Pubblichiamo
la traduzione dell’articolo di Sara Flounders – scrittrice ed attivista
politica statunitense di lungo corso – che mette in evidenza il
contributo della Cina e di Cuba nella battaglia pandemica globale.
Il contributo pubblicato, originariamente sul Workers Word il 3 aprile, è stato ripreso da Global Research il 6 di questo mese.
L’autrice traccia un paragone tra la risposta cinese, nord-americana ed europea ed identifica nella pianificazione socialista la chiave di volta per comprendere il successo nella battaglia contro il virus.
Allo
stesso tempo mostra, con dovizia di dati, l’iniziativa globale della
Cina sul fronte di questa emergenza sanitaria, di cui beneficiano
direttamente ben 89 Paesi, ed in generale mette in evidenza la
condivisione generale delle proprie conoscenze da parte della Repubblica
Popolare.
La “via della seta della salute” diviene uno degli strumenti con cui Pechino sta affermando la sua leadership in un contesto i cui rapporti internazionali potrebbero rapidamente mutare e dove la “civiltà capitalista” sta mostrando i suoi limiti strutturali a tutti i livelli.
Questa strategia è forse il primo passaggio di una “governance globale”
che risponde alle caratteristiche delineate dalla dirigenza del PCC, e
che rimette in modo dinamiche virtuose delle relazioni internazionali
che lo stallo tra i differenti imperialismi aveva ridotto ad un impasse evidente, già prima dell’emergenza sanitaria.
Bisogna ricordare che non vi è stata alcuna “cornice organizzativa internazionale” egemonizzata
dall’Occidente in grado di avere un ruolo incisivo nella risposta alla
pandemia. Segno che un epoca è probabilmente giunta alla fine.
La Flounders tira un bilancio molto netto della dimostrazione di forza della Cina:
«La
Cina ha dimostrato di aver bilanciato diverse forme di pianificazione
centrale, la proprietà collettiva locale, gli incentivi capitalistici e
la proprietà condivisa con le società e le banche occidentali ma allo
stesso tempo, il Partito Comunista ha mantenuto un ampio controllo
politico ed economico. Ha guidato i piani di sviluppo nazionale e
controllato ciò che le imprese imperialiste possono e non possono fare
in Cina, nonostante sia ancora un paese in via di sviluppo che sta
emergendo da 200 anni di saccheggi coloniali. Ma ha mantenuto uno
sviluppo costante dal 1949, anno in cui la rivoluzione comunista ha
rovesciato i rapporti di potere arcaici e il dominio imperialista.
Quella rivoluzione di 70 anni fa ha fatto la differenza in questa pandemia globale.»
Un dato che viene volutamente ignorato dai media mainstream è che sono gli sviluppi di due rivoluzioni: quella cinese e quella cubana ad avere fatto la differenza nell’attuale risposta alla pandemia.
Il Novecento, quindi, non sembra terminato come ci hanno raccontato con la fine del mondo bi-polare.
Buona Lettura.
*****
La
pandemia globale COVID-19 ha messo in luce la contraddizione tra
un’economia mondiale globalizzata e un sistema capitalistico ancora
basato sull’espropriazione privata di ricchezza e risorse.
L’implacabile
spinta a trarre profitto da ogni tipo di interazione umana ha portato
il più grande pericolo per la popolazione del pianeta.
Allo
stesso tempo, la Cina sta inviando enormi quantità di medicinali e
protezioni a Paesi che necessitano disperatamente di dispositivi medici.
Queste massicce spedizioni di solidarietà dimostrano la superiorità
della pianificazione socialista di base della Cina.
La
Repubblica Popolare sta inviando per via aerea, ferroviaria e marittima
le attrezzature mediche necessarie a 89 Paesi in tutto il mondo. Questo
include kit di test, mascherine, indumenti protettivi, occhiali,
termometri frontali e ventilatori polmonari.
Operatori
medici cinesi e aerei carichi di forniture essenziali sono già stati
inviati in 28 Paesi in Asia, 26 in Africa, 16 in Europa, 10 nel Pacifico
meridionale e nove nelle Americhe.
