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Il
sor Burioni è un personaggio che spara ad alzo zero con il suo cannone
di verità indiscussa e indiscutibile. Chiunque non sia passato al vaglio
del suddetto e della sua immensa cultura e capacità di sapere più degli
altri è subito tacciato, se gli va bene di cretino, se no addirittura
di disinformatore e anche, possibilmente, di criminale della
comunicazione.
La comunicazione medica e virologica passa solo attraverso Burioni, pensa Burioni.
Per esempio, il gruppo di lavoro di Bari il 25 gennaio 2020,
presso il laboratorio di epidemiologia molecolare subisce un attacco di
Burioni con la sua sortita: “Chi è il cretino che fa uscire queste
notizie di sospetta infezione da coronavirus a Bari, a Parma e via
dicendo? I medici? I direttori sanitari? Chi? Non serve a niente, State
zitti e comunicate solo le notizie certe in questo momento in cui la
gente è spaventata“. Un genio comunicativo Buironi, lo sappiamo, e
quindi può permettersi di dare di cretini. La professoressa Maria
Chironna risponde, da professionista, che è obbligo di legge segnalare
un sospetto contagio, e non si può fare per pizzino; quindi se qualcuno
recepisce la notizia e la rimbalza all’esterno della struttura non ci
possono fare nulla. Ma il sor Burioni è “il virologo” e può permettersi
di “cretinare” chiunque.
Perchè questa acredine di Burioni? Forse lo spiega il fatto che solo
pochi giorni dopo, il 31 gennaio, il sor Burioni se ne sorte con un
video dove è lui che in pompa magna da la notizia del virus. Il 25
gennaio bacchetta come cretino chi stava facendo il suo lavoro, e il 31
gennaio lui fa esattamente la stessa cosa. Nel suo video però dà notizie
contrastanti, tiene il piede in due staffe perchè da una parte
dichiara: “La notizia che temevamo è arrivata, ma niente panico,
niente paura, continuiamo a fare la nostra vita normale, frequentiamo
piazze, strade e ristoranti anche cinesi. Preoccupiamoci del virus
influenzale che circola“. Ma contemporaneamente, nello stesso
video, avverte che ci si dovrebbe isolare e lo fa con malcelata, anzi
evidenziata, prosopopea del “lo sapevamo… – se avessi incarico di
governo… – consiglierei di… “. Il pensiero buroniano è già auto
istallato sul piedistallo del “siamo noi i detentori della verità”.
Non solo ma sia il 2 che l’11 febbraio il sor Burioni se ne sortiva con: “In Italia il rischio è zero. Il virus non circola. Dobbiamo avere paura del coronavirus così come abbiamo paura dei fulmini”
Una affermazione palese e insindacabile di grande esperto, smentito poi
dai fatti e che gli costò un “Burioni un cazzaro” da parte di Marco
Travaglio, che evidentemente, dati gli eventi successivi, non sbagliava.
Già questo sarebbe stato sufficiente per smettere di invitare il guru
della virologia presso studi televisivi e affini dato che a differenza
di ciò che dichiarava il virus cominciava a diffondersi e mietere
vittime. Pare normale no? Invito in trasmissione una persona che deve
sapere di ciò che parla, non semplicemente parlare.
A metà febbraio scoppia un a guerra di tweet fra Burioni e Rossi
della Regione Toscana. Burioni vede nei cinesi che rientrano in Italia
una buona occasione per sottolineare quanto sia importante il suo
parere, ma Rossi non ci sta a passare da allocco, non più di quanto
necessiti, e risponde. Si conclude con il coinvolgimento di tutte le
Istituzioni centrali e locali in una schermaglia di rimpalli di
responsabilità, ma nel frattempo il Burioni si è sfilato lasciando tutti
gli altri a schiaffeggiarsi.
