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La pandemia da Covid-19 sta travolgendo il mondo come uno tsunami
imprevisto. I morti se li è portati via con la prima, deflagrante
ondata. Dagli ospedali di Wuhan, in Cina, alle fosse comuni di Hart
Island, a New York, i decessi hanno continuato a crescere mentre i
governi dichiaravano il lockdown. Nel momento in cui eravamo preoccupati
a non farci contagiare, l’ordine mondiale ha subito un importante
cambiamento. Le strategie (politiche) e le crisi
(economiche) generate dalla quarantena forzata hanno accelerato
processi già in atto, portando la Cina a estendere la propria sfera di
ingerenza sull’Occidente, gli Stati Uniti a isolarsi e l’Unione Europea
a collassare su se stessa. A sollevare il tema del nuovo assetto
politico mondiale è stato “Le Monde”, affidando a Sylvie Kauffmann
un’analisi molto attenta che prendeva in esame le principali potenze che
negli ultimi anni stanno cercando di imporsi nello scacchiere. «Il
virus – è la sua tesi – ha seriamente attaccato le fondamenta, già piene
di crepe, dell’ordine internazionale lasciatoci in eredita dal XX
secolo». Secondo la firma di punta del quotidiano francese, la pandemia
ha assestato un durissimo colpo sia agli Stati Uniti, in quanto
superpotenza, sia al loro presidente Donald Trump. «La crisi
ha rivelato la vulnerabilità del modello sociale e politico americano»,
ha spiegato: «22 milioni di disoccupati senza protezioni, molti dei
quali senza assicurazione sanitaria e senza un sistema della sanità
pubblica; un paese diviso».
Questo quadro, che ha portato Washington a disinteressarsi di quanto
stava succedendo tra le macerie del Vecchio Continente, ha permesso a
Pechino di imporsi in Europa e nel mondo come il paese che è riuscito a isolare e sconfiggere il “Demone”, come lo
ha chiamato lo stesso Xi Jinping. La Cina infatti è riuscita, complice
anche i suoi silenzi di fronte all’emergenza, a ritagliarsi un vantaggio
tattico nei confronti del mondo. Prima che le “strane polmoniti” dello
Hubei venissero prese seriamente in considerazione, Xi ha tentennato. E
non poco. Come mai? Diverse sono le voci a tal proposito. C’è chi parla
dei presunti silenzi delle autorità politiche locali e chi, con più
malizia, sostiene che il leader cinese abbia voluto insabbiare tutto.
Sia come sia, ora la Cina si trova, almeno tempisticamente, davanti a
tutti. E può giocare questa carta a proprio vantaggio. Anche perché il
suo diretto rivale, Trump, si trova in un momento parecchio complesso
sia per l’emergenza coronavirus sia per le elezioni
ormai alle porte. Cosa succederà allora al presidente americano? La
linea portata avanti da Trump non finirà per abbatterlo, come invece
vorrebbe l’opposizione democratica.
Il presidente Usa
è infatti riuscito a portare avanti la linea dell’”America first”
(dalla pioggia di soldi erogata con il piano “Helicopter money”
all’azzeramento delle green card, fino al sostegno delle compagnie
petrolifere in vista dell’imponente guerra sul greggio che si è aperta
con la Russia e l’Arabia Saudita) che gli ha permesso di far fronte alla
drammatica crisi
economica che sta travolgendo anche gli Stati Uniti. Chi ne esce,
invece, con le ossa rotta su tutti i fronti è quello che ormai resta
dell’Unione Europea.
Ancora una volta gli Stati che la compongono hanno dimostrato il
proprio egoismo: dapprima abbandonando l’Italia al proprio destino di
malato d’Europa,
poi non riuscendo a trovare la quadra sulle misure economiche da
immettere per sostenere un sistema al collasso. Un sistema che, invece,
pare aver retto in Russia. Almeno a livello di facciata. Mosca ha
infatti avviato diverse procedure, che si sono rivelate poi efficaci,
per anticipare il contagio da Covid-19. Vladimir Putin ha infatti
compreso fin da subito che il coronavirus rappresentava una sfida non
solo per la tenuta del proprio potere
ma anche per la solidità stessa dello Stato ed è quindi corso ai
ripari. Il primo punto, gestire l’emergenza per continuare a governare.
Il consenso di Putin è molto alto nelle periferie, ma comincia a perdere
terreno nelle grandi città.
Il sistema sanitario russo, inoltre, è piegato da pesanti problemi e,
come riporta un’indagine governativa, il 40% degli ospedali non è
dotato di riscaldamento centralizzato e più del 50% è privo di acqua
calda. A queste condizioni, bisogna aggiungere anche i tagli
che, come riporta “Limes”, hanno lasciato «85 mila dei 130 mila
insediamenti rurali del paese senza assistenza sanitaria». Davanti a uno
scenario simile, Putin ha dovuto per forza di cose agire d’anticipo,
arginando il virus e costruendo delle strutture in grado di accogliere e
di curare in maniera dignitosa i malati affetti da Covid-19. Una
missione che sembra esser stata portata a termine da parte del governo
russo e che è stata affiancata da un’imponente campagna di aiuti ai
paesi più legati a Mosca. Un po’ come è successo in Italia, dove il
Cremlino ha deciso di schierare una task force, addestrata anche alla
guerra batteriologica, al fianco dei medici italiani. Un aiuto che, come
tutti quelli forniti in questa emergenza, non sarà certamente gratuito e
che ha come obiettivo, da parte del Cremlino, di giocarsi un credito
nei confronti dell’Italia. Più in generale il coronavirus ha scardinato
quello che restava della globalizzazione. Come spiegava Giulio Tremonti
in una recente intervista al “Giornale.it”, «anche questa pandemia sarà
battuta dalla scienza». Quello che resterà è un intero sistema in crisi.
«La ‘tragedia’ non è tanto nella pandemia in sé e nei suoi effetti
sanitari quanto nel fatto che svela i limiti della globalizzazione»,
spiegava: «Una volta usciti dal lockdown ne troveremo le macerie».
Secondo la Kauffmann, «la penuria di forniture sanitarie che ha
ostacolato la lotta all’epidemia in Occidente» ne ha fatto venire a
galla tutti i suoi limiti, permettendo così «il ritorno dello
Stato-nazione». E questo, secondo un’analisi del “Financial Times”, non
farà altro che rafforzare il nazionalismo. Lo dimostrano le campagne di
Trump contro la Cina “untrice del mondo” e la serrata di Pechino per
difendersi da questi attacchi mediatici. Certo è che chi manovrerà il
nuovo ordine mondiale sarà più forte di quello che lo orchestrava prima.
In primis perché la crisi
economica avrà messo in ginocchio paesi che fino a ieri erano
considerati vere e proprie potenze. E in secondo luogo perché, come
spiega lo stesso “Financial Times”, «per contenere la pandemia, persone
spaventate in tutto il mondo hanno accettato straordinarie violazioni
delle libertà personali». In quella che Zbigniew Brzezinski ha chiamato
la “grande scacchiera”, le pedine si muovono con una velocità e
un’abilità impressionante. E quelle che oggi sembrano solo potenze
regionali e “torri” si stanno già muovendo per dare scacco matto al re.
(Andrea Indini e Matteo Carnieletto, “Dalle macerie del coronavirus
nasce un nuovo ordine mondiale”, dall’inserto “InsideOver” sul “Giornale” del 23 aprile 2020).
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