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Quando infuria la tempesta, uomini e donne sballottati hanno una
tempesta anche nella loro mente. L’unica è affidarsi alla logica ed alle
poche certezze.
Questo discorso inizia con qualche premessa e spera di affidarsi alla
logica. Se sono errate le premesse, non regge tutto il resto. Anzi,
inutile leggere.
Le premesse sono: per non diffondere il virus basta una distanza di
qualche metro; all’aria aperta è più difficile il contagio se si è
distanziati; la paura diffusa ha indotto ormai la popolazione a stare
distanziata ed a seguire le regole per evitare il contagio; la
segregazione ed il panico creano un grande danno psicologico ed
economico.
Se tutto ciò è vero, la tesi che qui si vuol dimostrare è che
l’attuale perdurare in Italia di alcune imposizioni poliziesche nella
pratica attuale non serve per contenere l’epidemia e raggiungere gli
obiettivi della segregazione antipandemica.
La paura è una buona consigliera, ed in questi mesi abbiamo visto i
positivi effetti della paura prodottasi con l’epidemia: code ai negozi
distanziate ed educate; la gente per strada evita di avvicinarsi; uso
massivo delle mascherine, anche all’aperto; lavaggio delle mani.
Io credo che la popolazione, per quanto vedo coi miei occhi, abbia imparato.
Credo che ora si sottovalutino gli effetti materiali e psicologici
del clima di paura perdurante creato dalla stampa e dalle forze di
polizia con le sanzioni e con quanto comunicano alla popolazione.
Il “restoacasismo” da comportamento positivo è diventato una
patologia psicologica di massa. La maggior parte delle sanzioni sono
state irrogate perché le forze dell’ordine sono state chiamate con
veemenza da abitanti che, chiusi nelle loro case, vedono qualcuno fuori.
La polizia perlopiù non interviene a sciogliere e sanzionare
assembramenti (come avviene in Germania, ad esempio), ma principalmente a
colpire persone sole o distanziate, dato che gli assembramenti sono a
quanto consta quasi del tutto assenti negli interventi operati dalla
polizia. Gli elicotteri per dare la caccia a persone da sole nei boschi o
sulle spiagge, con una spesa che comprerebbe migliaia di introvabili
mascherine, sono il paradigma delle storie a cui tutti abbiamo
assistito.
La ragione giustificatrice è la prevenzione di comportamenti
collettivi, moltiplicazione di quelli individuali: se uno è tollerato
sulla spiaggia, poi verranno a migliaia come d’uso e la situazione non
sarà più controllabile. Il fondamento di tale ragione è la sfiducia
nella popolazione. Considerando il popolo come massa, pecore comunque
incontrollabili, il ragionamento è logico.
Ma una delle premesse di questo discorso è che la popolazione non è
oggi istupidita, che i comportamenti di prevenzione del contagio sono
consolidati e stanno migliorando.
Un altro argomento sotteso o esplicitato dai restoacasisti è: il
virus è nuovo, non sappiamo nulla o quasi. Quindi accettiamo la
segregazione in casa sperando che sia intensa e rispettata, e accettiamo
l’attività di polizia come una circostanza inevitabile malgrado i suoi
difetti. Quindi si rinuncia a cercare la verità e il metodo giusto.
Su ciò va detto che non è possibile rinunciare a delle scelte, e la
varietà di prescrizioni nei paesi del mondo conferma che scelte vengono
comunque fatte. La certezza non è di questo mondo, ma questo non può
impedire ne ha mai impedito di fare scelte solo perché esistono rischi
di sbagliare.
La gestione delle necessarie prescrizioni sanitarie e limitative
degli spostamenti massivi di persone non può essere affidata alle forze
di polizia in proprio, ma va affidata a funzionari civili, con
competenze sanitarie ed epidemiologiche se del caso acquisite da ultimo,
con apprendimento intensivo. Nell’emergenza si dovrebbero assumere
subito, anche a tempo determinato, laureati in medicina, biologia,
infermeria e mandare loro nelle strade a verificare il rispetto della
normativa ed a istruire sulla diligenza anti pandemica.
Tale personale ispettivo andrebbe assistito dalla forza pubblica. La
principale funzione della polizia è l’uso della forza quando necessario,
non valutare il comportamento della popolazione caso per caso.
Per l’ipotesi di affidare solo alle forze dell’ordine la gestione
della popolazione, come è stato fatto sinora, si consideri che: gli
agenti di polizia non sono stati istruiti su come si diffonde il virus,
quali comportamenti vanno repressi e quali invece rientrano nella
libertà personale e sono irrilevanti per il contagio. La polizia invece
applica spesso le norme sulla pandemia colla usuale attitudine
burocratica italiana, che è notoria.
