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È questa la triste conclusione a
cui è giunto anche quest’anno la campagna “Sbilanciamoci!” che, con le
sue 47 associazioni aderenti, ha messo appunto 115 proposte fattibili da
subito che potrebbero invece cambiare davvero le cose nel Paese.
Sbilanciamoci! ha quindi messo a punto una contromanovra economica da 40,8 miliardi di euro nella quale trovano spazio interventi a favore del fisco, del lavoro, dell’istruzione, dell’ambiente, del welfare, dell’altraeconomia, passando per la pace e la cooperazione internazionale.
Sul piano fiscale, ad esempio, il complesso delle proposte avanzate da Sbilanciamoci! alimenta le casse dello Stato con circa 21,5 miliardi di euro, di cui 15,1 destinati a impedire lo scatto dell’Iva dal gennaio 2017, 1,4 a ripartire il carico fiscale chiedendo di più a chi ha di più e prelevando di meno da chi ha di meno. Tra le proposte più significative vi è la previsione di una “vera” tassa sulle transazioni finanziarie, applicabile a tutte le azioni e a tutti i derivati e, nel caso azionario, a tutte le singole operazioni. Si propone invece di abbassare il limite dell’usura per i prestiti con cessione del quinto dello stipendio/pensione. Ulteriori 2,3 miliardi potrebbero essere recuperati grazie alla maggiore tassazione di beni di lusso o dannosi (voli e auto aziendali di lusso, produzione di beni di lusso e rilascio del porto di armi). Infine, per combattere l’evasione e l’elusione fiscale Sbilanciamoci! propone di introdurre una Digital Tax per contrastare l’elusione fiscale delle grandi imprese multinazionali; la moneta elettronica per i pagamenti superiori ai 500 euro e registratori di cassa online nonché l’esclusione dall’accesso ai servizi pubblici degli evasori per somme oltre i 50mila euro. Ciò potrebbe generare un maggiore gettito per le casse dello Stato di 4,1 miliardi.
Servono invece 4,8 miliardi di euro per rilanciare la cultura e l’istruzione pubblica. Tra le principali misure previste: un consistente investimento sull’edilizia scolastica (1 miliardo) e universitaria (50 milioni); il significativo aumento delle risorse destinate al Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, al Fondo di finanziamento ordinario e al Fondo integrativo statale(1,7 miliardi per i tre fondi); l’adozione di un piano straordinario per l’assunzione di 20mila ricercatori universitari a tempo determinato in 6 anni (3.300 nel 2017 con un impegno di 445,8 milioni). L’abolizione delle detrazioni Irpef previste per le famiglie che iscrivono i figli alle scuole private secondarie e una riforma della tassazione universitaria centrata sull’istituzione di una “no tax area” per chi dichiara meno di 23mila euro di Isee. L’abolizione del “bonus cultura” per i neo-diciottenni (290 milioni) consentirebbe inoltre di finanziare l’accesso gratuito a musei, monumenti e aree archeologiche.
Secco il “No” alle grandi opere: più che investire su Tav o Mose, occorre investire in piccoli e medi interventi di manutenzione e potenziamento delle infrastrutture esistenti privilegiando le reti ferroviarie regionali, le tramvie e le metropolitane nelle grandi città, dirottando su questi 1,3 miliardi di euro che la Legge di Bilancio 2017 destina alle grandi opere. Per far fronte davvero all’emergenza sismica e al rischio idrogeologico, inoltre, si propone di destinare a questi obiettivi l’intero ammontare (1,9 miliardi) del nuovo Fondo istituito dal Disegno di Legge di Bilancio per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del paese.
Dall’analisi condotta risulta che l’attuale Legge di Bilancio consegnata alla Camera non è sicuramente a favore dei giovani per i quali non miglioreranno le prospettive grazie al “bonus cultura” di 500 euro riservato ai neo-diciottenni. Non è per quegli anziani “ai quali si offre non un diritto, ma la possibilità di chiedere alle banche un prestito garantito mediante l’acquisto dalle assicurazioni di una polizza a loro favore”. Si tratta di un prestito che verrà rimborsato per i successivi venti anni e che potrà portare, anche tenendo conto degli sgravi fiscali, con 3 anni e sette mesi di anticipo pensionistico, ad una riduzione della pensione pagata anche del 20%. Non è per le donne “il cui diritto alla parità non ha nulla a che fare con il giorno di congedo di paternità concesso”. Neanche chi si trova sotto la soglia di povertà trarrà una qualche forma di giovamento: “nel 2017 non è previsto neanche un euro in più rispetto a quanto stanziato nella Legge di Bilancio 2016”.
