Un allarme
rilanciato da Legambiente che, a breve distanza dalla diffusione dei
dati, ha ribadito come in Italia diverse grandi città «abbiano già
superato il limite di 35 giorni» all'anno «consentito dalla legge per il
Pm10», le polveri sottili.
Fuorilegge anche Milano e Torino. Tra le città 'fuorilegge' (aggiornamento al 22 novembre) Torino con 56 giorni, Frosinone (48), Milano (47), Mantova (45), Padova (45), Venezia (45), Treviso (44), Vicenza (43). «Purtroppo, il piano nazionale antismog varato dal ministero dell'Ambiente l'anno scorso» - ha spiegato il presidente di Legambiente Rossella Muroni - «non si è trasformato in misure concrete e incisive all'interno delle nostre città. Tutto questo a scapito dei cittadini: in Italia sono infatti circa 60 mila all'anno le morti da polveri sottili. E i numeri sull'emergenza smog rischiamo di aumentare nei mesi invernali a venire».
«Manca la volontà politica». Eppure, prosegue Muroni, «le cause dello smog sono note e le soluzioni ci sono. Occorre una volontà politica forte per metterle in campo. Uno dei nodi principali da affrontare è il trasporto a livello urbano ed extra urbano. Bisogna poi uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili, puntando su fonti energetiche rinnovabili; investire nella riqualificazione energetica degli edifici per ridurne i consumi e migliorarne l'efficienza e l'isolamento termico, garantendo così una riduzione nelle emissioni dagli impianti di riscaldamento domestici».
Muroni ha fatto presente come, proprio nel giorno in cui l'Agenzia europea per l'Ambiente ha pubblicato i dati annuali sulla qualità dell'aria, che causa oltre 460 mila morti ogni anno nei Paesi dell'Unione, «il parlamento europeo ha approvato la revisione della direttiva sui limiti delle emissioni nazionali. Una revisione che va nella giusta direzione, ma che è ancora lontana dagli obiettivi che consentirebbero di evitare morti, patologie e costi sanitari legati all'inquinamento atmosferico. Il disegno che è stato approvato oggi, infatti, consente ancora troppe deroghe agli stati membri, che potrebbero giustificare ulteriori ritardi nel raggiungimento degli obiettivi sulla riduzione delle emissioni nazionali al 2030».
Due procedimenti d'infrazione. Ad oggi, l'Italia ha due procedimenti d'infrazione in corso in Europa per la qualità della sua aria. Uno, aperto nel 2014, contesta lo sforamento dei limiti di Pm10 in 12 regioni fra il 2008 e il 2012. L'altro, aperto nel maggio 2015, riguarda i valori di diossido di azoto, sforati in 15 città di sette regioni. Le nuove regole stabiliranno tetti nazionali ancora più stringenti per cinque sostanze killer: anidride solforosa, ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici, ammoniaca e particolato fine. Responsabili di problemi che vanno dalle malattie respiratorie e cardiovascolari alle piogge acide, dalla distruzione delle colture ai danni agli edifici.
Fuorilegge anche Milano e Torino. Tra le città 'fuorilegge' (aggiornamento al 22 novembre) Torino con 56 giorni, Frosinone (48), Milano (47), Mantova (45), Padova (45), Venezia (45), Treviso (44), Vicenza (43). «Purtroppo, il piano nazionale antismog varato dal ministero dell'Ambiente l'anno scorso» - ha spiegato il presidente di Legambiente Rossella Muroni - «non si è trasformato in misure concrete e incisive all'interno delle nostre città. Tutto questo a scapito dei cittadini: in Italia sono infatti circa 60 mila all'anno le morti da polveri sottili. E i numeri sull'emergenza smog rischiamo di aumentare nei mesi invernali a venire».
«Manca la volontà politica». Eppure, prosegue Muroni, «le cause dello smog sono note e le soluzioni ci sono. Occorre una volontà politica forte per metterle in campo. Uno dei nodi principali da affrontare è il trasporto a livello urbano ed extra urbano. Bisogna poi uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili, puntando su fonti energetiche rinnovabili; investire nella riqualificazione energetica degli edifici per ridurne i consumi e migliorarne l'efficienza e l'isolamento termico, garantendo così una riduzione nelle emissioni dagli impianti di riscaldamento domestici».
Muroni ha fatto presente come, proprio nel giorno in cui l'Agenzia europea per l'Ambiente ha pubblicato i dati annuali sulla qualità dell'aria, che causa oltre 460 mila morti ogni anno nei Paesi dell'Unione, «il parlamento europeo ha approvato la revisione della direttiva sui limiti delle emissioni nazionali. Una revisione che va nella giusta direzione, ma che è ancora lontana dagli obiettivi che consentirebbero di evitare morti, patologie e costi sanitari legati all'inquinamento atmosferico. Il disegno che è stato approvato oggi, infatti, consente ancora troppe deroghe agli stati membri, che potrebbero giustificare ulteriori ritardi nel raggiungimento degli obiettivi sulla riduzione delle emissioni nazionali al 2030».
Due procedimenti d'infrazione. Ad oggi, l'Italia ha due procedimenti d'infrazione in corso in Europa per la qualità della sua aria. Uno, aperto nel 2014, contesta lo sforamento dei limiti di Pm10 in 12 regioni fra il 2008 e il 2012. L'altro, aperto nel maggio 2015, riguarda i valori di diossido di azoto, sforati in 15 città di sette regioni. Le nuove regole stabiliranno tetti nazionali ancora più stringenti per cinque sostanze killer: anidride solforosa, ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici, ammoniaca e particolato fine. Responsabili di problemi che vanno dalle malattie respiratorie e cardiovascolari alle piogge acide, dalla distruzione delle colture ai danni agli edifici.
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