Il Buironi il 21 febbraio, resosi conto che le cose non andavano come
lui aveva detto, inverte la marcia con un deciso colpo di freno a mano
ed un testacoda alla Ken Block anche se a qualcuno è subito apparso alla
Bur Broc. Burioni se ne sorte dicendo: “E’ da gennaio che chiedo la quarantena“,
rivolgendosi al Governo. Perchè Burioni sa comunicare e sa che se la
patata bollente la gira nelle mani del Governo non si brucia le sue di
mani. E rincara: “Da quando sono state diffuse le prime notizie sul
Coronavirus per limitare i contagi è necessario l’isolamento. E’ l’unica
cosa importante. Chi torna dalla Cina deve stare in quarantena. Senza
eccezioni.” Ancora Burioni in un post pubblicato sul suo profilo Twitter: “Spero che i politici lo capiscano perché le conseguenze di un errore sarebbero irreparabili“.
Cioè, capiamoci, questo è sempre lo stesso Burioni, quello che a
febbraio dava del cretino a chi diffondeva la notizia della presenza del
virus invitando a stare nelle piazze a fare vita normale. Ora dice che è
da gennaio che diceva che si doveva “quarantenare” l’Italia. Qualcuno
timidamente gli fa notare l’incongruenza, ma il sor Burioni, forte della
sua immensa ed enciclopedica conoscenza, zittisce.
Il 23 febbraio la dottoressa Maria Rita Gismondo, direttore
responsabile del laboratorio di Macrobiologia Clinica, Virologia e
Diagnostica Bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano, se ne sorte con
un’opinione non approvata in precedenza da Burioni. La dottoressa si
permette di dire: “A me sembra una follia. Si è scambiata
un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale.
Non è così. Vi ricordo che ad oggi i morti per Coronavirus in Italia
sono 2 e 217 per influenza. Credo che nella comunicazione qualcosa non
funzioni!“. Apriti cielo. Burioni si offende, lui è la
comunicazione. Come si osa criticare la comunicazione! Risponde
definendo la dottoressa “signora del Sacco” e commenta “Niente
panico, ma niente bugie. Attenzione a chi, superficialmente, dà
informazioni completamente sbagliate. Qualcuno, da tempo, ripete una
scemenza di dimensioni gigantesche: la malattia causata dal coronavirus
sarebbe poco più di un’influenza. Ebbene, questo purtroppo non è vero“.
Peccato che cominciano ad essere in diversi a rendersi conto che
qualcosa nei numeri non torna. Non è chiara la modalità di diffusione,
ne perchè il virus si è radicato in certe aree rispetto ad altre, ne
come vengono conteggiati i morti da covid-19, tanto che qualcuno
timidamente fa notare che si sta facendo un gran pentolone di tutti i
morti. Un unico gruppo di persone con tampone positivo ma con patologie
pregresse di vario tipo e di grave entità. Cominciano i dubbi che si
esprimono in rete, ma anche fra operatori sanitari. Burioni è però
categorico, si muore per covid-19 e forse la pressione sulla dottoressa
Maria Rita Gismondo è tale che la stessa preferisce cancellare i suoi
messaggi e tornare nell’anonimato. La rete però raccatta il segnale e
comincia a chiacchierare di certe anomalie.
Finisce qui? eeeehhh no!
Il 12 marzo Burioni bacchetta il Capo della Protezione civile Angelo Borrelli che il 10 marzo comunicava: “il
numero dei decessi potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto
Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso. (…)
Ci tengo a precisare che non si tratta di decessi “da” coronavirus. (…)
Sono persone che sono decedute e tra le diverse patologie avevano anche
il coronavirus”. Burioni insorge “l’espressione ” è morto con il coronavirus non per il coronavirus” rischia di essere una criminale minimizzazione“.
Nella realtà Borrelli mette il dito nella piaga, cioè esprime il dubbio
che hanno molti medici, e non solo i medici, e cioè che il virus
uccide, ovviamente, ma che non tutti i morti sono morti per il covid-19,
che il decesso è stato solo accelerato dalla presenza del virus. Questo
spiegherebbe anche perchè c’è tutta questa differenza fra i numeri dei
morti in Italia e quelli del resto del mondo. Per Burioni questo però
non si può dire, se il tampone è positivo il morto è morto per covid-19.
