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I due portavoce nazionali di Potere al Popolo, Giorgio Cremaschi e
Viola Carofalo, insieme ad altri componenti del coordinamento
nazionale, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica
presso il Tribunale di Milano. Nell’esposto si indicano e si invita ad
indagare sulle scelte adottate dalla Giunta regionale della Lombardia
negli anni scorsi e in queste settimane che hanno portato all’esplosione
dell’emergenza pandemica sul territorio lombardo. Un atto di accusa
circostanziato che mette il dito nella piaga sulle responsabilità
politiche – oltre che giudiziarie – della Regione Lombardia.
Qui di seguito il testo dell’esposto presentato alla Procura della Repubblica di Milano
********
Una indifferibile premessa ricostruttiva
Con il presente esposto i sottoscritti intendono deferire
all’intestata Autorità Giudiziaria quanto la gestione della epidemia da
SARS-COV-2 nella Regione Lombardia abbia inciso irrimediabilmente sul
numero dei decessi, ma anche sulla stabilità economica, finanziaria e
patrimoniale della Nazione.
In particolare, le vicende in discorso presentano profili di antigiuridicità penale
di tali dimensioni che impongono di verificare quale sia stata
l’incidenza delle decisioni assunte nella gestione dell’epidemia in
ragione dell’elevatissimo numero dei decessi di cui la Regione Lombardia ha un triste primato rispetto a tutto il territorio nazionale.
Segnatamente:
1)- Nel 2002 il Ministero della Salute aveva predisposto un “Piano Italiano Multifase per una Pandemia influenzale”,
recependo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità,
articolando anche le linee guida alle quali avrebbero dovuto adeguarsi
le Regioni in caso di pandemia.
Nel 2005 l’epidemia di aviaria aveva indotto l’OMS ad aggiornare le direttive per un nuovo Piano Pandemico.
L’Italia aveva recepito le nuove direttive dell’OMS e nel 2005 aveva adottato il “Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale”.
Nel piano adottato sin dal 2005 si stabiliva che al Ministero
competeva fornire a tutti gli operatori la esatta definizione del caso
pandemico, quali dovessero essere i protocolli per la diagnosi, il
trattamento e il controllo, in linea con le indicazioni dell’OMS, mentre
alle Regioni competeva di definire il piano di attivazione di
posti-letto aggiuntivi nonché di definire le modalità di trattamento
degli infettati a domicilio.
La Regione Lombardia aveva adottato un Piano pandemico regionale il 2
ottobre 2006 e con Deliberazione n. 001046 del 22 dicembre del 2010,
adottata nella seduta della Giunta regionale presieduta da Roberto
Formigoni, si decretò l’assegnazione di fondi alle ASL per la
realizzazione di attività di prevenzione e controllo.
Alla predetta delibera venne allegato un audit valutativo nel quale,
in maniera dettagliata, vennero elencate tutte le criticità del Piano
pandemico regionale, ivi inclusa l’assenza di un sistema di rilevazione
degli accessi ai pronto soccorso, di ricoveri e mortalità su tutto il
territorio.
Nell’audit si evidenziava la necessità di avviare un incremento
dell’assistenza domiciliare e di definire un accordo quadro con i
gestori delle Rsa per un aumento dell’assistenza medica e
infermieristica.
Quanto ai presidi sanitari, si individuava nelle ASL i soggetti che
avrebbero dovuto provvedere all’approvvigionamento, allo stoccaggio e
alla distribuzione di mascherine, camici, guanti ed altro; tuttavia le
ASL nel 2015 sono state soppresse e parte delle loro competenze sono
state traferite alle ASST, Aziende socio sanitarie territoriali, ma, con
grave omissione, i compiti operativi in capo alle ASL non sono stati
riassegnati.
Lo schema riepilogativo delle criticità rilevate in riferimento alla
epidemia della febbre suina nell’audit del 2010, dà un quadro di
inadempienze gravemente omesse, colpevolmente irrisolte anche dagli
Amministratori attuali https://www.milanosud.it/wp-content/uploads/2020/04/DGR-1046.pdf .