Questa
assistenza è l’operazione umanitaria di emergenza più intensa e di
ampio respiro della Cina dalla fondazione della Repubblica Popolare nel
1949.
22 ponti aerei di forniture mediche dalla Cina
Al
contrario, gli Stati Uniti – ancora la più grande e ricca economia del
mondo – sono sopraffatti da una totale mancanza di pianificazione e
persino dall’incapacità di mobilitare la popolazione per la propria
sopravvivenza. I decessi riportati da COVID-19 negli Stati Uniti
superano ora quelli della Cina, anche se la Cina ha quasi quattro volte
la popolazione ed è stato il primo Paese colpito da questo nuovo virus.
Le
aziende sanitarie statunitensi private e le agenzie governative ad ogni
livello si stanno ora rivolgendo alla Cina per ordinare forniture
essenziali dopo due mesi di continui attacchi politici razzisti e di
totale rifiuto di offerte di assistenza sia da parte della Cina che
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Totalmente
frustrati dall’incapacità del governo degli Stati Uniti di risolvere i
problemi di approvvigionamento, governatori, sindaci, organizzazioni
caritatevoli, ong e i principali complessi sanitari hanno iniziato a
concludere i propri accordi commerciali con le società cinesi per
ottenere spedizioni di forniture d’emergenza.
L’Agenzia
federale per la gestione delle emergenze è intervenuta e ha ordinato 22
trasporti aerei di forniture dalla Cina – ma ne ha organizzato la
distribuzione attraverso reti private a scopo di lucro.
Il
29 marzo, un aereo commerciale che trasportava 80 tonnellate di
forniture mediche è arrivato a New York dalla Cina. Ha consegnato
130.000 maschere N95, 1.8 milioni di maschere e camici, 10 milioni di
guanti e migliaia di termometri da distribuire agli stati di New York,
New Jersey e Connecticut. Voli simili per Chicago e Cleveland erano
previsti per i successivi due giorni. (New York Times, 29 marzo)
Rispetto
all’urgente bisogno di almeno 40.000 ventilatori richiesti dal
Governatore di NY, Andrew Cuomo, la Cina ne invierà 1000 nei prossimi
giorni, dato che le aziende europee avevano già acquistato l’intero
inventario.
Anche l’Unione Europea è stata sopraffatta
Il
coronavirus ha travolto non solo gli Stati Uniti – centro della
capitale finanziaria internazionale – ma anche altri Paesi imperialisti
altamente sviluppati tra cui Italia, Spagna, Germania, Francia e Gran
Bretagna che non sono stati in grado di rispondere in modo efficace
all’impatto del virus. Per rilanciare le loro imprese e banche dopo il
crollo capitalistico globale del 2008, l’Unione Europea aveva imposto
anni di austerità e di tagli ai programmi sociali ai Paesi membri ed ora
si rifiuta di condividerne l’assistenza, anche con i suoi paesi membri.
Nessuno di questi paesi imperialisti sta offrendo nulla al resto del
mondo mentre questa crisi medica estrema si diffonde in oltre 190 paesi.
Meno di quanto spende il Pentagono in un’ora!
Con grande clamore il governo degli Stati Uniti ha promesso 62 milioni di dollari
dall’Agenzia per lo sviluppo internazionale per affrontare la pandemia.
Questo è meno di quanto spende il Pentagono in un’ora. L’enorme budget
del Pentagono di 746 miliardi di dollari – la maggior parte dei
quali è un sussidio alle compagnie petrolifere e militari – consuma
circa 2 miliardi di dollari al giorno o 80 milioni di dollari all’ora.
Pur
non offrendo alcuna reale assistenza a nessun Paese, il Segretario di
Stato americano Mike Pompeo ha criticato amaramente la Cina e i Paesi
che accettano gli aiuti della Cina, sostenendo che “il Partito
Comunista Cinese rappresenta una minaccia sostanziale per la nostra
salute e il nostro stile di vita, come il virus Wuhan ha chiaramente
dimostrato”. (“Los Angeles Times”, 29 marzo)
Da
ricordare che l’amministrazione Trump ha anche usato le difficoltà di
questa crisi globale per inasprire le sanzioni e aumentare le minacce a
Iran e Venezuela.
