mercoledì 29 settembre 2021

Il dramma dell’ipocrisia che è il dibattito sul Reddito di cittadinanza.

Il livello di squallore a cui siamo giunti si evince dal fatto che giornali e tv si concentrano solo sui furbetti. Lo spacciatore che prende a sbafo il reddito e però fa la vita da nababbo, quello che ha un lavoro in nero […]


(di Silvia Truzzi – Il Fatto Quotidiano)

Nuova, avvincente puntata, di quel dramma dell’ipocrisia che è il dibattito sul Reddito di cittadinanza. Quest’estate la moda era annuire pensosamente quando a tavola qualcuno diceva “Non ci sono più i camerieri per colpa del Reddito di cittadinanza”. Poi una decina di giorni fa è uscito il rapporto dell’Istat e abbiamo scoperto che i posti di lavoro rimasti vacanti non sono aumentati rispetto agli scorsi anni. Nel secondo trimestre del 2021 la situazione era in linea con i periodi passati, cioè quando non eravamo ancora Sussidistan. Volendo dare i numeri, l’indice di posti vacanti nel settore Ristorazione nel secondo trimestre di quest’anno si attesta al 2,3%: nello stesso periodo del 2019, era al 2,6%, mentre nel 2018 al 2,2%. Non proprio differenze sostanziali. Dicevamo l’ultima puntata.

 Lunedì la Corte dei Conti ha reso noto un report sul funzionamento dei Centri per l’impiego. Dal quale si evince che il problema è in sostanza che le imprese non si rivolgono ai Centri per l’impiego quando hanno una posizione scoperta.

Anche qui numeri alla mano: tra ottobre 2020 e marzo 2021, ognuno dei quasi 3 mila operatori dell’Anpal ha contattato centinaia di aziende per chiedere se stessero avviando ricerche di personale. Il risultato ottenuto è pari a meno di 30mila opportunità occupazionali (corrispondono 55.846 posizioni disponibili). Se pensate che siano cifre da capogiro, vi basti sapere nello stesso periodo preso in considerazione dalla Corte dei Conti, i contratti di lavoro stipulati sono stati 2,6 milioni.

Ieri però i pochi quotidiani che hanno dato notizia del report hanno dato la colpa ai Centri per l’impiego (fannulloni pure loro). Questo il riassunto del Messaggero, che sta conducendo una crociata contro le briciole che riempiono lo stomaco dei percettori (li vogliono vedere proprio affamati): “I Centri per l’impiego annaspano nella confusione organizzativa e non riescono a trovare un posto di lavoro a chi incassa il Reddito di cittadinanza. Con il risultato che il sussidio, sì fatto, si sta trasformando in un assegno a tempo indeterminato che sostituisce l’occupazione”. Capito?

Il livello di squallore a cui siamo giunti si evince dal fatto che giornali e tv si concentrano solo sui furbetti. Lo spacciatore che prende a sbafo il reddito (forse adesso Salvini cambierà idea anche su questo) e però fa la vita da nababbo, quello che ha un lavoro in nero e percepisce il reddito, oltre a non pagare le tasse. E magari se sta male si fa pure curare in ospedale! Ma quanti vogliamo che siano questi spregevoli approfittatori? Folle? Orde? Milioni? Sembra surreale, eppure episodi di nessuna importanza statistica diventano più rilevanti di quanto sta accadendo nella vicenda Alitalia, azienda a pieno controllo statale in cui si opera fuori dalla legge (in deroga al codice civile) e i pochi fortunati lavoratori che passano dalla vecchia compagnia aerea a Ita possono essere trattati come nell’Ottocento (tagli alla retribuzione, azzeramento dell’anzianità, possibilità di essere licenziati durante i primi tre mesi). Ora, va pur bene che un tale capolavoro di solidarietà sociale avviene sotto l’insindacabile Governo dei Migliori, e dunque non si muovono obiezioni. Ma davvero i burattinai dell’informazione pensano che si possa dare in pasto ancora a lungo all’opinione pubblica la favoletta dei pelandroni che non si rimboccano le maniche come “i nostri nonni” (il Matteo che ha abolito l’articolo 18) e venir creduti?

Nessun commento:

Posta un commento