Il governo Renzi cala le sue carte sui tagli alle spese sociali e il lavoro. Mentre il palcoscenico mediatico è occupato dalle vicende politiche, nelle stanze del Ministero dell’Economia il supercommissario Cottarelli, uomo del Fondo Monetario Internazionale incaricato di elaborare la ricetta con cui tagliare la spesa pubblica di 5 miliardi di euro nel 2014 e di complessivi 32 miliardi nei prossimi tre anni, sta raccogliendo il risultato di ben 25 gruppi di lavoro e che mercoledi 12 marzo verrà presentato pubblicamente dal governo.
L'Usb ha già convocato per venerdi 14 marzo una prima
manifestazione nazionale contro l'ennesimo episodio del massacro sociale
imposto dalla Troika europea al nostro paese.
La spending review targata Cottarelli vuole fare
cassa e disegnare una pubblica amministrazione con compiti ridotti e al
servizio dell'impresa. Si cancella in sostanza il concetto dello stato
erogatore di servizi pubblici con la cancellazione del welfare per
recuperare risorse per il fantomatico ripianamento del debito pubblico,
per il 90% in mano a soggetti privati.
I dipendenti pubblici e la sanità sono tra le
vittime sacrificali da offrire sull'altare del nuovo modello sociale
tutto improntato all'ideologia del mercato; tagli ai servizi, esuberi,
mobilità, blocco dei contratti e "armonizzazione" al livello retributivo
più basso.
Oltre che sui lavoratori pubblici, la scure si
abbatterà con particolare virulenza sulle aziende a capitale totalmente
pubblico o misto pubblico/privato, sulle società cioè controllate o
partecipate dagli enti locali, Regioni, Province e comuni.
Si tratta delle aziende fornitrici dei servizi
pubblici locali, trasporti, luce, gas, acqua, farmacie, assistenza
all’infanzia ai disabili agli anziani, tanto per citarne solo alcune, in
tutto 7.065, che secondo la commissione alla Spending Review pesano ben
oltre il 4% sul PIL.
Sono le stesse aziende il cui costo complessivamente
negli ultimi dieci anni è aumentato del 49,2% contro il 14,9% della
media degli altri paesi con rincari pesantissimi sulla spalle dei
cittadini e lavoratori utenti.
Potrebbe quindi fare facile presa sull’opinione
pubblica la proposta di privatizzarle, come già espresso dal
Commissario, in modo da destinare il ricavato alla riduzione del debito
pubblico e come ci ricorda ogni giorno la Banca Centrale Europea e con
particolare veemenza Oli Renh, esponente della Commissione Europea.
Peccato che il nostro paese abbia già conosciuto
enormi processi di privatizzazione: dal 1985 al 2012 sono passate ai
privati aziende pubbliche per un valore pari a 157 miliardi di euro un
record tutto italiano, che ha significato la fine dell’intervento
diretto dello stato in economia, con il regalo dell’Alfa Romea alla
FIAT, della Telecom ai famosi capitani coraggiosi, della Soc. Autostrade
alla famiglia Benetton, dell’ALITALIA ai patrioti capitanati da
Colaninno, con i risultati noti a tutti: speculazioni fortunate per
loro, fallimenti e migliaia di posti di lavoro distrutti, licenziamenti,
degrado dei servizi e aumenti delle tariffe per tutti noi!
Ma quello che dimostra come il discorso sulle privatizzazioni nulla abbia a che fare con la riduzione del debito pubblico è dimostrato dal fatto che esso, dal 1992, anno della fase più massiccia delle privatizzazioni, al 2012 esso è passato da 850 miliardi di euro a più di 2100 miliardi!
Ma quello che dimostra come il discorso sulle privatizzazioni nulla abbia a che fare con la riduzione del debito pubblico è dimostrato dal fatto che esso, dal 1992, anno della fase più massiccia delle privatizzazioni, al 2012 esso è passato da 850 miliardi di euro a più di 2100 miliardi!
Questi dati chiariscono il vero scopo delle
privatizzazioni: dare ossigeno e soccorrere il sistema produttivo e
finanziario italiano che non è in grado di competere a livello
internazionale, avendo da anni scelto di arraffare il più possibile
profitti senza curarsi di rischiare in proprio, di migliorare il
servizio, andando alla ricerca del facile guadagno fino al limite
massimo dello sfruttamento e del basso costo del lavoro, oggi battuto su
questa strada dai paesi ad economie emergenti.
Imprenditori bollettari dunque che cercano di
continuare a macinare profitti là dove, senza rischi, il guadagno è
certo: tutti infatti siamo costretti a pagare salatissime bollette,
poiché non possiamo fare a meno dei servizi pubblici essenziali.
Venerdi 14 marzo la Usb ha convocato una
manifestazione nazionale a Roma contro i tagli della spending review e
le privatizzazione. L'appuntamento è alle 11.30 davanti a Palazzo Vidoni
per poi andare in corteo a Montecitorio
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