Nel frattempo, nonostante tutto, i medici lavorano e arrivano in giro
le prime notizie che taluni farmaci sembrano avere un riscontro
positivo. Si tratta dell’idrossiclorichina in combinazione con un
macrolide. Ne è divulgatore Didier Raoult un virologo francese di 68
anni. Burioni però frena, attenzione mancano riscontri. Non
affrettiamoci, serve sperimentazione. Sembra proprio che questa notizia,
che non è passata prima da lui, lo infastidisca.
Il 16 marzo gli tocca cospargersi il capo di cenere perchè se ne esce
con un tweet in cui si permette di dare dei cretini ai romani, ma posta
una foto che poi scopre essere un fake. Il grande inquisitore delle
fake ne ha sparata una. La rete non perdona e alla fine si deve scusare e
rimuovere la foto e il tweet.
Alla fine di marzo Burioni tocca il massimo ergendosi a paladino
della verità ed in barba all’art.23 della Costituzione va in Procura e
attraverso il suo gruppo, patto per la scienza, denuncia il Dott.
Stefano Montanari, scienziato di livello internazionale e chiunque
l’abbia intervistato. “La voce di Montanari, oltre a generare
confusione e disinformazione tra i cittadini, andando nella DIREZIONE
CONTRARIA a quella indicata dalle Istituzioni sanitarie nazionali e
internazionali, oltre ad essere priva di ogni fondamento scientifico,
può portare a comportamenti illegali e pericolosi da parte dei
cittadini, uscendo di casa o sottovalutando la pandemia “. Non
solo, chiede l’oscuramento di qualsiasi canale di informazione che ha
osato dargli la parola. Non possono esistere voci diverse dalla sua che è
ormai quella istituzionale.
Taluni però gli rammentano le cappellate dette all’inizio della
vicenda ma essendo il Buironi un comunicatore sa come rimediare a queste
notizie che possono mettere in dubbio la sua parola e il 27 marzo se ne
sorte con un’intervista al quotidiano Il Mattino dove afferma “Certamente
la sottovalutazione iniziale ha aiutato l’acuirsi della situazione:
quelle settimane prima del 7 marzo quando ancora la gente andava alle
partite, in montagna, alle feste e si ritrovava in gruppo, ha aiutato
moltissimo la diffusione del virus. Però adesso stando in casa il virus
sta rallentando la sua corsa. Non c’è altro modo in questo momento per
combatterlo. Ma ce la faremo a debellarlo, come ci sono riusciti in Cina“.
Ma come? Se era proprio lui assieme agli zingaretti del caso a dire
“fate la solita vita”, ora se ne sorte con la “sottovalutazione
iniziale” come se fosse stata colpa di altri? Eppure grondava capacità e
conoscenza il video che invitava a far vita normale, un tranquillante
in pillole per la popolazione italiana, e adesso si ringamba di sponda?
Troppo facile, Burioni andava accantonato, ma il main stream perdona
tutto a taluni.
Il 30 marzo nel salotto del sor Fazio il Burioni ammette che questo
vecchio farmaco usato in passato contro la malaria sembra avere una
possibilità. Poi in seguito quando si rende conto che è più di una
possibilità salta in groppa al Plaquenil (nome commerciale)
annunciandolo come se fosse merito suo averne parlato in Italia e
dimenticando che in rete, il mondo che lui giudica solo fake news, se ne
parlava da un bel pezzo.
