domenica 12 aprile 2020

25 euro per una mascherina? Rincari da 5 a 100 volte il prezzo di sei mesi fa

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(dagospia.com – Ilaria Proietti – il Fatto Quotidiano) – C’ è chi chiede che sia l’ Agcom a dire il prezzo è giusto e chi è invece convinto che si debba lasciar fare al mercato. Ma sarà probabilmente il decreto di aprile atteso dal governo a tentare di dare un taglio ai costi con una norma, per dirla con la sottosegretaria allo Sviluppo economico Alessia Morani, “che eviti speculazioni e che fissi soglie massime per i prezzi di vendita”. Intanto in Parlamento c’ è chi preme per un intervento sull’ iva che consenta di tenere a bada i costi di vendita per un bene di prima necessità come le mascherine che dovremmo abituarci a indossare nel ritorno alla normalità dopo la fine del lockdown.
Ieri della questione dei prezzi ha parlato anche il commissario per l’ emergenza Coronavirus Domenico Arcuri: “Stiamo ragionando su qual è il prezzo giusto a cui le mascherine devono essere vendute e se questo prezzo non debba essere in qualche misure predeterminato: per calmierare il prezzo di un bene c’ è bisogno di una norma che ancora non c’ è. Lavoreremo per comprendere se, quando e come chiedere al governo prima e al Parlamento poi di valutare se emanarla” ha spiegato mentre da tempo le associazioni dei consumatori premono per una regolamentazione e Federfarma attende indicazioni sul margine di ricarico consentito sui lotti in vendita.
La situazione dei prezzi è stata finora davvero incontrollata, come rivelato da Altroconsumo: in media le mascherine chirurgiche vengono vendute a 2 euro al pezzo, ma l’ associazione ha scovato anche il caso di una farmacia di Napoli dove viene proposta a 6 euro e 50, ben il 1200% in più rispetto ai 50 centesimi del prezzo minimo registrato. Per tacere delle differenze sui filtranti FFP2 e le FFP3 che toccano cifre folli, per decine di euro al pezzo o delle vendite on line che hanno indotto l’ Autorità per la concorrenza e il mercato a intervenire aprendo alcune istruttorie per l’ ingiustificato e consistente aumento dei prezzi fatto registrare per la vendita dei prodotti nelle ultime settimane su Amazon e Ebay.

E così la questione dei costi dei dispositivi di protezione personale che entreranno nella quotidianità della fase 2 dell’ emergenza, sarà centrale anche in vista del prossimo decreto atteso in Parlamento. Il senatore Massimo Mallegni chiede per esempio di azzerare l’ iva sulle mascherine e il capogruppo di LeU alla Camera, Federico Fornaro di limarla drasticamente: “Le mascherine chirurgiche – spiega Fornaro – sono diventate un oggetto d’ uso quotidiano e lo saranno ancora per molto tempo. Non sono un bene di lusso. È giusto quindi portare subito l’ Iva sulle mascherine dal 22 al 4 percento come pane e latte, beni di prima necessità”. Una misura per rendere accessibile a tutti le mascherine è allo studio al Mef da diverse settimane dove il nodo è quello dell’ impatto sui conti dal momento che il fabbisogno di mascherine mensile è di circa 90 milioni di pezzi: per introdurre un’ Iva agevolata al 5 percento, ad esempio, serve una misura che vale non meno di 400 milioni di euro.
Nel frattempo le regioni cercano di attrezzarsi anche loro per evitare fenomeni speculativi e mercato nero. L’ altro giorno il presidente della Campania Vincenzo De Luca ha annunciato che da fine aprile le mascherine saranno parte dell’ abbigliamento in Regione come già disposto in Lombardia. L’ obbligo scatterà quando saranno a disposizione i circa 3,5 milioni di pezzi che servono e che, dopo le distribuzioni gratuite per i meno abbienti, verranno messi in vendita a prezzo tra 1,5 e 2 euro.

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