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La Norvegia ha finito. Con “appena” il 67% di vaccinati, lo ha fatto senza mezzi termini: addio emergenza, il Covid è solo un’influenza, niente più obblighi vaccinali e controlli, annullati persino distanziamento e mascherine. I norvegesi hanno reagito così:
Non c’è nulla di più globale e noborder di un virus, eppure Stati confinanti attuano politiche e narrazioni totalmente diverse: lì si va liberamente ai concerti, 20 km più giù non ci si può sedere neanche in un caffè. La Spagna ad esempio -confinante con la restrittiva Francia- ha concluso lo stato di emergenza già da diversi mesi, e non solo: i tribunali delle singole province hanno decretato che il Green Pass è illegale per la Costituzione spagnola e quindi non può essere implementato. Dal 12 agosto non esistono pass in tutto il territorio iberico.
Stato di emergenza revocato anche in Giappone. Da giovedì, a Tokio e in altre 18 prefetture si torna alla normalità. Il primo ministro ha dichiarato che il ritorno sarà “graduale”, a differenza della Norvegia, ma che la direzione è quella.
Anche il Cile cancella lo stato di emergenza, che era attivo dal marzo 2020, a partire dal 1 ottobre. Resteranno in vigore una serie di restrizioni (come quella sui trasporti pubblici) e pass sanitari per alcune attività.
L’Italia invece, nel suo ruolo di Stato sperimentale, si comporta come se fossimo ancora nel marzo 2020 tra mascherine nei condomìni e distanziamento ai giardinetti. Lo Stato di Emergenza, al di là delle valutazioni giuridiche, è diventato un metodo di governo e peggio ancora una forma mentis collettiva. Diceva bene il filosofo Cacciari ieri sera a Quarta Repubblica:
Una politica di Emergenza che va avanti senza alcun criterio diventa una politica di Eccezione, e l’eccezione è lo stato di guerra. Mi volete spiegare in base a quali parametri questo stato di emergenza che pesa, è odioso, va a finire?
Lo stato di guerra, appunto, contro “il nemico invisibile”, come recita l’abusatissimo slogan. Quel virus che non colpisce più i norvegesi, gli spagnoli, gli svedesi e i giapponesi si ostina a restare nemico degli italiani. O forse il nemico vero è un altro: quello che abbiamo tutti davanti agli occhi e che sembra volerci lasciare in stato di emergenza permanente.
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