A parte considerazioni su possibili costi, o sulle aspettative di privacy, avete visto cosa hanno in comune? Tutte closed-source. Possibile non ci sia niente di open-source?
I più attenti avranno già risposto: Jitsi!
In effetti Jitsi è un progetto open-source di conferenza video basata su webRTC, liberamente disponibile – e installabile. Esiste anche in cloud, se volete provarlo (o proprio usarlo: nessun limite!).
Abbiamo volutamente tolto Jitsi dall’elenco iniziale, ma la domanda in realtà cambia di poco: nessuna alternativa? Opensource.com ne ha fatto un elenco, da cui prendiamo spunto. Vi presentiamo quelli che troviamo più interessanti, e con le nostre considerazioni.
Non abbiamo incluso quelle applicazioni che (come Signal) non permettono videochat di gruppo.
Jitsi
Jitsi usa tecnologie open-source per avere audioconferenza a bassa latenza.
Il server lavora in SFU (Selective Forwarding Unit – unità di invio selettivo), ovvero piuttosto che rielaborare i flussi di tutti i partecipanti per combinarli, si limita a ripeterli (evitando di rimandarlo al sorgente).
Questo impegna parecchia banda, ma evita ritardi di elaborazione. Nel mondo della banda larga, uno scambio accettabile.
Richiede solo un browser, e sono disponibili delle app per dispositivi mobili. E’ estensibile, ed è possibile installarsi il server per farsi una propria infrastruttura.
Sicuramente, il punto di riferimento attuale nel mondo open-source, tanto che nei prossimi giorni ne parleremo con una serie di articoli qui sul portale.
Wire
Questo è un esempio di come open-source non voglia dire libero o gratis: il servizio è a pagamento.
È in realtà chi si compila i sorgenti a poter usare il servizio gratuitamente. È disponibile anche il server, che richiede comunque una discreta infrastruttura alle spalle (cassandra, elasticsearch, redis, S3, DynamoDB…)
Riot
È usabile sia via browser che via app dedicata, sia desktop che mobile, e nella chat integra un sistema di videochiamata, anche di gruppo.
Software open-source e gratuito, permette sia l’uso con i server messi a disposizione dal progetto stesso che l’installazione in proprio.
jami
Progetto GNU, che si traduce davvero in Free and Open Source Software (FOSS – software open-source e libero).
La caratteristica principale è di essere completamente distribuito: non richiede alcun server. O meglio: nessun server specifico. Una volta generato un ID (cosa che avviene al primo avvio dell’applicazione), questo viene registrato in una blockchain distribuita. Quando si dovrà contattare qualcuno, l’applicazione farà una ricerca nella blockchain per sapere se è online e come contattarlo.
Altra caratteristica davvero interessante è la criptazione end-to-end per tutte le conversazioni. Davvero interessante.
Sono disponibili anche chiamate di gruppo, gestite direttamente da chi la organizza: man mano che il chiamante aggiunge membri, farà da ripetitore per tutti. Questo vuol dire che il numero massimo di partecipanti è dettato dalla potenza del dispositivo chiamante. Ma vuol dire anche che anche queste sono completamente criptate.
Nextcloud Talk
Sono disponibili varie estensioni, fino a trasformarlo in una piattaforma di collaborazione piuttosto articolata, ed uno di questi componenti è Talk.
Si tratta di una chat che permette agli utenti registrati di comunicare tra loro, anche in gruppi.
Integrata nella chat, c’è un client webRTC per poter fare chiamate audio e video, anche di gruppo.
La soluzione non appare particolarmente agile né elegante, ma è installabile dall’interfaccia con un click. Inoltre, la configurazione è minimale e semplice, con l’autenticazione integrata con le utenze Nextcloud. Infine, anche per Talk esistono delle app per dispositivi mobili.
Per chi usa già un’installazione di Nextcloud, e non ha grosse pretese, è una soluzione valutabile.
Insomma, qualche alternativa open-source c’è davvero, ma se ne conoscete altre, siamo curiosi di conoscerle anche noi!
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