Padoan al Messaggero rompe il tabù e devia dalla linea di Renzi. Il taglio dell'Irpef resta in campo, sulle privatizzazioni nessun freno.
L'aumento dell'Iva
non è più un tabù. Anzi. Uno scambio tra l'aumento dell'imposta e una
riduzione del cuneo fiscale è "un'opzione sostenuta da buone ragioni".
Parola del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che in un'intervista al Messaggero,
apre a uno "scambio" tra più Iva e meno tasse. Una possibilità che si
delinea come antitetica alla linea portata avanti dall'ex premier,
Matteo Renzi, e dai renziani del Pd, che in più di un'occasione hanno
sottolineato la contrarietà a un aumento delle tasse.
Spiega il ministro
"Lo scambio tra Iva e cuneo fiscale è una forma di svalutazione interna che beneficia le imprese esportatrici, che sono anche le più competitive, le quali non possono più avvantaggiarsi del tasso di cambio. Si tratta di una ricetta classica e siccome io sono un tecnico ricordo che nelle scelte politiche non si possono ignorare gli aspetti tecnici, e viceversa. Diciamo che è un'opzione sostenuta da buone ragioni".
L'Iva non è la sola imposta che anima
l'agenda economica del governo. Si affaccia, infatti, anche un possibile
intervento del taglio dell'Irpef, che l'ex premier Matteo Renzi aveva
promesso nel 2018 ma di cui non c'è traccia nel Documento di economia e finanza
approvato martedì scorso dal Consiglio dei ministri. Padoan spiega che
l'ipotesi "non è stata esclusa", rinviando alla legge di bilancio per il
prossimo anno che "è ancora tutta da discutere".
In un quadro economico caratterizzato da
"vincoli stretti", come sottolinea Padoan, l'azione del Tesoro punta
anche a un impegno forte sul fronte delle privatizzazioni, tema che ha
diviso le valutazioni del ministro da quelle dei renziani, che temono
una svendita dei gioielli di famiglia da parte dello Stato. "Non è che
siccome c'è stata una levata di scudi allora ci accontentiamo di un po'
meno", afferma il ministro.
I progetti del Tesoro si muovono,
quindi, in un percorso complicato non solo sul fronte degli impegni da
rispettare con Bruxelles e con i conti da fare con l'avvio della Brexit,
ma anche su quello interno. Sulle accuse, arrivate dalla maggioranza,
di voler alzare le tasse, Padoan replica in modo deciso:
"Intanto ci sono alcuni elementi di metodo. Il primo è riconoscere che il sentiero tra questi due vincoli è effettivamente stretto. Poi su singole misure ci possono essere idee diverse, io ho le mie ma sono pronto a discutere su temi specifici. Infine c'è il metodo del fuoco amico. Ma su questo non faccio commenti".
Altro tema spinoso per l'economia
italiana è quello delle banche. Padoan rassicura sul fatto che i 10
miliardi dei 20 a disposizione, che saranno utilizzati quest'anno,
basteranno e rivendica il fatto che nel nuovo regime bancario europeo,
il governo italiano "ha fatto moltissimo". "Siamo il primo Paese -
sottolinea il ministro - che ha messo in campo lo strumento delle
ricapitalizzazioni precauzionali".
Rassicurazioni arrivano anche sul fronte
delle risorse da destinare al rinnovo dei contratti degli statali. I
sindacati, Cgil in testa, hanno espresso forte preoccupazione per il
fatto che nel Def non siano stati stanziati ulteriori fondi. Il
ministro, tuttavia, promette che l'accordo siglato a novembre "resta
valido".
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