venerdì 21 marzo 2014

Cani dietro le sbarre: cure e cibo in cambio di affetto ai detenuti.

Cani dietro le sbarre: cure e cibo in cambio di affetto ai detenutiIl programma, lanciato negli Usa nel 1981, sta prendendo sempre più piede. Gli amici a quattro zampe arrivano da canili sovraffollati o dalla strada e vengono curati dai carcerati. Ma i servizi di toletta e pensione sono aperti anche agli animali padronali a prezzi competitivi.



NEW YORK - Ricevono cibo, coccole e affetto. In cambio offrono compagnia e allegria a chi trascorre le proprie giornate all'interno del carcere. Le prigioni americane si scoprono sempre più amiche dei cani in un progetto che, lanciato nel 1981, aiuta animali e detenuti. Ma non solo. L'iniziativa rende la vita più facile anche a chi vive fuori dal carcere, che può approfittare di prezzi concorrenziali per alcuni servizi di base, come toletta e pensione.

Un programma che negli ultimi tempi, stando al Wall Street Journal, è stato adottato da un numero crescente di prigioni. L'idea di base è far incontrare cani sfortunati, sottratti a canili sovraffollati o abbandonati con carcerati con storie difficili alle spalle. Alcuni cani riescono ad approdare nelle carceri che hanno aderito al programma, e lì vivono una vita più serena, offrendo sollievo anche ai detenuti, soprattutto donne, che si occupano di loro, accudendoli e addestrandoli.


Unica condizione per i carcerati, per entrare nel programma, è quella di non aver commesso alcuna infrazione durante il periodo trascorso dietro le sbarre. Per loro, il vantaggio non è solo quello di trovare 'nuovi amici': infatti, una volta nel progetto, il loro 'stipendio' aumenta: i membri del programma guadagnano infatti 1,41 dollari l'ora, un compenso di tutto rispetto, considerato che i lavori in cucina e di pulizia fruttano un terzo di questa cifra. E i benefici dei cani nelle strutture carcerarie sono evidenti: così come negli ospedali, molti cani sono una terapia. "Mi ha insegnato come controllarmi. Ho imparato a essere più giusta" afferma Alvinita Stuart, carcerata a Gig Harbor, a Washington, per omicidio e con una condanna che finirà nel 2016.

A Gig Harbor anche ai cani viene offerta una seconda chance. È il caso di Pax, un esuberante Golden Retriever, precedentemente cacciato da un carcere del Wisconsin dove era stato definito incorreggibile. Pax a Gig Harbor ha trovato la sua 'anima gemella', una condannata per omicidio che lo ha rimesso sulla giusta strada e gli ha consentito di divenire un cane di sostegno per i disabili.

Il carcere di Gig Harbor si è spinto anche oltre, offrendo servizi anche a chi è fuori dal carcere: per la cifra competitiva di 25-80 dollari offre servizi spa per i cani, come bagno, unghie e taglio. Ma anche programmi di addestramento, talmente richiesti che c'è una lista d'attesa di due anni.

Ma anche le carceri italiane non disdegnano la presenza degli amici a quattro zampe per alleviare la pena dei detenuti. La scorsa estate un uomo, Ludovico Valentini, rinchiuso a Castrogno, in provincia di Teramo, ha chiesto al direttore della struttura di poter incontrare il suo Attila. Permesso accordato. A Caterina, una femmina di American Staffordshire, un anno e mezzo fa, è andato, invece, il primato di essere stato il primo cane a varcare i cancelli del carcere Dozza, a Bologna, per rivedere il suo amato padrone.

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