Oggi tra Napoli e Caserta si continuano a pagare le conseguenze del biocidio consumato in questa zona.
A gennaio 2016 un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità su quest’area aveva pubblicato i dati preliminari dell’indagine del progetto Sentieri, rilevando un eccesso del 51% dei ricoveri per tumori di bambini nel primo anno di vita. Nonostante i risultati di questo resoconto allarmante, l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle regioni italiane ha calcolato che in Campania la spesa sanitaria pubblica pro-capite è la più bassa tra tutte le regioni. L’assegno che spetta a una famiglia con un bambino oncologico è di 530 euro al mese, ma solo per i medicinali la spesa media è di 980 euro, arrivando fino 1200-1300 euro se si considerano le esigenze particolari di questi bambini, soprattutto se sottoposti a trapianto: come vestiti sterilizzati e confezioni di cibo monouso. 

Questo accade anche perché manca ancora un riconoscimento ufficiale da parte delle istituzioni del nesso di casualità diretta tra l’incidenza dei tumori e l’esposizione alle sostanze tossiche interrate nel territorio. Stanchi di aspettare risposte dallo Stato alcuni cittadini del territorio, riuniti nella Rete di Cittadinanza e Comunità, l’Università Federico II di Napoli e un oncologo di fama internazionale – il professor Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia – hanno avviato il progetto Veritas, 100 test tossicologici (gratuiti) su malati oncoematologici tra Napoli Nord e Caserta Sud con l’obiettivo di mapparne il sangue per verificare la presenza di agenti inquinanti. Lo studio non intende sostituirsi alla comunità scientifica istituzionale, ma vuole offrire un’opportunità di analisi non ancora considerata che potrebbe dare ai malati della Terra dei Fuochi gli stessi diritti garantiti per le malattie professionali.
di Elena Risi e Valentina Vivona
(Controluce Lab)