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I camionisti bloccano l’Italia: al momento, soprattutto quella del Centro e del Sud. Sta verificandosi ciò che non accadde (o che accadde solo in minima parte) lo scorso autunno, quando si ventilava la protesta contro il green pass. Ma adesso gli autocarri si fermano a gruppi sulle autostrade e ai caselli perché sono arrabbiati, e tanto, per il rincaro del carburante. Quattro mesi fa, dicono gli autotrasportatori, fare il pieno ad un camion costava 300 euro; adesso costa quattro volte di più. Già si segnalano difficoltà per i rifornimenti nei supermercati – gli scaffali si svuotano – e nelle aziende, soprattutto quelle del pane e della pasta.
Il rincaro del gasolio per autotrazione contro il quale protestano i camionisti è un aspetto del rincaro generalizzato dell’energia. Quest’ultimo è anche legato alla crisi in Europa orientale e all’atteggiamento dell’UE. Dice di voler punire la Russia imponendole sanzioni e limitando le importazioni di gas. Ma di fatto punisce i cittadini.
E il Governo italiano? Ha detto ai camionisti disperati quello che in sostanza dice alle famiglie alle prese con bollette da infarto. Ossia: arrangiatevi. E i camionisti lo stanno facendo. A loro modo, ovviamente.
Memori anche degli insegnamenti ereditati dal freedom convoy canadese, gli autotrasportatori non stanno attuando mega blocchi ad oltranza. Preferiscono una serie di blocchi spontanei mordi-e-fuggi, difficili da individuare e da far sgomberare in tempo reale. L’effetto tuttavia è potente: traffico paralizzato, difficile arrivo e partenza delle merci. La Coldiretti pugliese geme per i prodotti deperibili che rischiano ormai di andare a male.
Proprio perché i blocchi sono “a macchia di leopardo” e durano solo qualche ora, è difficile tracciare un quadro completo della situazione. Tutto è cominciato in Sicilia un paio di giorni fa; poco per volta la protesta è risalita verso Nord e stamattina, 23 febbraio, è arrivata a Ravenna.
Impossibile predire l’evoluzione. Certo la protesta dei camionisti è espressione di un disagio ben più generalizzato. Altrettanto certo è che i camionisti, e più in generale gli addetti alla logistica, sono l’unica categoria capace davvero di bloccare il Paese.
I viaggi delle merci sono il sangue che scorre nelle vene dell’economia. E dalla Sicilia alla Puglia, dal Lazio al Molise e all’Emilia Romagna le vene dell’economia italiana sono al momenti piene di tanti piccoli emboli.
GIULIA BURGAZZI
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