L’8 aprile Buironi, dalla sua cadrega, dopo aver polemizzato anche
con Rita Dalla Chiesa che osava affermare che taluni davano dati diversi
rispetto ai suoi, esprime un giudizio anche verso l’OMS e quando
qualcuno gli fa notare che si tratta di un’organizzazione di un certo
livello Burioni risponde che ritiene opportuno giudicare anche un
organismo così qualificato a livello mondiale. Secondo Burioni,
l’autorevolezza “si guadagna (e si perde) sul campo“. Magari mi sbaglio, ma non è che stiamo andando verso la megalomania?
L’11 aprile comincia a girare sui social una lettera scritta da un
cardiologo di Vigevano che con una piccola ricerca sui pazienti si è
accorto che il problema del danno polmonare non è il solo responsabile
della mancata ossigenazione del sangue, ma che lo stesso va incontro a
microtrombi che ne impediscono il corretto interfacciarsi con i polmoni
per lo scambio gassoso. Il cardiologo conclude: “La gente va in
rianimazione per tromboembolia venosa generalizzata, soprattutto
polmonare. Se così fosse, non servono a niente le rianimazioni e le
intubazioni perché innanzitutto devi sciogliere, anzi prevenire queste
tromboembolie. Se ventili un polmone dove il sangue non arriva, non
serve! Infatti muoiono 9 su 10. Perché il problema è cardiovascolare,
non respiratorio”. Si tratta di scambi epistolari fra medici, fra
competenti, che interfacciando le opinioni cercano le soluzioni. Questo
passo potrebbe portare al miglioramento della terapia farmacologica che
si è già affermata e cioè all’idrossiclorichina più un macrolide di
supporto. Con l’uso dell’eparina a basso peso molecolare si avrebbe un
buon approccio alla malattia. La lettera tracima in rete e apriti cielo.
Burioni va su tutte le furie. Come si permettono questi medici di
suggerire una terapia che prima non è stata avallata da lui? Come si era
scagliato contro il farmaco giapponese e le indicazioni cinesi sull’uso
degli antinfiammatori anche questa offesa non può passare. Ha già
dovuto ingoiare l’idrossiclorichina francese, non esageriamo!
Il 12 aprile esplode affermando che l’eparina è una bufala. “Una
scemenza di proporzioni immense. Lo scritto mette insieme alcune cose
vere con altre scemenze olimpioniche, e arriva a conclusioni che
definire senza senso è generoso”. Burioni si riferisce alla lettera del cardiologo, secondo Burioni “fantomatico“. Burioni è su tutte le furie, “Il
mondo sta affrontando la minaccia legata al coronavirus. In un momento
pieno di incertezza e di paura, il flusso di fake news sta diventando
sempre più incontrollabile. Il clima attuale di terrore è un terreno
fertile per le cosiddette bufale. Queste notizie false vengono condivise
facilmente attraverso i canali social come Facebook, Twitter e
Whatsapp: nascono alcune catene con affermazioni attribuite ad esperti e
vengono condivise da milioni di persone.” E rincara la dose: ” Lo
scritto (quello del presunto cardiologo) mette insieme alcune cose vere
con altre scemenze olimpioniche, e arriva a conclusioni che definire
senza senso è generoso. Insomma, anche in questo caso una bufala.
Ricordatevi: le notizie di nuove cure non arriveranno su Whatsapp dalla
chat dei genitori della scuola o dei giocatori di calcetto: le troverete
nelle riviste scientifiche e noi su Medical Facts ve le racconteremo in
maniera istantanea“. Capite, se non è scritto su Medical Facts
(fatti medici) rivista su cui scrive Burioni, se non è la voce di
Burioni a parlare, è fake news. Infatti Burioni si permette di
denunciare e chiedere l’oscuramento di quei canali di informazione
libera che non si uniformano a quello che lui dice.
Eppure i dati sembrano dare ragione a questi medici, gente realmente
sul campo, non nei salotti di Fazio, tanto che la terapia con l’eparina a
basso peso molecolare entra nel protocollo di cura e sembra che abbia
risultati concreti sui pazienti tanto che diminuiscono i morti per
covid-19 e il Governo comincia a parlare di fase due e riaperture
controllate.
