domenica 16 marzo 2014

La vera urgenza è un’altra, l’antiproibizionismo

il manifesto- stefano anastasia

.Droghe. La ministra Lorenzin non molla, gli aspetti penali della legge potranno essere affrontati in sede di conversione del decreto
cannabis_5-300x212
Un incubo durato ventiquattr’ore. Que­sto è stato il feb­brile agi­tarsi gover­na­tivo intorno alle spo­glie della legge Fini-Giovanardi. Non che non ce ne fosse biso­gno. Giu­sto un paio di set­ti­mane fa, riu­niti a Genova dalla Comu­nità di San Bene­detto, asso­cia­zioni, gruppi e movi­menti impe­gnati per i diritti delle per­sone che fanno uso di sostanze stu­pe­fa­centi ave­vano chie­sto a Mat­teo Renzi di pren­dersi la respon­sa­bi­lità di un decreto per risol­vere i pro­blemi urgenti deri­vanti dalla sen­tenza della Corte costituzionale.
Il nuovo reato di deten­zione di lieve entità di dro­ghe, intro­dotto dall’ultimo decreto Can­cel­lieri al posto della vec­chia atte­nuante, non distin­gue le pene per le dro­ghe leg­gere e le dro­ghe pesanti, pro­du­cendo una dop­pia irra­gio­ne­vo­lezza: reati con­si­de­rati molto diversi in caso di ingenti quan­tità diven­tano un’unica fat­ti­spe­cie in caso di lieve entità; e, d’altra parte, la deten­zione di pic­cole quan­tità di dro­ghe leg­gere sarebbe punita quasi come il loro grande traf­fico inter­na­zio­nale. Per que­sto ser­viva un decreto.
E anche per scio­gliere il nodo del destino dei con­dan­nati sulla base delle pene giu­di­cate inco­sti­tu­zio­nali. Per alleg­ge­rire il carico di lavoro dei magi­strati e per evi­tare una ecces­siva discre­zio­na­lità sarebbe utile una norma che con­senta ai giu­dici di ridurre le pene in con­creto in misura cor­ri­spon­dente alla ridu­zione avve­nuta, gra­zie alla sen­tenza della Con­sulta, nella astratta pre­vi­sione di legge.
Ecco quello che si sarebbe dovuto fare. Un decreto mirato su que­stioni effet­ti­va­mente neces­sa­rie e urgenti che riguar­dano la vita di per­sone con­dan­nate (o che potreb­bero esserlo) sulla base di norme incostituzionali.
E invece, a quanto pare, la mini­stra Loren­zin ha fatto pre­pa­rare una bozza di decreto in cui la Fini-Giovanardi tor­nava tutta e per­fet­ta­mente in vigore, come se la sen­tenza della Con­sulta non ci fosse mai stata. Bloc­cata (imma­gi­niamo dal mini­stro della giu­sti­zia) e ricon­dotta nei con­fini delle sue com­pe­tenze, la mini­stra ha annun­ciato che il decreto-legge con­terrà solo gli aggior­na­menti delle tabelle delle sostanze stu­pe­fa­centi alle nuove dro­ghe sco­no­sciute ai tempi della legge Iervolino-Vassalli rediviva.
Se le cose stanno effet­ti­va­mente così (al momento in cui scri­viamo ancora non si cono­sce il testo del decreto), l’abbiamo scam­pata bella. Ma la par­tita non è chiusa. Soa­ve­mente minac­ciosa, la mini­stra ha lasciato inten­dere che gli aspetti penali della legge sulla droga potranno essere affron­tati in sede con­ver­sione del decreto. Allora è bene essere chiari sin da subito. Il requi­sito della omo­ge­neità delle modi­fi­che par­la­men­tari al testo di un decreto-legge su cui è caduta la Fini-Giovanardi dipende dalla loro neces­sità e urgenza, che sole giu­sti­fi­cano l’adozione da parte del Governo di un prov­ve­di­mento con forza di legge. La con­tro­ri­forma della disci­plina san­zio­na­to­ria della legge sulle dro­ghe non ha alcun requi­sito di neces­sità e urgenza. Se le norme penali della Fini-Giovanardi fos­sero state neces­sa­rie e urgenti, una sorta di obbligo divino-costituzionale, la Con­sulta non le avrebbe can­cel­late con un tratto di penna. Tanto quelle norme non sono neces­sa­rie e urgenti che già nel 2005, di fronte allo stallo par­la­men­tare, il Governo Ber­lu­sconi non potè inven­tarsi un decreto ad hoc per tra­sfor­mare il pro­getto Fini-Giovanardi in legge, ma dovette esco­gi­tare l’abuso di potere del loro inse­ri­mento nel decreto-legge per le Olim­piadi inver­nali di Torino.
Dun­que, in sede di con­ver­sione del decreto le Camere potranno cer­ta­mente esa­mi­nare le pro­po­ste neces­sa­rie e urgenti pro­spet­tate dalla con­fe­renza di Genova, ma non ripri­sti­nare la Fini-Giovanardi. Se i sodali della mini­stra Loren­zin hanno qual­cosa da pro­porre, lo fac­ciano in via ordi­na­ria e si con­fron­tino con le pro­po­ste di legge Farina, Gozi e Gia­chetti già all’esame della Com­mis­sione giu­sti­zia della Camera e che vanno entrambe nella dire­zione del ricon­giun­gi­mento dell’Italia con le nuove fron­tiere di una poli­tica sulle dro­ghe laica, prag­ma­tica e non proibizionista.

Nessun commento:

Posta un commento