Invitiamo tutti e tutte ad unirsi allo sciopero!
Come abbiamo già discusso poche settimane fa, l’attuale crisi climatica, in continuo peggioramento, richiede cambiamenti rapidi e radicali all’interno del nostro sistema.
Sono ormai circa 100 anni che l’umanità va aumentando in modo sistematico la quantità di risorse naturali estratte e di beni e servizi consumati.
Questo modello sta distruggendo noi stessi, e sconvolgendo gli equilibri naturali del pianeta.
É proprio di questi giorni un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature.
Si evidenzia che per avere anche solo il 50% di probabilità di contenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C (valore indicato dagli Accordi di Parigi come scenario limite per evitare eventi catastrofici su larga scala) dovremo lasciare sottoterra il 90% del carbone attualmente disponibile, e quasi il 60% di petrolio e gas metano ancora da estrarre.
La nostra generazione si ritrova, senza la possibilità di scegliere né di attendere, ad affrontare questa emergenza.
La buona notizia è che le soluzioni necessarie sono già tecnicamente disponibili e anche i fondi per metterle in atto, a livello nazionale e globale, potrebbero essere facilmente reperiti in vari modi.
Qualche esempio pratico?
Oltre che smetterla di investire in combustibili fossili, finiamola di destinare soldi alle spese militari.
L’Italia spende 15 miliardi di Euro l’anno in sussidi all’energia fossile, e 26 miliardi di Euro l’anno in spese militari.
A eccezione degli stipendi del personale impiegato, si tratta di fondi che andrebbero interamente utilizzati per far fronte alla crisi climatica, per esempio con un investimento diretto dello stato sulla transizione a fonti energetiche rinnovabili!
Otterremo molti più benefici, come evidenziato anche dalla scienza.
Eppure, “nostre” aziende come l’ENI (in realtà multinazionale tra le più influenti al mondo) sono ancora in prima fila nell’estrazione ed uso di questi combustibili appartenenti al passato.
Non dimentichiamoci che proprio pochi mesi fa l’ENI ha avuto il via libera per perforare un nuovo giacimento di metano a una trentina di chilometri al largo della costa tra Licata e Gela (Sicilia).
E’ assurdo e irresponsabile che si continuino a concepire nuove trivellazioni, mentre il mondo chiede a gran voce un rapido e drastico cambio di rotta.
Questo avviene perché, nonostante la scienza lo ribadisca con studi sempre più raffinati, evidenziando l’avvicinamento a scenari sempre più preoccupanti, la nostra classe politica continua nel migliore dei casi a temporeggiare. Anzi, a volte arriva proprio a negare l’esistenza dei cambiamenti climatici causati dall’attuale modello di sviluppo, portando avanti posizioni oscurantiste influenzate dalle multinazionali dei combustibili fossili.
É inaccettabile proseguire su questa strada!
Opporsi a queste politiche scellerate è fondamentale per tutelare il futuro dell’umanità, per questo il 24 settembre saremo anche noi in piazza con i FFF!
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