C’è un motivo di «opportunità» dietro la scelta di Luca Morisi di uccidere «la Bestia» che per anni ha curato l’immagine social di Matteo Salvini. È indagato dalla procura di Verona per cessione di stupefacenti.
(Fiorenza Sarzanini – il Corriere della Sera)
Per questo quattro giorni fa, all’improvviso, ha deciso di lasciare l’incarico. «Questioni personali, non c’è un problema politico ma ho solo bisogno di staccare per un po’», aveva fatto filtrare senza aggiungere alcun dettaglio ma alimentando così le voci su gravi dissapori con il «capo».
O addirittura l’ipotesi che fosse in disaccordo con la linea troppo governista di un’ala del partito. E invece il motivo reale dell’abbandono è legato a un’inchiesta avviata dopo la denuncia di carabinieri che hanno perquisito la sua cascina a Belfiore, paesino in provincia di Verona, e trovato alcune dosi di droga.
Tutto comincia a metà agosto quando vengono fermati tre giovani e nell’auto hanno un flacone di droga liquida.
La versione ufficiale racconta che sono loro ad accusare Morisi di avergliela ceduta. In realtà c’è il sospetto che Morisi fosse sotto osservazione già da qualche settimana e il controllo apparentemente casuale dei tre giovani sia scattato proprio monitorando i suoi contatti. Una «soffiata» che in effetti si rivela fondata. Quando scatta la perquisizione i carabinieri trovano altra droga nella sua abitazione.
Il quantitativo è modesto, ma il fatto che i tre ragazzi lo abbiano indicato come lo spacciatore, fa scattare l’accusa più grave di cessione e non la semplice detenzione. Morisi finisce dunque nel registro degli indagati. La vicenda rimane riservata, ma nei giorni scorsi, quando Morisi decide di dimettersi, in Parlamento cominciano a circolare numerose indiscrezioni.
C’è chi parla di una perquisizione per droga, addirittura qualcuno ipotizza che dalla sua cascina sia stato portato via materiale informatico. Ieri sera arriva la conferma: Morisi è sotto inchiesta. I contorni della vicenda rimangono però ancora oscuri. Dalla perquisizione è trascorso più di un mese.
Perché soltanto adesso ha deciso di lasciare l’incarico? E soprattutto aveva avvisato Salvini di quanto era accaduto? Altri nella Lega erano al corrente dell’indagine avviata dai carabinieri? Morisi ha 48 anni ed è al fianco di Salvini dal 2013. Lo aveva seguito anche al ministero dell’Interno dove aveva creato una vera e propria task force in grado di gestire l’immagine sui social e nel giro di qualche mese il leader aveva catturato milioni di follower.
In alcune segnalazioni sospette dell’Unità antiriciclaggio di Bankitalia pubblicate da L’Espresso, venivano evidenziati passaggi di soldi anomali per finanziare le sue società e gestire l’immagine del «capo». Lui si definiva «Social-megafono, mi occupo quasi 24×7 della comunicazione per il Capitano». Raccontava di aver avuto «un innamoramento» che lo aveva portato a diventare lo spin doctor più ascoltato. La sua strategia di comunicazione aveva creato numerose polemiche. Come quando posta la foto che ritrae Salvini mentre imbraccia un mitra.
«Si avvicinano le Europee e se ne inventeranno di ogni per fermare il Capitano. Ma noi siamo armati e dotati di elmetto», spiega Morisi. È sempre lui a inventare il «Vinci Salvini», il gioco alla vigilia delle elezioni politiche del 2018 che premiava con un incontro faccia faccia con il «Capitano» chi metteva più like alle foto e ai video che Morisi confezionava e mandava in rete seguendo Salvini come un’ombra in giro per l’Italia. Fino a quell’inciampo di un mese fa.
L’inchiesta è in corso, i dettagli ancora coperti dal segreto istruttorio. Ma la scelta di farsi da parte e il silenzio della Lega sulla vicenda sembrano dimostrare che fosse ben difficile liquidarla come «una bufala». Del resto in questi giorni Salvini, impegnato in campagna elettorale e quindi in numerosi comizi e incontri pubblici, non ha rilasciato alcun commento sulla decisione di Morisi di dimettersi.
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