CONTROPIANO
La notizia di un nuovo di crack finanziario non rappresenterebbe di
certo una novità; eppure, la circostanza che stavolta sia chiamata in
causa Poste Italiane Spa – ossia l’ azienda garante della raccolta del
risparmio per il sistema di finanza pubblica, imperniato intorno alla
Cassa depositi e Prestiti – ripropone in tutta sua urgenza e
perniciosità la relazione tra funzione pubblica e interessi privati. Il
danno ai risparmiatori da parte di quattro fondi immobiliari veicolati
dalle Poste ( Invest Real Security, Obelisco, Europa Immobiliare 1,
Alpha), è solo l'ultima dimostrazione.
Quando parliamo di risparmio nel nostro paese è opportuno tenere bene a
mente che la propensione al risparmio delle famiglie italiane
costituisce una delle prerogative, di cui andrebbero comprese le ragioni
sociali ed economiche, del nostro modello economico, che neanche la
crisi, come documentato dai dati Censis 2016, ha scalfito. Un patrimonio
mobiliare su cui, come argomentato e dimostrato dal recente dibattito
in ambito UE sulla ristrutturazione del sistema bancario, si gioca una
partita decisiva per la modulazione delle gerarchie finanziarie e
politiche nel polo comunitario. Gli ingenti flussi di risparmio trovano
nella capacità di raccolta del sistema postale il principale recettore,
sia per la presenza territoriale diffusa, nonostante i tagli e le
chiusure, ma ancora di più per l’ancoraggio culturale che il “marchio”
Poste rappresenta nell’immaginario del Paese, sinonimo di sicurezza e
affidabilità.
L’elemento di garanzia dell’investimento è stato a lungo connesso alla
finalità dello stesso : il finanziamento attraverso la già menzionata
CdP di opere di pubblica utilità per gli enti locali. I processi di
privatizzazione tanto dell’Azienda Poste quanto della Cdp, lo
schematismo è inevitabile, comunque il riferimento è ad un processo
realizzatosi nel corso di un venticinquennio di radicale trasformazione
in chiave liberista dell’intero sistema paese, hanno progressivamente
modificato sia le funzioni degli Istituti in questione che le finalità,
trasferendo il primato alla necessità di garantire la remunerazione
degli investitori titolari delle azioni, che, aspetto non secondario,
coincidono proprio con quei soggetti privati come nel caso della Cdp, le
banche con le loro fondazioni, con cui per definizione il sistema
postale pubblico dovrebbe essere in competizione.
Le modificazioni interne costituiscono tuttavia solo una parte del
cambio di funzione del sistema di finanza pubblica, in cui inseriamo
tanto Poste Spa che la CdP Spa, l’altro aspetto riguarda la stessa
funzione del risparmio. In generale, lo schema scolastico del risparmio
quale momento propedeutico all’investimento produttivo generatore di
valore, anche sociale, capace di remunerare il risparmiatore è un
“meccanismo di ricarica a molla rotto”. Il trasferimento della
centralità dell’interesse generale realizzabile attraverso la presunta
razionalità delle leggi di mercato e dei soggetti privati che vi
operano, esemplificato dalla immissione di fiumi di denaro del
quantitative easing dalla Banca Centrale Europea attraverso l’azione
calmierante sugli interessi con l’acquisto di titoli di stato affinché
gli istituti bancari possano finanziare le imprese, non solo costituisce
una evidente contorsione logica prima che finanziaria, ma l’effetto è
in una continua riproduzione di meccanismi speculativi, il cui esito
finale è nella distruzione di masse di valore monetario nel risiko della
competizione finanziaria. Ciò che si afferma in ambito finanziario è la
riproduzione di meccanismi di distruzione di valore, incapace di
realizzarsi nei processi dell’economia reale. E’ evidente come in questo
processo l’anello debole sia quello del risparmio sociale diffuso, la
cui funzione non trova spazio di riproduzione. Dal punto di vista
sociale, è chiaro il venir meno del supporto del modello Keynesiano al
reddito e la messa in discussione, attraverso l’ assolutizzazione dei
meccanismi dell’appropriazione privata tipici della finanziarizzazione,
del ruolo del cosiddetto ceto medio negli equilibri sociali.