Una serie di lezioni filmate e scritte prodotte dalle migliori
istituzioni culturali pubbliche, dal Ministero della Salute e/o da
Università e costantemente aggiornate, potrebbe dare a tutti lo stato
dell’arte su cosa si deve e cosa non si deve fare e servirebbe a
istruire la popolazione senza spaventarla e sgombrando dalle c.d. fake
news; darebbe il senso di fiducia creato dal sapere. Le lezioni
andrebbero diffuse dai canali informativi pubblici, dalla RAI e da un
unico sito apposito del Ministero della Salute.
Una politica grossolana e malfidente nella popolazione, fa invece un
danno enorme, produce lo squallido fenomeno dei delatori dalla finestra,
impoverisce colle multe una popolazione in parte stremata
economicamente; crea sfiducia nelle istituzioni pubbliche e tra la
popolazione medesima, costringe la popolazione all’immobilità, aumenta
il consumo di alcool, tabacco e cibo, crea uno stato fisiologico
negativo di massa il che influisce anche sulle difese immuniarie di
molti; crea depressione.
Chi osa dubitare della gestione attuale della pandemia viene
ostracizzato, subito si argomenta con le politiche di Bolsonaro in
Brasile o dei trumpiani degli USA, che predicano una delirante
continuità senza provvedimenti sanitari.
Ma se tutti abbiamo un senso di debolezza, lo hanno anche i detentori
del potere politico ed amministrativo. Progettare un futuro immediato
diverso ha buone probabilità di successo.
Scrivere a Sindaci, Presidenti di Regione, Ministri lettere – aperte –
con proposte ragionate costituirebbe quantomeno un esercizio di
progettazione politica che gli apparati pubblici mostrano di non operare
in forma adeguata.
La chiusura di Tribunali e Parlamento non pare giustificata; un po’
di regole, mascherine e telecomunicazione avrebbero permesso una
situazione assai diversa.
Invece si procede esattamente nel modo che la Costituzione vieta: con
regolamenti, nelle materie (riserve di legge) che il Costituente aveva
espressamente voluto impedire che fossero regolate da chi (gli organi
amministrativi, tra cui il Governo) non è rappresentante eletto dal
popolo: la libertà personale (art. 13 Cost.) e la libertà di
circolazione (art.16 Cost.); ciò costringendo la popolazione in casa. La
prima cosa che fece il fascismo fu di spostare il potere normativo dal
Parlamento agli organi amministrativi, eletti da nessuno, con potere
regolamentare e ovviamente non legislativo. Proprio questo vollero
negare per sempre i Costituenti, proprio questo oggi accade. Per chi non
ha memoria, basta leggere quanto scrive l’Enciclopedia Treccani alla
voce “riserva di legge”.
Si noti che i Decreti-legge sulla pandemia non vietano alcunché per
gli spostamenti (art.1 DL 25.3 cui al comma 1.2020 n.9), ma delegano a
organi amministrativi (Presidente del Consiglio dei Ministri,
Regione (art.3 comma 1 DL 9/2020) e Ministro della Salute (art.2 comma2
DL 9/2020) in mancanza di DPCM) la possibilità di vietare: a chiarire la
ostentata violazione della riserva di legge.
Si annoti che ai sindaci non è attribuito nuovo potere, anzi l’art. 3 comma 2 stabilisce che “i Sindaci non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti… in contrasto con le misure statali“.
In conclusione, se le premesse sono giuste, le forme di segregazione
oggi vigenti sono in parte sbagliate e illegittime. La segregazione era
ed è necessaria, con le dovute modificazioni nel tempo, ma nelle forme e
nella concreta applicazione attuale probabilmente produce più danno di
quanto ne elimina.
Osservando le regole di segregazione nel mondo ma soprattutto la
veemenza con cui vengono sanzionate le infrazioni, può notarsi che in
Spagna le multe sono irrogate anche di più che in Italia. In Germania,
Francia, Inghilterra, paesi scandinavi, USA, nuova Zelanda il
sanzionamento di massa pare assente. Spagna e Italia sono tra i paesi
europei più colpiti dall’epidemia. Certamente è presto per distinguere
il rapporto causa-effetto, ma il dato è interessante.
L’eventualità di una “seconda ondata” del virus conserverà nel tempo le problematiche qui affrontate.
A mio parere la soluzione in Italia sta nella istruzione diffusa, nel
contrasto dell’illegittimità normativa, nella progettazione e
imposizione di regole e modalità diverse di affrontare la pandemia e
quanto ne consegue, progettazione a cui tutti devono partecipare senza
attendere la manna dal cielo, se il cielo è questo governo e questa
amministrazione pubblica.
Foto di copertina, Via Padova, Milano, 25 aprile 2020 (da La Stampa)
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