Sbilanciamoci! ha quindi messo a punto una contromanovra economica da 40,8 miliardi di euro nella quale trovano spazio interventi a favore del fisco, del lavoro, dell’istruzione, dell’ambiente, del welfare, dell’altraeconomia, passando per la pace e la cooperazione internazionale.
Sul piano fiscale, ad esempio, il complesso delle proposte avanzate da Sbilanciamoci! alimenta le casse dello Stato con circa 21,5 miliardi di euro, di cui 15,1 destinati a impedire lo scatto dell’Iva dal gennaio 2017, 1,4 a ripartire il carico fiscale chiedendo di più a chi ha di più e prelevando di meno da chi ha di meno. Tra le proposte più significative vi è la previsione di una “vera” tassa sulle transazioni finanziarie, applicabile a tutte le azioni e a tutti i derivati e, nel caso azionario, a tutte le singole operazioni. Si propone invece di abbassare il limite dell’usura per i prestiti con cessione del quinto dello stipendio/pensione. Ulteriori 2,3 miliardi potrebbero essere recuperati grazie alla maggiore tassazione di beni di lusso o dannosi (voli e auto aziendali di lusso, produzione di beni di lusso e rilascio del porto di armi). Infine, per combattere l’evasione e l’elusione fiscale Sbilanciamoci! propone di introdurre una Digital Tax per contrastare l’elusione fiscale delle grandi imprese multinazionali; la moneta elettronica per i pagamenti superiori ai 500 euro e registratori di cassa online nonché l’esclusione dall’accesso ai servizi pubblici degli evasori per somme oltre i 50mila euro. Ciò potrebbe generare un maggiore gettito per le casse dello Stato di 4,1 miliardi.
Servono invece 4,8 miliardi di euro per rilanciare la cultura e l’istruzione pubblica. Tra le principali misure previste: un consistente investimento sull’edilizia scolastica (1 miliardo) e universitaria (50 milioni); il significativo aumento delle risorse destinate al Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, al Fondo di finanziamento ordinario e al Fondo integrativo statale(1,7 miliardi per i tre fondi); l’adozione di un piano straordinario per l’assunzione di 20mila ricercatori universitari a tempo determinato in 6 anni (3.300 nel 2017 con un impegno di 445,8 milioni). L’abolizione delle detrazioni Irpef previste per le famiglie che iscrivono i figli alle scuole private secondarie e una riforma della tassazione universitaria centrata sull’istituzione di una “no tax area” per chi dichiara meno di 23mila euro di Isee. L’abolizione del “bonus cultura” per i neo-diciottenni (290 milioni) consentirebbe inoltre di finanziare l’accesso gratuito a musei, monumenti e aree archeologiche.
Secco il “No” alle grandi opere: più che investire su Tav o Mose, occorre investire in piccoli e medi interventi di manutenzione e potenziamento delle infrastrutture esistenti privilegiando le reti ferroviarie regionali, le tramvie e le metropolitane nelle grandi città, dirottando su questi 1,3 miliardi di euro che la Legge di Bilancio 2017 destina alle grandi opere. Per far fronte davvero all’emergenza sismica e al rischio idrogeologico, inoltre, si propone di destinare a questi obiettivi l’intero ammontare (1,9 miliardi) del nuovo Fondo istituito dal Disegno di Legge di Bilancio per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del paese.
Dall’analisi condotta risulta che l’attuale Legge di Bilancio consegnata alla Camera non è sicuramente a favore dei giovani per i quali non miglioreranno le prospettive grazie al “bonus cultura” di 500 euro riservato ai neo-diciottenni. Non è per quegli anziani “ai quali si offre non un diritto, ma la possibilità di chiedere alle banche un prestito garantito mediante l’acquisto dalle assicurazioni di una polizza a loro favore”. Si tratta di un prestito che verrà rimborsato per i successivi venti anni e che potrà portare, anche tenendo conto degli sgravi fiscali, con 3 anni e sette mesi di anticipo pensionistico, ad una riduzione della pensione pagata anche del 20%. Non è per le donne “il cui diritto alla parità non ha nulla a che fare con il giorno di congedo di paternità concesso”. Neanche chi si trova sotto la soglia di povertà trarrà una qualche forma di giovamento: “nel 2017 non è previsto neanche un euro in più rispetto a quanto stanziato nella Legge di Bilancio 2016”.
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