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Prima i parlamentari del Pd, poi il governo ed infine anche l’opposizione della destra, hanno nuovamente fatto muro contro una interrogazione parlamentare
del deputato Gianluca Ferrara del M5S (commissione esteri) che chiedeva
di sospendere per un anno il programma di acquisto degli aerei militari
F35. Si conferma così come sulle spese militari agiscano le stesse
convergenze di quello che abbiamo definito il Partito Trasversale del
Pil, un partito in cui quelli che litigano di mattina si rivelano
pienamente d’accordo il pomeriggio.
L’interrogazione di Ferrara chiedeva di sospendere il programma per
un anno e di rivalutarlo nel suo complesso così da destinare più risorse
alla sanità. E, insieme a quella del deputato, sul testo compaiono le
firme di una cinquantina di deputati del M5S, quasi la metà dell’intero
gruppo parlamentare alla Camera.
La proposta di destinare ad altri capitoli della spesa sociale i
fondi previsti per l’acquisto degli F35 già in autunno aveva visto la levata di scudi sia del Ministro della Difesa Guerrini (PD)
che della Lega, la quale a novembre aveva presentato una mozione per
impegnare il governo a confermare gli impegni di spesa e quelli
dell’alleanza con il complesso militare-industriale Usa.
Ma la mozione della Lega era stata bocciata, mentre veniva approvata
una mozione di maggioranza che rinviava la questione, cassava ogni
richiamo alla “rimodulazione” o “rinegoziazione” degli impegni
all’acquisto degli F35 e manteneva sostanzialmente le cose come stavano.
Un particolare significativo è sono stati i voti dell’opposizione di
destra (Lega, Fdi; FI) a favore del punto della mozione di maggioranza
che di valorizzare gli investimenti sugli F35 nello stabilimento di
Cameri e di “allargare ulteriormente gli ambiti di cooperazione
internazionale nel campo aerospaziale e della difesa, al fine di
massimizzare i ritorni economici, occupazionali e tecnologici del
distretto”.
L’interrogazione presentata da Ferrara e dai deputati M5S ha riposto
la questione in piena emergenza Covid 19 chiedendo di spostare i fondi
per gli F35 al capitolo della sanità “alla luce dell’evidente esigenza,
nazionale e globale, di ridefinire le priorità della spesa pubblica,
privilegiando le spese nei settori sanitari”.
L’interrogazione propone sostanzialmente una moratoria di dodici mesi
sul programma F-35, mentre in un altro punto chiede al Ministero della
Difesa di “valutare l’opportunità di rinegoziare e ridimensionare il
programma”, valutando “programmi aeronautici alternativi economicamente
più sostenibili e rispondenti alle necessità delle nostre forze aeree e
agli interessi della nostra industria della difesa”.
Il Pd ha reagito subito e male a questa interrogazione. “Tutte le
decisioni delicate come quelle che riguardano impegni assunti a livello
internazionale vanno discusse all’interno della maggioranza e non
attraverso iniziative unilaterali” ha tuonato il senatore Pd Alfieri.
Più esplicito ancora un altro parlamentare del Pd, Enrico Borghi, il
quale ci ha tenuto a ribadire che: “Da parte nostra non ci sarà nessun
ondeggiamento; il Pd è un partito che sostiene l’atlantismo e rispetta
gli accordi internazionali”.
Insomma gli F35 e l’ingente programma di spesa per acquistarli, circa
14 miliardi di euro, continuano a rimanere un tabù, anche in tempi di
emergenza sanitaria e sociale come quelli in cui siamo immersi. Pd e
destra scattano come un sol uomo quando c’è da sostenere le spese
militari e l’atlantismo. Sono come i ladri di Pisa.
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