Il 13 aprile scavalca la deontologia e l’etica e se ne esce con: “C’è
una grossa novità che dobbiamo considerare, una novità che potrebbe
cambiare il futuro dei vaccini. Come si fa per capire se un vaccino
funziona? Si prendono 4mila persone, 2mila si vaccinano e 2mila no: poi
si seguono nel tempo per vedere se tra i non vaccinati c’è maggiore
incidenza della malattia. Questo richiede molto tempo: ma ora si sta
cominciando a parlare della possibilità di sperimentare il vaccino su
dei volontari”. E ancora: “Si prendono delle persone giovani, persone
che non dovrebbero soffrire grande danno dall’infezione, si vaccinano e
poi si prova a infettarle. Se questo venisse eticamente accettato noi
potremmo ridurre quell’anno a pochi mesi”.
Insomma, obiettivo vaccino e veloce. Questo prima che il mondo si
accorga che c’è una terapia che funziona discretamente, costa poco, non
ha il problema di dover essere “inventata”, non rischia di essere
inutile come il vaccino dato che il virus è mutageno più di quello
dell’influenza e quindi si necessita di vaccini ripetuti a mesi alterni.
Una terapia che potrebbe controllare i danni e lasciare che si sviluppi
una immunizzazione di massa progressiva senza bisogno di vaccino. Il
Governo però preme per il vaccino, basta ascoltare il vice Di Maio.
Certo se Di Maio ascolta Burioni… magari potrebbe ascoltare la Sara
Cunial, ma non penso lo farà dato che è un’ex 5S.
La Cunial dice: “è un fatto gravissimo che andrebbe in deroga non
solo ai principi sulla sperimentazione scientifica medica della
Dichiarazione di Helsinky del 1964 e da quelli scaturiti dall’esperienza
nazifascista che hanno portato alla scrittura del Codice di Norimberga,
ma anche alla nostra Costituzione che tutela la persona nella sua
libertà di scelta e nel diritto alla salute come principio fondamentale
dell’ordinamento rispetto a quella del principio di libertà di ricerca
scientifica e della libertà d’impresa”.
Parole sagge quelle della Cunial, sagge in un momento in cui nulla è
più Democratico, dove la Libertà è precaria, dove un uomo solo è al
comando e dove ogni riferimento alla nostra Costituzione sembra si sia
perso come lacrime nella pioggia.
Poi mi capita di vedere il video che vi posto qua sotto e riconosco
un medico, una persona preparata e non legata a aziende farmaceutiche o a
poteri di controllo. Si esprime in maniera professionale, conosce
l’argomento e lo tratta ammettendo di non potersi considerare un esperto
per la semplice ragione che non esiste un esperto sul covid-19.
Lo paragono all’auto-dichiarato esperto Burioni e ne traggo delle conclusioni.
Stefano Manera ci dice che esiste la terapia, esiste la prevenzione
per ridurre i rischi pre-infezione, esiste un protocollo nell’affrontare
la sintomatologia ed è un’azione domiciliare. E’ chiaro anche
nell’esporre i rischi di un vaccino affrettato e di difficile
realizzazione data la mutabilità del virus. Figuriamoci sperimentarlo
sulle persone.
Una spiegazione comprensibile a chiunque, a parte gli stolti, che
chiarisce in maniera inequivocabile diversi interrogativi che tanti
Cittadini si pongono, compresi quelli dei numeri!
Faccio notare, infine, che questa intervista è su uno di quei canali
di libera informazione e non sui giornali o dai fazzi vari dove invece
alberga Burioni. Lo stesso Burioni che assieme a Martella vorrebbe
chiudere proprio questi canali di libera informazione che danno voce a
persone con pensieri diversi dai soloni di stato.
Insomma, usciremo prima o poi da questo incubo, ma ne usciremo nonostante Burioni?
https://www.youtube.com/watch?v=XRV2fxf4fto
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