La ‘Via della seta della salute’ cinese
Il
coronavirus sta arrivando in molti Paesi che hanno già subito crisi
umanitarie causate da guerre e sanzioni statunitensi, oltre che da
disastri naturali e cambiamenti climatici. Così la Cina sta creando
quella che chiama la Via della Seta della Salute. Squadre mediche cinesi
qualificate hanno iniziato ad arrivare in un numero crescente di Paesi
tra cui Iran, Iraq, Italia, Serbia, Venezuela, Pakistan e Cambogia.
L’11
marzo, con l’abbattimento del virus COVID-19 in Cina, è stata promessa
assistenza immediata anche ai Paesi africani. Ovviamente le sole
attrezzature mediche non possono da sole superare le crisi sanitarie in
Paesi privi di un sistema sanitario nazionale, tuttavia i 20.000 kit di
test, le 100.000 maschere, le 1.000 tute protettive da consegnare ad
ogni Paese africano avranno un grande impatto.
Il
22 marzo è arrivata in Serbia una squadra medica cinese con la prima
spedizione di 16 tonnellate di medicinali e protezioni. Da ricordare che
l’Unione Europea aveva negato qualsiasi assistenza alla Serbia, citando
le sanzioni imposte dagli Stati Uniti.
Il 27 marzo sono state scaricate a Vienna 130 tonnellate di materiale protettivo proveniente dalla Cina e diretto in Italia.
Il
China-Europe Express, una linea ferroviaria aperta più di dieci anni
fa, collega 48 città cinesi con l’Europa. Il 28 marzo è partito da Wuhan
il primo treno merci a lasciare la Cina dopo due mesi di blocco. I suoi
19 vagoni sono stati caricati con forniture mediche di produzione
locale.
Wuhan
era stata la città cinese più colpita dal virus COVID-19 e ora ha una
grande esperienza e attrezzature mediche di nuova produzione da offrire
al mondo. La Reuters riferisce che il 22 marzo è arrivato in Francia un
carico di 1 milione di maschere e guanti dalla Cina.
La Cina sviluppa piani diagnostici e di trattamento
La
Commissione sanitaria nazionale cinese ha elaborato una serie di piani
diagnostici e terapeutici di inestimabile valore. Li sta condividendo,
così come altri documenti tecnici, con 180 Paesi e più di 10
organizzazioni internazionali e regionali.
La
commissione ha anche condotto scambi approfonditi con la comunità
scientifica internazionale tenendo circa 30 videoconferenze su questioni
tecniche riguardanti il coronavirus con più di 100 paesi e regioni. Una
di queste videoconferenze con l’Organizzazione Mondiale della Sanità,
tenutasi il 12 marzo, ha condiviso le esperienze della Cina con
rappresentanti di 77 Paesi e 7 organizzazioni internazionali e è stata
vista online da più di 100.000 persone.
Il sistema del profitto crea il disastro
Perché
l’amministrazione Trump ha rifiutato l’offerta di attrezzature di prova
e di forniture mediche essenziali provenienti dalla Cina e persino
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità?
Non
è solo a causa della crescente ostilità degli Stati Uniti nei confronti
dello straordinario livello di sviluppo della Cina ma è l’assistenza
medica che deve essere profittevole, quindi kit di test gratuiti o poco
costosi e forniture mediche minacciano la spinta capitalistica a trarre
profitto da ogni transazione umana. Le case farmaceutiche, mediche e
assicurative sono oggi le più redditizie negli Stati Uniti ed insieme al
petrolio e alle cosiddette società di difesa, esse dominano il capitale
finanziario.
Durante
i due mesi cruciali in cui queste forniture vitali avrebbero potuto
essere rapidamente ordinate o prodotte e immagazzinate, non c’era ancora
un incentivo di profitto abbastanza forte per produrle.
La
natura non pianificata e competitiva della produzione capitalistica
distorce ogni interazione sociale e la speculazione selvaggia e le bolle
di rapido profitto sono la norma.
