domenica 23 marzo 2014

LORENZO GUADAGNUCCI – Il paradosso del medico di Bolzaneto e la legge sulla tortura.

lguadagnucciIl licen­zia­mento del dot­tor Gia­como Toc­ca­fondi è una noti­zia rive­la­trice. Di primo acchito sor­prende e fa pen­sare a uno stato severo ma giu­sto: un dipen­dente viene allon­ta­nato bru­sca­mente, senza pre­av­viso, per ragioni d’ordine etico e pro­fes­sio­nale ben docu­men­tate nelle sen­tenze dei tri­bu­nali sugli orrori di Bol­za­neto.

Ma a pen­sarci meglio que­sta deci­sione della Asl 3 della Ligu­ria è piut­to­sto l’ultimo atto, per certi versi para­dos­sale, di una catena di omis­sioni, viltà e atti di pro­ter­via che ruota attorno al rifiuto, da parte dello stato, di schie­rarsi riso­lu­ta­mente dalla parte dei cit­ta­dini che a Genova nel 2001 furono umi­liati oltre ogni misura. Il dot­tor Toc­ca­fondi viene licen­ziato, salvo acco­gli­mento del ricorso che potrà pre­sen­tare, a molti, troppi anni dai fatti (quasi 13) e a pochi mesi, ecco l’aspetto para­dos­sale, dal col­lo­ca­mento in pen­sione. L’effetto pra­tico è minimo, l’effetto sim­bo­lico ed esem­plare a dir poco depo­ten­ziato dal tempo tra­scorso e dalla natura estem­po­ra­nea della decisione.

Toc­ca­fondi è il primo dei dipen­denti dello stato respon­sa­bili degli abusi com­piuti durante il G8 di Genova a subire un serio prov­ve­di­mento disci­pli­nare. Tutti gli altri – cioè gli impu­tati e poi con­dan­nati nei pro­cessi Diaz e Bol­za­neto — e lo stesso Toc­ca­fondi sono stati finora pro­tetti da un «sistema» che si ispira a logi­che pila­te­sche e cor­po­ra­tive degne di regimi pre-democratici. La Asl 3 ha fir­mato il licen­zia­mento del «dot­tor mime­tica» di Bol­za­neto, ma il mini­stero – quando la sanità peni­ten­zia­ria era ancora di sua com­pe­tenza, cioè fino al 2008 — aveva rifiu­tato anche di sospen­derlo dal ser­vi­zio (insieme con gli altri sani­tari sotto inchie­sta), nono­stante il rin­vio a giu­di­zio e a fronte dei ter­ri­fi­canti rac­conti con­se­gnati da vari testi­moni alle aule di giu­sti­zia. E tut­tora – incre­di­bil­mente – l’Ordine dei medici è silente su Toc­ca­fondi e gli altri medici nono­stante le nume­rose sol­le­ci­ta­zioni rice­vute in que­sti anni sia dalle vit­time degli abusi sia da nume­rosi iscritti all’Ordine, scossi e scan­da­liz­zati per quanto avve­nuto nell’infermeria della caserma di Bolzaneto.
Gli stessi con­dan­nati nel pro­cesso Diaz sono stati allon­ta­nati dal ser­vi­zio solo per la pena acces­so­ria dell’interdizione dai pub­blici uffici, inflitta dalla Cas­sa­zione nel luglio 2012, ma fin lì le loro car­riere sono state pro­tette e ancora oggi lo stato ita­liano non dà noti­zie certe sui prov­ve­di­menti disci­pli­nari chie­sti dalla Corte euro­pea per i diritti umani.
Il licen­zia­mento di Toc­ca­fondi, insomma, getta un fascio di luce sopra un mar­ciume che nem­meno le sen­tenze Diaz e Bol­za­neto sono riu­scite ad intac­care. Nei giorni scorsi è stato appro­vato al Senato un testo di legge che defi­ni­sce la tor­tura come reato gene­rico, men­tre l’Onu aveva chie­sto di qua­li­fi­carla come cri­mine spe­ci­fico del pub­blico uffi­ciale. La legge è stata accolta dai più come il meglio che si potesse otte­nere di que­sti tempi. Ma forse è vero il con­tra­rio: pro­prio di que­sti tempi l’Italia non può per­met­tersi di restare al di sotto degli stan­dard minimi internazionali.
Lorenzo Guadagnucci

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