Le predette criticità, mai risolte, se ripercorse nella loro
articolazione, corrispondono, con sovrapponibile similitudine, alle
criticità esattamente riscontrate nella epidemia Covid-19.
II
Regione Lombardia
La Regione Lombardia, nella persona del suo Presidente Attilio
Fontana, unitamente all’Assessore Giulio Gallera, hanno coordinato
l’emergenza con quotidiane conferenze stampa prive di riferimenti su
ragguardevoli decisioni solutorie, e dunque con consapevole
perseguimento di fini propagandistici, avulsi dalle necessità
emergenziali; i soggetti economici che con la Regione Lombardia hanno
intrattenuto rapporti da scrutinare, sono ravvisabili nell’AIOP,
nell’ARIS, e in Confindustria, e il tema d’indagine dovrà volgere verso
la verifica se la tutela degli interessi privatistici sia prevalsa
rispetto alla prioritaria tutela della salute pubblica, posto che il
numero di decessi è di tale rilevanza che le responsabilità non possono
rimanere mere ipotesi giornalistiche;
2)- Con proprio comunicato stampa la Presidente dell’AIOP Barbara Cittadini sollecitava la Regione Lombardia a superare i rigidi tetti di spesa inducendo le istituzioni regionali ad affidare alle strutture della associazione da lei presieduta, i pazienti Covid-19 http://www.aiop.it/PressArea/Archiviocomunicatistampa/TabId/944/PID/3281/mcat/3282/acat/2/ArtDateMonth/3-2020/Default.aspx
con evidente finalità di lucro, nulla chiaarendo sulla effettiva
adozione dei protocolli sanitari epidemiologici presso le predette
richiamate strutture, né le cautele adottate per il contenimento del
contagio;
3)- Nel corso di una intervista riportata dalla stampa in data 4 marzo 2010, https://www.agensir.it/quotidiano/2020/3/4/coronavirus-covid-19-p-bebber-aris-in-prima-linea-al-fianco-del-sistema-pubblico-in-lombardia-nostre-strutture-disponibili-ad-accogliere-malati/
il Presidente dell’ARIS Virginio Bebber dichiarava la propria
disponibilità ad ospitare i malati Covid-19 nelle RSA, Residenze
sanitarie assistenziali, gestite dalla propria associazione con finalità
di lucro, per quanto fosse oggettivamente intuibile la inidoneità delle
predette strutture, sia in relazione alla organizzazione logistica del
contenimento del contagio, sia in riferimento alla peculiare
pericolosità rispetto alla incolumità degli ospiti delle RSA,
generalmente anziani e immunodepressi; successivamente a detta
dichiarazione, il Presidente della Regione ha assunto una deliberazione
che consentiva il ricovero dei pazienti Covid-19 presso le RSA associate
alla organizzazione da lui presieduta, con costi a carico della Regione
Lombardia; le predette RSA si sono immediatamente declinate in focolai
ingestibili;
4)- viene -poi- in considerazione la
sollecitazione di Confindustria a non far dichiarare la chiusura delle
attività produttive; già in data 11 marzo 2020 il Presidente Fontana
aveva dichiarato di aver predisposto una lettera al Governo sottoscritta
dai sindaci chiedendo l’adozione di misure restrittive, ma come
dichiarato dal Presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti https://www.tpi.it/economia/confindustria-lombardia-zone-rosse-in-regione-intervista-presidente-bonometti-20200407580914/
in forza delle sollecitazioni della Associazione da lui presieduta, il
presidente Fontana, in accordo con lo stesso, non ha dichiarato “zone
rosse” le aree produttive della Lombardia contribuendo in maniera
determinante alla diffusione incontrollata del contagio. In proposito,
va rilevato che in data è apparso su un quotidiano (—) un manifesto nel
quale la Regione Lombardia, Confindustria, AIOP e ARIS, confermando il
loro sodalizio, con specifico e unico riferimento ai soggetti guariti
dal Covid, omettendo il numero dei decessi, con finalità
propagandistica, hanno congiuntamente acquistato uno spazio
pubblicitario, attribuendosi, insieme, un merito che potesse destare
nell’opinione pubblica una opinione favorevole.