Quando
la crisi è diventata ovvia per milioni di persone, tutto ciò che si
supponeva fosse in possibile scarsità di offerta è stato immediatamente
accaparrato per la speculazione. Questo ha portato a una carenza di
disinfettanti per le mani, mascherine, alimenti essenziali e persino
carta igienica.
Chi
pagherà e chi ne trarrà profitto è la questione fondamentale in tutte
le relazioni capitalistiche. Ciò che è più necessario – per soddisfare i
bisogni della gente – non fa parte del calcolo.
Già
a gennaio gli esperti medici dell’amministrazione Trump avevano
individuato come problema critico una probabile carenza di ventilatori
polmonari, eppure “sia la Casa Bianca che l’Agenzia Federale per la
Gestione delle Emergenze hanno faticato a definire ciò di cui c’era
bisogno, chi pagherà per questo e come si risolverrà il problema delle
catene di fornitura”. (“Alliance with industry does Trump no good in search for ventilators”, New York Times, 20 marzo)
Sapendo
che in realtà non stava succedendo nulla per risolvere nessuno di
questi problemi, Trump ha continuato a rassicurare: “Ne avremo in
abbondanza”.
Molti
media hanno confermato che la mancanza di kit è stata causata
dall’insistenza dei produttori sulla necessità di stipulare contratti di
esclusiva con profitti garantiti. Mancavano del tutto anche i piani di follow-up e di distribuzione ed anche il modo di tenere un conteggio dei risultati dei test non è stato elaborato in anticipo.
Nessuna
pianificazione per i bisogni della popolazione, insieme a una
pianificazione caotica per ciò che è redditizio, ha creato una crisi in
ogni ospedale, sia in quelli pubblici che in quelli privati degli Stati
Uniti e ora le città concorrenti, le agenzie statali e federali, gli
enti di beneficenza locali e nazionali sono in guerra per accaparrarsi
le forniture esistenti.
La pianificazione socialista è la risposta
Come
ha fatto la Cina a controllare il virus? Com’è ora in grado di iniziare
a fornire assistenza massiccia ad altri Paesi su scala globale?
Chiaramente
la pianificazione socialista e la proprietà collettiva su larga scala
delle principali industrie, compresa quella medica, sono state decisive.
Anche
nei piccoli Paesi in via di sviluppo, la pianificazione socialista
libera l’economia per soddisfare le esigenze interne e persino per dare
un contributo importante ad altri Paesi intrappolati dal dominio
economico degli Stati Uniti e da relazioni sociali arcaiche.
Basti guardare a Cuba:
un Paese di soli 11 milioni di persone invia più medici nei Paesi in
via di sviluppo di quanti ne invii l’Organizzazione mondiale della
sanità. Cuba ha anche sviluppato e liberamente condiviso con il mondo un
farmaco che aiuta a curare coloro che risultano positivi al COVID-19:
Interferone Alfa-2B.
Finora
il governo degli Stati Uniti non solo ha vietato l’uso dei farmaci di
Cuba, ma ha anche minacciato i Paesi che li accettano. Ma con l’aumento
del numero di morti negli Stati Uniti, le richieste di trattamenti e di
attrezzature mediche possono costringere a cambiare le politiche
apparentemente impossibili.
La
Cina ha dimostrato di aver bilanciato diverse forme di pianificazione
centrale, la proprietà collettiva locale, gli incentivi capitalistici e
la proprietà condivisa con le società e le banche occidentali ma allo
stesso tempo, il Partito Comunista ha mantenuto un ampio controllo
politico ed economico. Ha guidato i piani di sviluppo nazionale e
controllato ciò che le imprese imperialiste possono e non possono fare
in Cina, nonostante sia ancora un paese in via di sviluppo che sta
emergendo da 200 anni di saccheggi coloniali.
Ma
ha mantenuto uno sviluppo costante dal 1949, anno in cui la rivoluzione
comunista ha rovesciato i rapporti di potere arcaici e il dominio
imperialista.
Quella rivoluzione di 70 anni fa ha fatto la differenza in questa pandemia globale.
* Traduzione dell’articolo originale a cura di Gaia Sartori Pallotta https://www.workers.org/2020/04/47484/
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