. “sollecitate dal basso – come ha sottolineato Antonio Rosati, amministratore unico di Arsial nel corso del suo intervento – le istituzioni producono cose buone”. E con riferimento alla legge recentemente approvata in Consiglio regionale ha detto “Come Agenzia abbiamo un compito, far capire le straordinarie caratteristiche di questa pianta, promuovere lo sviluppo di una filiera agroindustriale dedicata. Arsial ha una funzione importante da svolgere nell’ambito della legge e per questo stiamo pensando di creare un apposito ufficio di scopo”. In un momento di crisi la riscoperta di colture tradizionali può essere una risposta, ha concluso Rosati, un ritorno ai principi ispiratori reinterpretati in un’ottica di innovazione.
A favore di una reintroduzione della canapa negli ordinamenti produttivi agricoli della regione si è espresso anche l’assessore all’agricoltura Carlo Hausmann, che ha parlato di una possibile alternativa di fronte alla crisi profonda che sta attraversando il settore cerealicolo, in seguito al drastico crollo dei prezzi e alla conseguente riduzione delle superfici ( – 25% solo nell’ultimo anno) seminate a cereali. “Con la nuova legge, ha detto Hausmann, la Regione si fa carico della necessaria ricerca applicativa e attiva le misure di sostegno tramite i fondi del PSR. Arsial dovrà concorrere alla creazione di un primo nucleo di strutture di trasformazione e all’avvio di progetti pilota finalizzati a verificare l’introduzione delle varietà di canapa più adatte ai diversi ambienti pedoclimatici del Lazio e a mettere a punto la gestione agronomica della coltura”.
Sulla nuova legge regionale si è intrattenuta anche la consigliera Marta Bonafoni, richiamandone il carattere fortemente innovativo, anche per le modalità di larga partecipazione che ne hanno caratterizzato l’iter di approvazione. “Con questa legge, ha detto, riusciamo a fare da modello per altre regioni e facciamo un investimento sul futuro che rappresenta un ribaltamento di quello che si è fatto negli ultimi decenni”.
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