Le conseguenze sono ovvie a trarsi: excusatio non petita, accusatio manifesta.
Ciò posto, deduco.
Sembra doveroso segnalare -soprattutto al fine di inquadrare
adeguatamente le responsabilità per la diffusione dell’epidemia – come
la Regione Lombardia abbia adottato provvedimenti risultati nefasti
nelle conseguenze e abbia omesso invece l’adozione di provvedimenti
necessari ed urgenti, delineando un quadro complessivo che costituisce,
di per sé, un fumus di fondatezza ai redigendi rilievi.
Nel 2015 la Regione Lombardia ha approvato una riforma rimasta
sostanzialmente incompiuta. Le ASL – Aziende Sanitarie Locali – sono
state trasformate in ATS – Aziende Territoriali Sanitarie, e la riforma
prevedeva la realizzazione di una Rete territoriale all’interno delle
Aziende Socio Sanitarie Territoriali – ASST, nonché l’istituzione di
Presidi Ospedalieri territoriali con funzione di cura post acuta e
riabilitativa dopo l’uscita dall’ospedale, e Presidi socio-sanitari
territoriali che dovevano assistere i malati cronici con assistenza
domiciliare integrata per seguire i pazienti che non necessitavano del
ricovero ospedaliero.
La Regione Lombardia, dopo aver smantellato le ASL non ha attuato
quella parte di riforma che potenziava la Rete territoriale e con la
Delibera della Giunta Regionale n. 655/2017 ha introdotto la figura del
Gestore https://www.regione.lombardia.it/wps/wcm/connect/e8579ec8-458b-4a81-975f-894dd2be9770/Delibera+n.+X_6551+del+04_05_2017.pdf?MOD=AJPERES&CACHEID=ROOTWORKSPACE-e8579ec8-458b-4a81-975f-894dd2be9770-m3lXaIa
individuato nella struttura privata accreditata, cui è stato demandato
di organizzare i presidi e le strutture da dedicare alle cure extra
ospedaliere, in altri termini ha rinunciato alla gestione della cura
extra ospedaliera, prevedendo finanche il trasferimento dei pazienti
presso strutture non convenzionate purché in misura non superiore al
10%. Nel contempo, avendo rinunciato alla organizzazione della Rete di
assistenza e cura extra ospedaliera con assistenza domiciliare,
l’epidemia, in contrasto con le linee guida dei Piani pandemici, è stata
gestita con una indicazione di prevalente ospedalizzazione della fase
acuta e/o terminale, con gli esiti letali di proporzioni tali da poter
essere qualificata come genocidio.
La finalità propagandistica è oggettivamente insita nella costruzione
dell’Ospedale Fiera di Milano che la cronaca giornalistica ci
restituisce già, per la sua inutilità, come “cattedrale nel deserto”.
III
Ulteriori temi di investigazione
Va premesso che il primo focolaio rilevante di contagi è avvenuto
sicuramente in Lombardia. Dalla Regione Lombardia i contagi si sono
diramati su tutto il territorio nazionale. Oltre all’aspetto più grave e
doloroso legato ai decessi, c’è un altro aspetto che rileva come
conseguenza delle condotte penalmente rilevanti, ovvero le ricadute
sulle condizioni economiche della Nazione complessivamente intesa, ma
anche per le condizioni economiche delle persone singolarmente intese,
che si sono trovate sul territorio nazionale alla data del 31 maggio
2020 quando è stato dichiarato lo stato di emergenza.
Le condotte sin qui descritte meritano un ulteriore approfondimento
dei temi di indagine anche in relazione ai reati previsti e puniti dal
Libro II Titolo VIII del codice penale, posto che il danno causato
all’economia nazionale ha determinato una recessione i cui effetti
disastrosi rischiano di compromettere finanche la tenuta democratica
dell’Italia,
Salvis juribus.
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