Allora, la vicenda dei quattro fondi immobiliari ( Invest Real
Security, Obelisco, Europa Immobiliare 1, Alpha ), venduti attraverso i
canali postali non può come appare dalle prime reazioni essere
derubricata ad episodica mala gestione, non solo perché si tratta di
azioni di vendita realizzate in anni tra il 2002-2005 in modo omogeneo
in tutta la penisola, ma perché pone in evidenza la funzione di Poste
Italiane, struttura a controllo pubblico, piegata alla collocazione di
titoli per conto di privati mettendo in gioco l’affidabilità aziendale
totalmente collegata nella percezione pubblica alla sua funzione di
servizio pubblico.
Naturalmente, la mancanza di vigilanza da parte degli organi di
controllo Consob e Banca d’italia, sono evidenti così come sono evidenti
le incongruenze con il profilo di investitori a rischio le figure di
pensionati e/o lavoratori subalterni. D’altronde prevedere che dal 2007
il mercato immobiliare sarebbe diventato l’epicentro del tracollo
finanziario più grave dell’occidente capitalistico, era non solo al di
fuori della portata di Poste SpA, ma, come dimostrato, dell’intera
comunità economica e finanziaria. Forse più accortezza sconsiglierebbe
il mantenimento deli attuali rapporti con Deutsche Bank, nel mirino
della stampa specializzata per la presenza nei suoi forzieri di miliardi
di euro di crediti tossici, per la concessione di prestiti e la
gestione di carte di credito. 850 milioni di risparmio polverizzati
rappresentano comunque un danno non trascurabile, che chiama in causa
responsabilità dirette, ma soprattutto rappresentano l’occasione per
alcuni spunti sulla funzione del risparmio e del modo in cui Poste
Italiane ne dispone, indipendentemente dalla riuscita degli
investimenti.
La trasformazione della struttura postale pubblica in una sorta di
emporio a disposizione di chiunque voglia assicurarsi una positiva
realizzazione della propria offerta, mette a nudo una assenza di
strategia aziendale e di prospettiva della finanza pubblica. I recenti
successi commerciali di poste legati al settore
assicurativo/previdenziale confermano in realtà il procedere a tentoni
di un’azienda incapace di ritagliarsi uno spazio di competizione nel
mercato a partire dalla sua peculiarità di azienda di servizio pubblico.
L’ingresso di Poste Italiane e Cdp nel capitale di Anima già Sgr del
Monte dei Paschi, operazione ad esclusivo vantaggi di MPS che vede
alleggerita la propria posizione debitoria, per la costituzione di un
polo del risparmio gestito, rischia di replicare l’infausta intrapresa
nel capitale Alitalia per la costituzione di sinergie nel campo della
logistica/pacchi, in realtà un sostegno all’operazione di vendita della
compagnia aerea ad Etihad, di cui non ci risulta vi sia traccia.
La presenza interna in veste di azionisti nel campo della finanza
pubblica di soggetti privati concorrenti depotenzia il ruolo aziendale,
rendendolo subalterno al sistema bancario e finanziario. La capacità di
raccolta del risparmio ancora considerevole operata attraverso gli
strumenti dei libretti e dei buoni postali rischia di esaurirsi a fronte
di rendimenti netti nell’ordine dello 0 virgola, mentre con la stessa
raccolta si finanziano operazioni che hanno garantito cedole a due cifre
per anni, tra gli altri, alle fondazioni bancarie.
L’espressione spesso utilizzata per definire la condizione del nostro
paese e quella del “declino” , termine che si adatta perfettamente allo
stato del sistema di finanza pubblica e del risparmio postale. L’assenza
di una visione strategica capace di porre al servizio del paese e delle
sue innumerevoli emergenze il patrimonio del risparmio pubblico, in una
organica visione di sviluppo del territorio, condanna alla decadenza
funzionale questo fondamentale apparato infrastrutturale lasciandolo
alla mercé delle scorribande di affaristi e speculatori. Il proporsi nel
dibattito politico del tema della ripubblicizzazione a proposito della
vicenda Monte dei Paschi, potrebbe costituire l’opportunità per porre il
tema della finanza pubblica e delle sue autonome prerogative, in un
contesto di competizione con il settore finanziario e bancario privato,
ribadendo l’importanza di una presenza mista pubblico/ privato in
economia a sostegno di una visione generale del paese, ad oggi
completamente abbandonata e sussunta all’interesse privato.
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sabato 7 gennaio 2017
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